MEDICI E PAZIENTI SI SPECCHIANO
Riflessi colti da un medico attento che pongono in luce una realtà dai svariati aspetti professionali e sociali in un mondo sempre più ipertecnologico e burocratico, senza perdere di vista l’importante aspetto della non sempre facile relazione medico-paziente
di Ernesto Bodini
La
tendenza, più che comprensibile, di affrontare quasi ogni giorno il tema della
Sanità italiana, con tutti i suoi protagonisti, con o senza camice, ci richiama
alla memoria il nostro SSN che ha ormai compiuto 43 anni, con buoni successi di
modernità e qualche lacuna. Ma è soprattutto la figura del medico che
attira l’attenzione di tutti, in
particolare del torinese Giuseppe Fatiga, lui stesso medico da oltre un
ventennio, specialista in Medicina Generale, ecografista e soprattutto
agopuntore. Il suo brillante excursus professionale non si limita alla sola
pratica medica, ma anche a quella di scrittore di nicchia avendo dato alle
stampe due apprezzate pubblicazioni: “Curare
l’ansia con l’agopuntura” (ed. Cea-Noi, 2019), e “L’agopuntura e l’auricoloterapia nella patologia dei tendini” (ed.
Noi, 2020); oltre che di penna divulgativa per aver recentemente dato alle stampe “Medici
e pazienti davanti allo specchio – Rapporti difficili tra medici e pazienti.
Dalle cause alle strategie per uscirne”, con il contributo della
psicologa e psicoterapeuta Josephine Ciufalo (ed. Pintore, 2021, pagg. 185,
euro 16,00). Il meticoloso lavoro è una approfondita indagine sulle molteplici
tipologie di medici e pazienti, un vero e proprio confronto davanti allo
specchio che non mente (e non può mentire), per farci conoscere quali e quante le
figure professionali a noi più “congeniali” o meno, e quali le figure di (noi)
pazienti più meno “meritevoli” di tale appellativo. L’elenco è lungo e
particolareggiato, ma per brevità mi soffermo sulle mie prime impressioni, avendone
curato peraltro la prefazione. Particolarmente interessanti, per esempio, sono
i capitoli sulle difficili relazioni tra medico e paziente, appunto, le
tipologie dei medici problematici (particolarmente “impegnativi”), il dilemma
di quando si ha bisogno del medico, oppure le relazioni difficili tra medico e paziente
che, a quanto pare, sono assai ricorrenti; ma anche la questione del burnout
(che in inglese significa “bruciato”, “esaurito”), uno status di
disorientamento particolarmente delicato che ha colpito i medici soprattutto in
questo periodo di pandemia, proprio per il particolare tipo di assistenza al
paziente e all’eccessivo carico clinico-assistenziale, in taluni casi sino ad
esaurirsi… Non meno estesa la ricerca sulle varie figure di pazienti, spesso
difficili: caratteriali, ansiosi, ipocondriaci, eccentrici, ossessivi,
saccenti, frequentatori abituali, particolarmente esigenti, manipolatori ed
altri ancora; ma con particolare attenzione per quelli affetti da malattia
rara. Alla luce di queste tipologie, e diverse altre ancora, è evidente che non
è semplice tracciare l’identikit del paziente difficile; tuttavia l’autore ha
cercato di individuarle e descriverle minuziosamente ponendo in evidenza le
caratteristiche del linguaggio sia verbale che mimico. Al centro di questo
corpus medico la figura centrale è e resta il medico di Medicina Generale
(MMG), ovvero il cosiddetto medico di famiglia convenzionato con il SSN (SSR),
a cui tutti noi ci affidiamo, dal quale ci aspettiamo competenza e buona
comunicazione soprattutto verbale, sempre disponibile per rispondere alle
nostre richieste… a volte espresse con troppa apprensione. Una particolare
attenzione l’autore la dedica al medico quando si ammala, con tutte le
implicazioni di tipo comportamentale, una realtà non proprio rara come
evidenziato in questo periodo pandemico, nel corso del quale non pochi si sono
ammalati e oltre 300 sono deceduti durante il lavoro. Quindi, anche il medico
che passa “dall’altra parte” rispecchia lo stesso ruolo di paziente di fronte
al proprio collega curante e, a questo riguardo, il medico-scrittore precisa: «C’è chi afferma che solo chi ha vissuto una
profonda sofferenza su di sé riesce poi, da medico, a comprendere in profondità
il proprio paziente, a entrare empaticamente con lui, a inabissarsi nelle aree
più recondite del suo animo, dove regnano sovrane la disperazione, l’angoscia e
la solitudine, ma anche la speranza e la fiducia». Tralascio il punto di
vista della burocrazia, cui spesso sia il medico che il paziente sono “oggetto”
da parte delle Istituzioni, un ostacolo che a volte complica il reciproco
rapporto e la conseguente relazione, per evidenziare il capitolo della dott.ssa
Ciufalo dedicato nello specifico ai concetti di transfert e controtransfert,
meccanismi psicologici (le cui origini descrittive risalgono a Sigmund Freud)
sui quali il terapeuta è spesso chiamato ad intervenire. Diversi gli esempi
“pratici” citati dall’autrice, per il cui particolare approfondimento dedica l’intero
capitolo. Quest’opera espressamente divulgativa, che è stata presentata nei
giorni scorsi al Salone internazionale del libro di Torino, a mio avviso merita
sicuramente un dibattito ed eventualmente ulteriori confronti, ed è tanto
coinvolgente e ricca di spunti che l’editore torinese Pintore ha saputo
cogliere e “valorizzare” pubblicandola.
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