TRA OTTIMISMO E PESSIMISMO

 

LETTERA APERTA AGLI OTTIMISTI 

Quando l’illusione è l’anticamera della delusione perché non sempre vale la regola del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto per carenza di obiettività e di spirito critico

di Ernesto Bodini

È pur vero che senza ottimismo si perde un po’ di interesse per la vita, con conseguenze che possono portare ad una maggiore sfiducia e se non anche alla depressione, soprattutto nelle persone psicologicamente più fragili e demotivate. Ma è altrettanto vero che peccare di ottimismo negando l’evidenza dei fatti che ci circondano,  a mio avviso potrebbe essere più deleterio poiché l’illusione è l’anticamera della delusione. Come si fa, ad esempio, ad essere ottimisti nei confronti di realtà come la costante ed incontrollata immigrazione nella nostra Penisola? Come si fa ad essere ottimisti quando il sistema giustizia fa acqua da tutte le parti? Come si fa ad essere ottimisti quando una Sanità pubblica (soprattutto territoriale) accumula lacune, come gli effetti negativi del federalismo e la tendenza alla privatizzazione? Come si fa ad essere ottimisti constatando l’incremento della povertà? Come si fa ad essere ottimisti quando si verificano ogni giorno due infortuni sul lavoro e in gran parte con decessi? Come si fa ad essere ottimisti in assenza di meritocrazia? Come si fa ad essere ottimisti quando non vi è tutela della propria incolumità e della propria vita? Come si fa ad essere ottimisti di fronte a  processi commerciali in estrema competizione disorientando il consumatore? Come si fa ad essere ottimisti vivendo in un Paese che “sfrutta” la generosità del suo popolo attraverso l’immane disponibilità del volontariato? Come si fa ad essere ottimisti quando il cosiddetto stato di diritto è “usurpato” dalla malavita e dalla clandestinità? Come si fa ad essere ottimisti quando evasione e corruzione sono i binari di un sistema? Con questo  breve ma esaustivo elenco  non si vuole affossare l’ottimismo tout court di nessuno, ma se si vuole essere obiettivi e razionali c’é dà stare poco allegri… nonostante il continuo (e purtroppo inutile) rincuorare del presidente della Repubblica. Se poi vogliamo introdurre la questione della pandemia, la cui gestione è stata ed è tuttora discutibile, peraltro scoordinata dai mutevoli cambiamenti di Governo, non si  può dire che la nostra salute sia stata garantita al massimo, non tanto da parte del corpus medico sanitario e assistenziale, quanto invece da quello politico-gestionale in gran parte irresponsabile a cominciare dalla contestabile fornitura degli ausilii come le mascherine, i respiratori polmonari, gli igienizzanti, i banchi di scuola a rotelle, etc. In questo contesto, signori “Ottimisti”, anche la dis-informazione ha avuto il suo peso altrettanto negativo, sia da parte di clinici in assidua “competizione” che da opinionisti, politici ed altre figure non tutte necessariamente preposte a tale ruolo; e questo non ha certo contribuito a rasserenare l’opinione pubblica. Ecco che l’ottimismo perde la sua consistenza lasciando il posto non al pessimismo (sia pur essendo il suo opposto), ma alla presa d’atto di una realtà che sarebbe da stolti negare. La nostra è una nazione di antica storia ed immensi valori culturali,  se non anche scientifici, ma in questi ultimi decenni ha perso il suo fascino e la sua consistenza politico-razionale, ostacolando quel diritto di crescita che dovrebbe meritare… politici ambiziosi (e acculturati) permettendo; anche se in questi giorni il neo presidente del Consiglio dei ministri ha auspicato che ci sono i presupposti per una buona ripresa, sia dal punto di vista economico-finanziario che da quello della politica di rinnovamento. Ma chi sono io per puntare il dito nei confronti di questi o di quelli? Da sempre mi ritengo un semplice divulgatore con il diritto di opinione, avendo il pregio-dovere di darne ogni volta la relativa spiegazione in modo onesto e costruttivo, offrendomi ad un possibile contraddittorio anche se di fatto, non ne ho mai ricevuto (tranne rarissimi casi)…, evidentemente non ho un sufficiente numero dei cosiddetti followers; ma questo obiettivo, detto per inciso, non mi appartiene in quanto fedele a quella (mia) logica che dice: pochi lettori, migliori lettori. E ai miei possibili ed eventuali detrattori (specie se poco obiettivi), riserverei questa osservazione: se tutti avessimo opinioni chiare, non esisterebbe conversazione.

 

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