IN
ONORE ALLE VITTIME DELLA PANDEMIA
Ricordare è doveroso ma ancor di più mettere in pratica ciò che la
sofferenza ha
insegnato: di fronte al dolore e alla morte nessuno è diverso
Contrariamente a qualche previsione sembra che ci stiamo avvicinando (con ancora le necessarie cautele) alla fine del tunnel pandemico, lasciandoci alle spalle una infinità di problemi esistenziali, peraltro legati alla “quasi” improvvisazione, alle relative difficoltà politico-gestionali e alle conseguenti ripercussioni economico-finanziarie. Per il vero forse non è ancora ora di tirare le somme, ma non si può non spendere un pensiero e una parola per tutti quelli che si sono ammalati a causa del virus Sars-CoV-2 (oggi guariti), per gli operatori sanitari e i volontari che si sono prodigati sino all’estremo per la loro cura ed assistenza; e per tutti i pazienti che non ce l’hanno fatta (siano essi persone comuni che operatori sanitari in servizio e volontari). Per questi ultimi sarebbe doveroso soffermarsi ulteriormente a conforto dei loro famigliari e amici che, in non poche occasioni, non hanno potuto dare loro l’ultimo abbraccio e l’ultimo saluto; e per molti di essi non avere una tomba su cui posare un fiore. È certamente triste fare i conti con una cruda realtà che ha messo in ginocchio il mondo intero (pochissime le eccezioni), e recriminare soprattutto oggi sull’operato può servire a qualcosa? Probabilmente no, anche perché in questo anno e mezzo molto si è detto e molto si è scritto, spesso esprimendo opinioni e consigli assai divergenti sul come comportarsi, cui sono seguiti atteggiamenti e prese di posizione che hanno complicato ulteriormente diverse situazioni: favorevoli e contrari alle restrizioni (lockdown e sanzioni) e più recentemente anche ai vaccini anticovid, il cui obiettivo è il raggiungimento della cosiddetta immunità di gregge. Concetto, questo, ben spiegato e che riprendo dal sito dell’IRCCS Humanitas. «I vaccini possono essere di diverso tipo; quelli contro COVID-19 (a differenza di altri che possono contenere forme modificate di un virus o di un batterio) contengono una sostanza particolare presente nello stesso virus, la proteina Spike, che da sola non provoca la malattia ma ha il compito di sollecitare una risposta immunologica simile a quella causata dall’infezione del virus SARS-CoV-2, insegnando al nostro sistema immunitario a rispondere, quando attaccato, in breve tempo, grazie a una sorta di memoria immunologica». L’informazione da parte della cronaca è stata fin troppo “abbondante” e talvolta per certi versi anche un po’ allarmistica, un po’ meno invece gli approfondimenti de parte della stampa di settore che non molti avranno letto, anche se i molteplici siti istituzionali hanno cercato di contribuire come meglio hanno potuto, sia pur considerando qualche inefficienza… del resto non tutte le ciambelle riescono con il buco. Una innocente battuta non per fare dell’ironia ma semplicemente per sdrammatizzare a conforto di tutti e, per ricordare chi ci ha lasciati prematuramente, mi ha colpito una preghiera per le vittime del Coronavirus, che ho ricavato dal sito del quotidiano cattolico Avvenire per la Giornata Nazionale del 18 marzo, e che qui ripropongo.
“Signore Padre buono e misericordioso,/ascolta la
preghiera delle tue figlie e dei tuoi figli/in questo tempo oscurato/dalle
ombre della malattia e della morte,/La Pasqua di Cristo,/ verso la quale siamo
incamminati, illumini il nostro pellegrinare/. Donaci occhi, mente e cuore/per
sostenere le famiglie, soprattutto le più provate; per prenderci cura dei
bambini,/ accompagnare i giovani,/ dare forza ai genitori e custodire gli
anziani./ Dona guarigione agli ammalati, pace eterna a chi muore./ Indica ai
governanti la via per decisioni sagge/e appropriate alla gravità di quest’ora./
Dona forza ai medici, agli infermieri,/agli operatori sanitari,/ a chi si
occupa dell’ordine pubblico e della sicurezza,/affinché siano generosi,
sensibili e perseveranti./ Illumina i ricercatori scientifici,/rendi acute le
loro menti ed efficaci le loro ricerche./ Lo Spirito del Risorto sostenga la
nostra speranza./ Per la forza del suo Amore, o Padre,/rendi ciascuno artigiano
di giustizia,/di solidarietà e di pace, esperto di umanità./ Donaci il gusto
dell’essenziale, del bello e del bene,/e i gesti di tutti profumino di carità
fraterna per essere testimoni del Vangelo della gioia,/fino al giorno in cui ci
introdurrai,/con la beata Vergine Maria, san Giuseppe e tutti i santi,/al
banchetto eterno del Regno./ Amen”.
Il mio modesto pensiero di ex paziente covid, ma soprattutto di persona credente e preposto alla comunicazione sociale, non vuole “imporsi” in alcun modo agli atei e agli agnostici, e tanto meno ai componenti dei vari movimenti anti-covid, ma “sollecitare” le loro coscienze affinché comprendano (o si sforzino di comprendere) che allontanarsi da chi soffre, come pure da chi si dedica a lenire tali sofferenze, ci differenzia davanti al Giudizio universale; e ciò con il massimo rispetto di ogni credo. Ma queste ultime persone incredule e incerte che per loro “coerenza” non vogliono essere salvate perché l’aiuto implica un cambiamento, e che per restare uguali a volte è richiesto un certo sforzo, semplicemente direi loro che occorre coraggio per guardarsi allo specchio e vedere oltre il proprio riflesso.
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