L’ECCESSIVO ENTUSIASMO IN POLITICA DEI GIOVANISSIMI
L’ambizione è
un “tarlo” che corrode anche loro, ma nessuno propone le modalità
più opportune per combattere la burocrazia, primo male deleterio di una nazione
di Ernesto Bodini
Non è certo
mia intenzione fare le pulci a chi soprattutto è in erba nell’intraprendere questo
o quel ruolo. Ma in politica, per chi intende essere attivo sino a svolgere un
ruolo di “potere” e quindi finalizzato alla collettività, io credo ci vogliano
non poche credenziali, a cominciare dal non essere troppo giovani
anagraficamente, perché a 18 o a 25 anni non si ha certo l’esperienza e la
“malizia” intesa come intraprendenza e capacità operativa, con il fine di
ricoprire, ad esempio, la carica di assessore specie in una grande città come
Milano o altre. Di tutto rispetto, bene inteso, gli eventuali titoli accademici
conseguiti che, maturati entro i 22-26
anni sono per quel momento unico “conforto” di carattere meramente istruttivo.
E il paradosso sta nel fatto che nelle aziende private e in determinate
Amministrazioni Pubbliche generalmente e preferibilmente si assumono persone
con un minimo di esperienza anche se hanno ottenuto la massima votazione in
sede di laurea (ad eccezione del paradosso di alcuni ministri non laureati ma
ugualmente deputati a reggere il Dicastero loro assegnato (no comment anche per
quanto riguarda capacità e competenze!). Ma tornando alla figura del politico
giovane, che esperienza si può avere a 25 anni per occupare ad esempio la sedia
di un Assessorato soprattutto di una grande città? Non bastano certo propositi
sani, costanza e determinazione, e ovviamente integrità morale; mentre sarebbe
opportuno e necessario aver svolto attività
di lavoro per un certo numero di anni (nel privato o nel pubblico), frequentato
per un certo periodo le stanze del “potere” locale, in un continuo confrontarsi
con colleghi di partito ed oppositori, e nel contempo raggiungere una certa
dimestichezza con tutto ciò che è burocrazia perché sono certo, che sinora
tutti quelli che hanno occupato la poltrona non si sono nemmeno sognati di
affrontare tale “vezzo” meramente italiano, e tanto meno pensato a come
contrastarlo o alienarlo. Tutti i
politici che sinora hanno governato il Paese hanno sì menzionato questo
fatidico “intralcio”, ma nessuno lo ha messo al primo posto tra gli obiettivi
da affrontare (ogni giorno), giacché è
il primo ostacolo per la fattiva e serena conduzione del Paese. E questo, anche
a livello regionale o comunale. Tra i primi doveri di un politico al potere (e
all’opposizione) deve imporsi anzitutto la trasparenza e la semplificazione dei
rapporti con la P.A., diversamente sarà inevitabile il conflitto fra le parti (come
del resto spesso succede) a cominciare con i “sottoposti” impiegati, funzionari
e dirigenti, per l’appunto, burocrati. Ma cos’è che anima un giovane a
candidarsi in politica ed ancor più a farsi eleggere per ricoprire una carica
di un determinato tenore e responsabilità? Per il vero si potrebbero dare più
risposte ma si rischia di sommare una serie di illazioni e, di conseguenza di
non… centrare il bersaglio. Certo è che indossare, anche se solo idealmente, la
fascia tricolore è un bel ritorno di immagine, ma a volte il rischio è quello
di perdere di vista i principali obiettivi da raggiungere, non certo per
volontà ma perché in taluni casi è assai fisiologico… Personalmente non ho mai
avuto (e non ho) fiducia in chi ambisce tout court (specie se in modo
spasmodico) ad una carica politica e pubblica per (a detta loro) servire il
Paese (la mia non è anarchia, bene inteso, ma soavità socratica); è una
ambizione dalle molteplici sfumature e dai risvolti spesso anche imprevedibili
e, in quei casi, a farne le spese sono i cittadini… anche quelli che li hanno
votati benchè non se ne rendano conto! Come torno a ripetere, anche per mia
estrema convizione, vale sempre ciò che sosteneva Platone, ovvero: «L’accesso al potere dev’essere limitato agli uomini che non ne nutrono
la passione»; vale a dire che dovrebbero essere i cittadini a individuare
chi meglio li può rappresentare, e non il contrario. Inoltre, va anche detto,
che la gran parte dei politici attivi hanno già una loro professione e,
“disattenderla” per fare politica a tempo pieno, significa molte cose…
Riprendendo l’argomento giovani ambiziosi per inseguire quel posticino, che in
seguito potrebbe diventare un seggio parlamentare, suggerirei loro, pieni di
speranza, di crescere un po’ di più interiormente e professionalmente e,
volendo persistere nei loro obiettivi, di mettere al primo posto come alienare
la burocrazia… impegno improbo ma non impossibile ed estremamente necessario.
Chi scrive da molto tempo (pur non avendo alcun ruolo pubblico e tanto meno
politico) a titolo non profit si sta adoperando in tal senso, trasmettendo ai
propri concittadini, quando hanno ragione, come si fa ad affrontare questo o
quel burocrate, e quindi la burocrazia… almeno quella locale nell’ambito della
loro residenza. Provare per credere!
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