UN PROCESSO
PANDEMICO DAL LUNGO PERCORSO
Servono
massima razionalità e sinergia per ogni provvedimento:
dalla più garantita,
omogena e costante somministrazione vaccinica
agli interventi più determinati nei confronti degli irresponsabili…
di Ernesto Bodini
Morti, morti e ancora morti. Ammalati, ammalati e ancora ammalati. Guariti, guariti e ancora guariti. E aggiungo: ribelli, ribelli e ancora ribelli, oltre ad uno staff apicale poco efficace. A cosa mi riferisco? Ma agli effetti della pandemia e più precisamente al notevole ritardo di una gestione più oculata e quindi razionale. Un vortice di sequele che ci vede ai primi posti per inefficienza, peraltro alimentata dal comportamento irriducibile di quelli che non sanno cos’é “la fame o la sete d’aria”, e per questo trasmettitori (diretti o indiretti) del virus che toglie l’ossigeno… e la vita. Ora, comunque, è giunto il momento di rimboccarsi ulteriormente le maniche, ed è bene che i ministri, i segretari e i sottosegretari individuati dal neo premier sfoderino tutto il loro “sapere” e soprattutto la loro buona volontà senza condizionamenti di sorta, supportati da quella schiera di consulenti tecnici che dovrebbe essere in grado di guidarli al meglio… Intanto, il ministro della Salute (riconfermato) è bene che liberi la sua faretra e utilizzi tutte le frecce possibili per far fronte il più possibile al dilagare della pandemia, supportando e/o integrando il personale sanitario. E se anche l’occhio attento è sempre puntato sui piani dell’economia e della produttività, la tutela della salute e della vita umana deve avere la priorità; e questo non significa disattendere o conisiderare marginalmente tutto ciò che riguarda la forza lavoro, in particolare il privato e il relativo indotto, ma cercare di bilanciare tutti gli aspetti avendo cura di utilizzare al meglio quanto è garantito dalle proprie “residue” risorse e dalla Comunità europea. C’è poi da considerare non solo l’aspetto psicologico degli operatori sanitari perché a rischio bornaut, o di cedimento fisico degli stessi; ma anche lo stress psicologico dei pazienti e dei famigliari dei ricoverati e di quelli dei deceduti, un’attenzione che richiede la messa in campo di una task force costantemente presente. Inoltre, pur non entrando nel merito in modo specifico sulla questione dei vaccini e delle vaccinazioni, credo di essere condiviso che tutti gli addetti preposti “rivedano” con ulteriore urgenza e meticolosità il problema della sicurezza degli stessi, perché è umano che in presenza di un solo o due eventi avversi il pubblico manifesti timore per la propria incolumità, e per questo la conseguente diffidenza e… rifiuto nel farsi vaccinare tanto della popolazione in genere che degli stessi operatori sanitari.
E quale il ruolo
dell’informazione meramente giornalistica? Quest0 è un tasto non meno dolente a
cominciare dal fatto che ogni giorno si ravvisano troppi presenzialismi e
comparsate (ospiti spesso invitati dalle Redazioni), sia da parte di
cattedratici e clinici, sia di associazioni, opinionisti e giornalisti compresi
i vip dello spettacolo. Ed è pur vero che tutti hanno diritto di esprimere la propria
opinione, ma è altrettanto vero che modalità e competenze in materia spesso
lasciano a desiderare, specie se si attiva l’incompetente e “infruttuoso” passa
parola, tant’é che ne consegue un continuo disorientamento da parte della
popolazione. E che dire della divulgazione pluri quotidiana dei bollettini
(nuovi infetti e relativi ricoveri, guariti e deceduti) da parte degli Enti
preposti? Tale informazione è certamente un diritto-dovere, ma nello stesso
tempo a mio avviso può provocare stati d’ansia e disorientamento. E forse a
causa di queste due conseguenze subentra una più acuta incapacità di
sopportazione di tutto ciò che comporta la gestione della pandemia, sia in
soggetti anziani che in giovanissima età. Tale mio contributo non è per drammatizzare
oltre, ma per volgere uno sguardo anche alla ormai nota sindrome long covid, ovvero i disturbi più frequenti che rimangono
nel tempo in chi ha contratto il virus, la cui presa in carico comporta
ulteriori accorgimenti e risorse medico-sanitarie soprattutto a livello
territoriale… tuttora assai carenti. Questi miei modesti suggerimenti che sin
dall’inizio appaiono scontati se non addirittura retorici, in realtà sono una
invocazione visto come è stata sinora gestita la pandemia, ad eccezione dell’operato
dei sanitari ai quali non si deve affibbiare il titolo di “eroi” (che peraltro
essi stessi rifiutano) e tanto meno togliere loro il sudore, ma sostenerli il
più possibile con incentivi e magari con ulteriori tutele.
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