RIFLESSIONI SULL' ALTRUISMO

 

LE DIVERGENZE NELL’ALTRUISMO

Una voce anticonformista che analizza con “severità”, ma senza

 far rinunciare ad alcuno i buoni intendimenti e il buon agire 

di Ernesto Bodini

Forse dirò cose scontate ma restare inermi di fronte alle molteplici avversità che incombono ogni giorno sul nostro Paese, credo si rischi di subirne ulteriormente.  Eppure il popolo italiano, che peraltro giustamente va fiero della sua italianità (poche eccezioni a parte), non ha mai disatteso le attenzioni sui problemi delle popolazioni particolarmente disagiate come quelle dei Paesi afflitti da carestie e conflitti. Per rispondere ai loro bisogni e soccorrerli per quanto possibile, non sono poche le presenze italiane con associazioni di volontariato, ONG, o con missioni militari… debitamente preordinate.  Ma a questo punto mi chiedo: come si fa ad avere la necessaria serenità nel prodigarsi in impegni di una certa (responsabile) consistenza? Indubbiamente ogni soccorso umanitario (quello non politicizzato) è lodevole, ma nello stesso tempo dobbiamo fare i conti con i nostri connazionali che non sanno (o non vogliono) prodigarsi per far fronte ai nostri mali quotidiani, peraltro assai gravi che ci tolgono il sonno e la serenità: burocrazia, Giustizia allo sfascio, Sanità pubblica in declino, situazione economico-finanziaria sempre in declino, istruzione e cultura che stenta a risalire la china, gestione politica frammentaria e deleteria, etc. A mio modesto avviso ci si può dedicare al prossimo con maggiore fattività quando non si hanno impedimenti di sorta, diversamente (anche se si agisce ugualmente) si possono dare risposte con una “emotività” negativa che si rischia di trasmettere a chi si vuole assistere o aiutare. Inoltre, un Paese come l’Italia che vuole essere di esempio per generosità, peraltro proverbiale, credo sia più corretto ed etico rivedersi prima di portare la propria immagine e il proprio altruistico contributo oltre confine.  E ciò non significa porre un freno alle buone intenzioni di generosità, ma un Paese può spendersi meglio rafforzando la propria politica interna con esempi di saggezza e rettitudine… per non vergognarsi. A riguardo si ricordi, ad esempio, i diversi e recenti conflitti tra ONG, Associazioni di Volontariato e politici nostrani nel gestire la questione degli immigrati; episodi di elevata internazionalità che, dal punto di vista etico, delle competenze ed organizzativo hanno lasciato molto a desiderare… Forse sinora ho dato l’impressione (e per alcuni la certezza) di censore senza averne titolo, ma così non è, tanta è la mia immedesimazione di un modus operandi povero di quelle basi necessarie, a cominciare proprio dalla serenità e dalla stabilità… Fare confronti con altre realtà per distinguersi non è certo etico, mentre è ben più saggio prendere da esse spunti ed esempi per migliorare i propri progetti e rendere al meglio ciò che si intende fare per il prossimo. Ma si sa che la presunzione e l’orgoglio non sono buoni consiglieri e, il nostro Paese, per quello che mi consta, non brilla certo saggezza e umiltà… fatte naturalmente le dovute eccezioni. Dal punto di vista dell’azione individuale è evidente che si riesce con una più modesta operatività, e credo sia meglio una minoranza particolarmente efficace piuttosto che una massiccia presenza e disponibilità poco concludente… Sin qui mi sono espresso quale opinionista e anticonformista, ma si rammenti: nemo dat quod non habet, ovvero: nessuno può dare quel che non ha, perché non basta il buon cuore per essere un buon samaritano, occorre avere sempre la consapevolezza nel saper dare prima sé stessi (salute e autocritica) e poi quello che si può concretizzare a beneficio altrui. Del resto, come afferma il poeta e scrittore Angelo De Pascalis, «Le persone speciali arrivano in punta di piedi. Ma quanto rumore nell’anima, quando se ne vanno…».

 

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