IL NOBEL PER LA
PACE A DUE “TEMERARI”
DEL GIORNALISMO
INTERNAZIONALE
La Fondazione e
la sua eredità ai posteri più meritevoli…
di cui il mondo ha sempre più bisogno
di Ernesto Bodini
Ogni volta che viene pre-annunciato il riconoscimento dei vari Premi Nobel (praticamente ogni anno), si è tutti in trepida attesa per conoscere i designati ma soprattutto il valore del loro operato. Grande merito alla scienza ma altrettanto al contributo reso per azioni di pace, di cui il mondo ha sempre più bisogno… Quest’anno ad Oslo sono stati premiati due giornalisti (nella foto): la filippina, naturalizzata statunitense, Maria Ressa (1963) e il russo Dmitri Muratov (1961), direttore della Novaja Gazeta per il “meritato” premio per la Pace e per aver, come molti reporter nel mondo, perseguito i fatti in modo instancabile e senza paura. E, più precisamente, come si evince dai comunicati stampa, «per il loro impegno verso i principi base della libertà di stampa (sempre più essenziali in una democrazia sana… ma per la verità ovunque) per la quale hanno subìto minacce, molestie, intimidazioni, azioni legali e, nel caso di Muratov, la morte dei colleghi» Per queste ragioni il presidente USA ha definito i due giornalisti premiati e altri colleghi come loro, «la prima linea della battaglia globale per la vera idea della verità». Questo riconoscimento che, oltre a far onore alla memoria del fondatore Alfred Nobel, richiama il senso del dovere umanitario, un dovere che non ha e non deve avere confini…
La Fondazione
Dopo la morte del filantropo svedese,
venne formato un Organo che avviasse le procedure per il riconoscimento del
testamento (solo 300 parole), soprattutto per l’uso migliore del patrimonio
lasciato di 31 milioni di corone svedesi, pari a circa 300 miliardi di lire
italiane (rapportate al valore di circa un ventennio fa). Poiché Alfred aveva
previsto dei premi internazionali (senza tuttavia precisare competenze e
criteri di scelta), il 29 giugno 1900 (dopo quattro anni di dispute legali tra
eredi e Stato), un decreto del Consiglio reale svedese approvò lo Statuto della
Fondazione Nobel, confermato il 10 aprile 1905 con disposizioni valide
tutt’oggi. Così iniziava “l’avventura” della Fondazione Nobel, cui sono
collegate l’Accademia reale svedese delle Scienze (275 membri, scelti fra i più
prestigiosi Centri scientifici del Paese, che assegna il Nobel per la Chimica e
la Fisica; l’Assemblea del Karolinska Institutet (150 membri del massimo Centro
medico della Svezia e uno dei migliori del mondo), che nomina i Nobel della
Fisiologia o Medicina; l’Accademia di Svezia (con 24 fra i più autorevoli
scrittori locali), che designa il Nobel della Letteratura; la Banca di Svezia
(con 48 qualificati economisti), che sceglie il vincitore del Nobel in
Economia, istituito a differenza degli altri, nel 1969; la Commissione Nobel,
formata da 5 parlamentari norvegesi (poiché fino al 1905 Svezia e Norvegia
costituivano un unico Regno), che assegna il premio per la Pace. La consegna
dei cinque premi avviene a Stoccolma il 10 dicembre di ogni anno (anniversario
della morte di Alfred Nobel), ad eccezione del Premio per la Pace che viene
assegnato ad Oslo. Il nobile e generoso inventore, divorato dal tormento di
voler salvare la pace, non ha esitato a lasciare ogni suo avere a quanti si
fossero distinti positivamente nei vari campi delle attività umane per il
benessere dell’uomo. A quelle persone, cioè, che si fossero dedicate alla
scienza, alla ricerca, alla letteratura, e che avessero allargato i confini
della conoscenza. «Le sfide future –
secondo il pensiero di Alfred Nobel – esigono
l’esistenza di una nuova etica, rivolta a salvaguardare le relazioni tra gli
uomini e il rapporto tra questi e la natura, per difendere il presente e
proteggere il futuro dalle travolgenti minacce degli insani comportamenti
dell’uomo. Forse un’etica del risveglio e non del disincanto, dove non sia la
tecnologia a controllare i nostri sentimenti, ma siano i bisogni dei singoli a
essere posti in primo piano». Se encomiabile, per usare un eufemismo, è
stata la volontà di Alfred Nobel (autore di 300 brevetti), io credo che per
meritare tale suo riconoscimento gli uomini di queste ultime generazioni
debbano fare ancora molto: anzitutto ravvedersi dal punto di vista
etico-comportamentale, lavorare per migliorare la ricerca tecnico-scientifica
in genere e medico-sanitaria in particolare, perseguire e trasmettere i valori
della cultura (combattendo l’analfabetismo), e trasfondere con la massima
concretezza esempi di bontà e altruismo affinché la pace e fratellanza regnino
tra i popoli del pianeta. Sino ad oggi di questi esempi votati alla pace ce ne
sono stati diversi come Albert
Schweitzer
(1875-1965) premio nel 1952, Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), premio nel 1979 e Martin Luther King (1929-1968), premio nel 1964. Ma
cos’é la Pace? È una domanda certamente di un certo “impegno”, la cui risposta
la può dare la coscienza di ognuno di noi ma, come sempre, in ogni Paese che si
ritiene democratico, il primo esempio viene dall’alto… irreversibilmente e, in
questo caso, anche i giornalisti con il loro lavoro possono fare molto!
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