IL POPOLO DEI VERI INVALIDI SEMPRE PIÙ ISOLATO
Nessuno o pochi in sua difesa e lo Stato non lo considera… La
Festa del 2 Giugno un ulteriore miraggio nell’oasi dell’indifferenza
di Ernesto Bodini
Da decenni si sta sprecando
troppo tempo in chiacchiere sterili, tanto ridondanti quanto inutili sia in
ambito politico che in quello dell’informazione. E intanto il popolo langue, in
particolare le persone gravemente disabili che ancora oggi sono sempre oggetto
di ”rivisitazione” del loro stato invalidante, seppur cronico e irreversibile;
per contro non è mai stata creata una vera e propria task force dedita alla caccia
ai falsi invalidi, proprio perché di tanto in tanto se ne individua qualche
unità e, di questi, non si hanno notizie sull’esito e loro destino dal punto di
vista legale. In questi casi la responsabilità del “malcostume” (tanto per
usare un eufemismo) è da ripartire in parti uguali, sia agli stessi presunti
invalidi che hanno dichiarato il falso sia le commissioni medico-legali che,
compiacenti, hanno emesso diagnosi mendaci e quindi commettendo un falso in
atto pubblico… e poi ancora. È un fenomeno ormai di vecchia data che pare
nessuno abbia interesse e voglia di porre fine, o quanto meno di prevenire
tant’é che, se anche venisse approvata una legge tesa a perseguire
drasticamente i malfattori, il problema forse non si ridimensionerebbe perché
la disonestà anche in questi casi è insita in molte persone (l’occasione fa
l’uomo ladro). Allora a che serve rinverdire il dovere di rispettare le leggi e
la Costituzione se poi le stesse non vengono applicate? Una risposta pare avere
consistenza con quanto affermava il cardinale Armand-Jean duca di Richelieu
(1585-1642): «Promulgare una legge e non
farla rispettare è come autorizzare la cosa che si vuole proibire».
Evidentemente le argute constatazioni degli avi, anche se datate, spesso
trovano riscontro anche ai tempi nostri, e purtroppo i nostri politici anche in
casi come questi sono affetti da cinismo a disprezzo della sofferenza… È questa
l’Italia per la quale si è tanto combattuto? È questa l’Italia che volevano i
padri della Costituente? Oppure è un Paese dai proclami, di eroi e
onorificenze? Da sempre si dice che l’uomo ha diritto al rispetto della sua
dignità, ancor più se soffre, ma alla luce dei fatti sembra prevalere sempre di
più l’egoismo e l’indifferenza, e a nulla valgono le rimostranze plateali di un
popolo ingenuo e in parte ancora fiducioso, che crede in una sorta di
rivisitazione della politica; ma intanto i disabili hanno sempre meno
attenzioni e assistenza, come pure i molti anziani che tanto hanno dato ma
sempre più confinati nel limbo dei non esistiti. A mio avviso non c’é proprio
la volontà di perseguire il bene comune, ma soltanto quello proprio… anche
disonestamente, proprio come i falsi invalidi: un piccolo esercito della
vergogna, come quello dei corrotti e dei corruttori. Si dice anche che è meglio
fare invidia che pietà, ma in ambedue i casi quando si vive in una condizione di
reale invalidità (abbienti a parte) si ha bisogno proprio di quello che non si
vorrebbe mai avere, soprattutto dallo Stato; ed è perfettamente una ipocrisia
onorare il 2 Giugno festa della Repubblica e i veri invalidi non hanno bandiera
da sventolare e nulla da festeggiare, ma una parte del proprio fisico e della
propria psiche da esporre non per pietà, bene inteso, ma per richiamare
all’ordine quelle coscienze targate con un acronimo (spesso mutevole) tutte
presenti nell’Aula di Montecitorio. E quand’anche è stata promulgata qualche
legge per i disabili, come quella sul diritto ad un posto di lavoro o sulla
abolizione delle barriere architettoniche, i tempi di realizzazione sono stati
infiniti; mentre tutti i parlamentari
impiegano poco tempo per aumentarsi il proprio compenso. In questi casi
vale l’esempio del ricco Epulone in chiave moderna: al benestante (politico) la
parte maggiore del piatto, ai disabili e ai poveri le briciole… se avanzano. È
evidente che ho rievocato aspetti scontati, assai risaputi, ma quello che mi
sconcerta ulteriormente è il fatto che la massa vociante non fa nulla (singolarmente,
ma in massa) per rivendicare i propri diritti, a parte qualche caso sporadico,
i cui esposti si sono persi nelle oasi della burocrazia e della indifferenza
più totale. Se invece ogni cittadino interessato si armasse di quella benedetta
penna per stilare una diffida/denuncia per raccomandata, e farla pervenire a
chi di dovere, la stessa deve essere protocollata e avere un seguito: si
domanda per sapere e si chiede per avere. Chi mi conosce sa che non sono un
idealista-perditempo, ma un cocciuto sostenitore del diritto e dell’etica, che
ha il coraggio di puntare il dito, ma purtroppo non ho “seguaci”, né invalidi e
né sani, e il mio esempio non basta anche se ho sempre dimostrato e messo in
atto: «Armiamoci e partiamo» con le
armi del diritto e della determinazione sulle basi dell’etica e della
razionalità. Altro non so più dire!
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