NOBEL PER LA PACE 2021

 

 

IL NOBEL PER LA PACE A DUE “TEMERARI”

DEL GIORNALISMO INTERNAZIONALE

La Fondazione e la sua eredità ai posteri più meritevoli…

di cui il mondo ha sempre più bisogno

di Ernesto Bodini

Ogni volta che viene pre-annunciato il riconoscimento dei vari Premi Nobel (praticamente ogni anno), si è tutti in trepida attesa per conoscere i designati ma soprattutto il valore del loro operato. Grande merito alla scienza ma altrettanto al contributo reso per azioni di pace, di cui il mondo ha sempre più bisogno… Quest’anno ad Oslo sono stati premiati due giornalisti (nella foto): la filippina, naturalizzata statunitense, Maria Ressa (1963) e il russo Dmitri  Muratov (1961), direttore della Novaja Gazeta per il “meritato” premio  per la Pace e per aver, come molti reporter nel mondo, perseguito i fatti in modo instancabile e senza paura.  E, più precisamente, come si evince dai comunicati stampa, «per il loro impegno verso i principi base della libertà di stampa (sempre più essenziali in una democrazia sana… ma per la verità ovunque) per la quale hanno subìto minacce, molestie, intimidazioni, azioni legali e, nel caso di Muratov, la morte dei colleghi» Per queste ragioni il presidente USA ha definito i due giornalisti premiati e altri colleghi come loro, «la prima linea della battaglia globale per la vera idea della verità». Questo riconoscimento che, oltre a far onore alla memoria del fondatore Alfred Nobel, richiama il senso del dovere umanitario, un dovere che non ha e non deve avere confini…

La Fondazione

Dopo la morte del filantropo svedese, venne formato un Organo che avviasse le procedure per il riconoscimento del testamento (solo 300 parole), soprattutto per l’uso migliore del patrimonio lasciato di 31 milioni di corone svedesi, pari a circa 300 miliardi di lire italiane (rapportate al valore di circa un ventennio fa). Poiché Alfred aveva previsto dei premi internazionali (senza tuttavia precisare competenze e criteri di scelta), il 29 giugno 1900 (dopo quattro anni di dispute legali tra eredi e Stato), un decreto del Consiglio reale svedese approvò lo Statuto della Fondazione Nobel, confermato il 10 aprile 1905 con disposizioni valide tutt’oggi. Così iniziava “l’avventura” della Fondazione Nobel, cui sono collegate l’Accademia reale svedese delle Scienze (275 membri, scelti fra i più prestigiosi Centri scientifici del Paese, che assegna il Nobel per la Chimica e la Fisica; l’Assemblea del Karolinska Institutet (150 membri del massimo Centro medico della Svezia e uno dei migliori del mondo), che nomina i Nobel della Fisiologia o Medicina; l’Accademia di Svezia (con 24 fra i più autorevoli scrittori locali), che designa il Nobel della Letteratura; la Banca di Svezia (con 48 qualificati economisti), che sceglie il vincitore del Nobel in Economia, istituito a differenza degli altri, nel 1969; la Commissione Nobel, formata da 5 parlamentari norvegesi (poiché fino al 1905 Svezia e Norvegia costituivano un unico Regno), che assegna il premio per la Pace. La consegna dei cinque premi avviene a Stoccolma il 10 dicembre di ogni anno (anniversario della morte di Alfred Nobel), ad eccezione del Premio per la Pace che viene assegnato ad Oslo. Il nobile e generoso inventore, divorato dal tormento di voler salvare la pace, non ha esitato a lasciare ogni suo avere a quanti si fossero distinti positivamente nei vari campi delle attività umane per il benessere dell’uomo. A quelle persone, cioè, che si fossero dedicate alla scienza, alla ricerca, alla letteratura, e che avessero allargato i confini della conoscenza. «Le sfide future – secondo il pensiero di Alfred Nobel – esigono l’esistenza di una nuova etica, rivolta a salvaguardare le relazioni tra gli uomini e il rapporto tra questi e la natura, per difendere il presente e proteggere il futuro dalle travolgenti minacce degli insani comportamenti dell’uomo. Forse un’etica del risveglio e non del disincanto, dove non sia la tecnologia a controllare i nostri sentimenti, ma siano i bisogni dei singoli a essere posti in primo piano». Se encomiabile, per usare un eufemismo, è stata la volontà di Alfred Nobel (autore di 300 brevetti), io credo che per meritare tale suo riconoscimento gli uomini di queste ultime generazioni debbano fare ancora molto: anzitutto ravvedersi dal punto di vista etico-comportamentale, lavorare per migliorare la ricerca tecnico-scientifica in genere e medico-sanitaria in particolare, perseguire e trasmettere i valori della cultura (combattendo l’analfabetismo), e trasfondere con la massima concretezza esempi di bontà e altruismo affinché la pace e fratellanza regnino tra i popoli del pianeta. Sino ad oggi di questi esempi votati alla pace ce ne sono stati diversi come Albert Schweitzer (1875-1965) premio nel 1952, Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), premio nel 1979 e Martin Luther King (1929-1968), premio nel 1964. Ma cos’é la Pace? È una domanda certamente di un certo “impegno”, la cui risposta la può dare la coscienza di ognuno di noi ma, come sempre, in ogni Paese che si ritiene democratico, il primo esempio viene dall’alto… irreversibilmente e, in questo caso, anche i giornalisti con il loro lavoro possono fare molto!

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