IL PROFONDO SPIRITO DEL VOLONTARIATO
Un’azione umana dai fini orizzonti il cui valore dovrebbe essere
compreso e trasmesso se “consolidato” dall’intento filantropico.
Pochi gli esempi nella storia che sarebbe bene conoscere
di Ernesto Bodini
In un’era tanto moderna e con un progresso che avanza giorno dopo giorno, ci sarebbe da porsi molte domande, sia da parte della gente comune che da quei personaggi che fanno del loro protagonismo più sfrenato la loro unica ragione di vita. Volendo fare un elenco ci perderemmo già a meta strada, anche perché la somma di quei protagonisti del tutto e del nulla, è costellata dalle giovani generazioni create dall’effetto emulazione di cui, in parte la televisione e i mass media in genere ne sono… tremendamente responsabili. Anche il mondo del volontariato, a mio modesto avviso, ha perso o sta perdendo la sua reale identità tant’é che il nostro Paese, ad esempio, è rappresentato da un esercito di oltre sei milioni di persone, quindi inefficienza del welfare. Ma tutte loro, sono deputate per indole al soccorso e al benessere della collettività? Analizzando questo “fenomeno sociale” da diversi anni ritengo di dover fare dei distinguo: quelli dediti per spontaneo ed immediato soccorso e quelli che, per una determinata indole, ritengono di dover-poter intervenire indossando una divisa (inevitabile distinzione), ed ancora quelli che (con o senza divisa) intervengono in ambiti istituzionali per compensarne le carenze… Infine ci sono le eccezioni, che probabilmente non sono molte, e riguardano persone che per dare (giustamente) un maggior senso alla propria esistenza, rinunciano ad ogni bene materiale, inclusi talora gli affetti famigliari, per dedicarsi oltre oceano alle persone più povere e diseredate intervenendo a seconda delle proprie capacità e competenze. A questo punto mi chiedo: esiste ancora il vero filantropo, magari “supportato” da quel pizzico di filosofia che giustifichi totalmente una decisione di così elevato impegno e valore? Se volessi rispondere personalmente con tutta probabilità verrei accusato di presunzione e saccenza, e proprio per questo ritengo sia più saggio richiamare alla memoria (per la verità come biografo non mi stancherò mai) il dottor Albert Schweitzer (1875-1965), teologo, filosofo, musicologo, medico filantropo e scrittore prolifico, nonché premio Nobel per la Pace nel 1952, che dedicò la sua intera esistenza (unitamente alla moglie Hélène Bresslau, (1879-1957) alla cura fisica e spirituale dei negri del Gabon.
Questi
due protagonisti (nella foto in Gabon) tra i pochi esempi di filantropia, sono
purtroppo oggi dimenticati, e con essi anche lo spirito che ha animato la loro
decisione, confluita nella rinuncia e nel sacrificio: rari esempi, è il caso di
dirlo, di eroi del soccorso umano. Una sintesi testimoniale di Albert
Schweitzer, credo sia bene rammentare. «Nella
mia vita ho conosciuto l’ansietà, la preoccupazione e il dolore in misura
talvolta tanto abbondante che avrei dovuto sentirmene spezzato se i miei nervi
non fossero così forti. Il peso della fatica e della responsabilità che senza
intervallo ho portato per anni è stato assai grave. Non ho molto per me, della
mia vita, neanche le ore che vorrei dedicare a mia moglie e a mia figlia. Ma ho
anche avuto delle gioie: il poter lavorare in un’opera di misericordia; aver
lavorato con successo; ricevere dai miei simili abbondanza d’affetto e di
gentilezze; aver compagni leali e capaci di identificarsi con la mia attività;
goder di una salute che mi consente il lavoro
più faticoso; aver un temperamento ben equilibrato e un’energia che si
fa sentire con calma e decisione; e infine la capacità di riconoscere come tale
qualsiasi gioia o felicità mi sia concessa, o di accettarla come qualcosa per
la quale io debba fare un’offerta di grazie». Ma perché, si chiederebbe il
lettore, questa “gratuita” disamina che chiunque in realtà potrebbe fare? Io
credo sia necessario ri-considerare questi concetti con l’auspicio che
l’umanità si ravveda, perché è proprio il progresso e l’eccessiva ed
incontenibile libertà di vivere… come si vuole, ci fa sprofondare in quel buio
annullando così i valori della Persona e, per risalire, sarebbe utile conoscere
chi ha dato il buon esempio, come quei pochi come Schweitzer che nulla hanno a
che vedere con i “moderni filantropi” che si reputano tali per il sostanzioso
conto in banca. Quindi, agire nel bene e per il bene ma allontaniamoci dagli
idoli da palcoscenico, come pure dallo pseudo volontariato. Un’ultima
considerazione: non si può sperare di alienare le pene del mondo intero se non
si è in grado di correggere i propri difetti per lasciare il posto ai buoni
propositi.
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