I BENIAMINI DEGLI “EROI” DELLA PATRIA BIANCO AZZURRA
Considerazioni razionali sulla ottusità di molti
di Ernesto Bodini
Nemmeno ai tempi d’oro dello
sport degli anni ’60 – ‘70 si manifestava tanta enfasi al punto da coinvolgere,
se non stravolgere, milioni di cittadini italiani. Tifosi in escandescenza per
un risultato di una competizione che, sicuramente, ha fruttato centinaia di milioni
di euro ai protagonisti e nulla ai loro fan che, anzi, hanno sborsato per
seguire gli eventi in Italia e all’estero. Ma quel che è peggio è che questi
sportivi “super dotati” (a mio parere solo di qualche muscolo irrobustito,
quando non leso), sono stati ricevuti a Palazzo Chigi sede del Governo italiano
dal 1961, e con tutti gli onori tributati dal presidente della Repubblica e dal
presidente del Consiglio. Un ricevimento in piena regola a mio parere per nulla
giustificato, mentre a un comune cittadino in gravi difficoltà di sopravvivenza
o di salute (disabili compresi) non gli verrebbe consentito di varcare quella
soglia per reclamare il diritto di essere rispettato come cittadino italiano.
Ora, i lor signori “campioni d’Europa” che, oltre ai tributi (manco avessero
contribuito a risolvere qualche problema alla nazione) hanno potuto varcare la
soglia di Palazzo, come si sentono? Eroi della Patria? O cos’altro? Per contro
vorrei rilevare che nel nostro Paese è in uso il vezzo (perpetuo) che quando un
comune cittadino compie una “particolare” buona azione verso il prossimo, se
individuato da “qualcuno che conta o ha qualche interesse”, viene segnalato
alla presidenza della Repubblica per un encomio ufficiale con tanto di
medaglia, una targa o una pergamena; ma si provi il povero “Cristo” a bussare a
quel pesante portone in piazza della Colonna 370 per conferire con un
ministro... che nemmeno risponde a una lettera. A tutto ciò le Istituzioni sono
pronte nel ribadire che ci sono gli Enti e le modalità preposte per le
rivendicazioni dei cittadini; peccato, però, che gli interessati non possono
fare altro che segnalare la propria realtà ai mass media, e tanto meno
interpellare uno studio legale (costa troppo e richiede molto tempo), per non
parlare poi delle inefficienze di associazioni e movimenti che poco o nulla
farebbero nei confronti delle Istituzioni: etichettando il “caso” come uno dei
tanti, e perché così va il mondo! In buona sostanza i ricchi e famosi (cantanti
e artisti vari compresi) sono ricevuti dalle Istituzioni con tutti gli onori, i
poveri e i disgraziati sono abbandonati a se stessi. Questa, e ben altro, è
l’Italia d’oggi che per il vero si protrae da qualche decennio. Volendo
approfondire questo macostume (mi si perdoni l’eufemismo) bisogna fare i conti
con lo spettro della burocrazia, quel malessere che tutti dicono di voler
rigettare ma che in realtà chi è al potere non ha alcun interesse ad alienare:
pena, come più volte ho scritto, la destabilizzazione del sistema politico facendo
cadere privilegi e tanto altro. Or dunque, gli sportivi sfegatati (con tutto il
rispetto per la ghiandola epatica), che tanto elevano i loro idoli all’Olimpo
dei “salvatori” della Patria, avranno certamente goduto di qualche ora di
sfrenata ed incontenibile allegria, e sicuramente non avranno portato nulla a
casa se non quel vuoto che nessuno riempirà mai. E mentre i loro beniamini
trascorreranno vacanze da sogno, contando e ricontando una interminabile serie
di euro (e magari anche di dollari), buona parte dei loro fan sarà sempre in
conflitto con le tasse, il mutuo, la disoccupazione, le difficoltà di
assistenza sanitaria e anche di arrivare a fine mese. Infine, quale la morale
possibile? Forse è inutile che mi pronunci oltre perché so di rappresentare una
estrema minoranza, e per questo condannato a priori (il prezzo
dell’anticonformismo); ma si sappia che non sarà mai un divo dello sport o
dello spettacolo a sollevare dalle miserie quei loro concittadini caduti in
disgrazia, e che lo hanno sempre applaudito solo perché capace più di altri di
dare un calcio al pallone o di una superlativa performance… alimentando il
proprio conto in banca. Se mi si legge tra le righe con obiettività non vi è alcun
cenno di invidia, anzi! Ma i fatti sono fatti e non spariranno per far loro un
piacere.
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