L’ETERNA VESSAZIONE DELLA BUROCRAZIA
Tra sprechi e ipertrofia legislativa (anche in quest’epoca di
pandemia):
un sistema “preconfezionato” sin dai tempi non sospetti per egemonia
che nemmeno la Costituzione ha potuto evitare… o prevedere
di Ernesto Bodini
Mi si vuol additare l’ossessione per la lotta alla burocrazia? Si dica pure, ma intanto la realtà di questo fenomeno continua a minare i diritti e la serenità della popolazione che, pur lamentandosi, continua a subire sino all’inverosimile senza intraprendere (rarissime eccezioni a parte) alcuna forma di contestazione ma soprattutto di opposizione, nemmeno per i casi meno… ostici. Da oltre un quarto di secolo analizzo questo problema sotto ogni aspetto, e pur divulgando con un infinita serie di articoli, non ho mai trovato alcun “alleato” in questa lotta che, in non pochi casi, sembra essere impari. Le giustificazioni sono le più disparate e nessuna convincente, tanto che alla resa dei conti c’é chi subisce rassegnato e chi sostiene che la burocrazia non sarà mai alienabile ma non tutti sanno, ad esempio, che in qualunque forma di Governo nessuno ha avuto ed ha interesse ad alienarla perché in primis “destabilizzerebbe” il sistema ad discapito, ovviamente, degli stessi governanti. Ma vediamo qualche effetto prodotto recentemente. La burocrazia, a conferma di quanto anticipato, è in cima ai programmi di tutti i Governi, quindi il “nemico invisibile” (poi mica tanto) da combattere per migliorare la vita dei cittadini e delle Aziende, sia private che pubbliche. Dico anche pubbliche perché ormai nell’ambito della Sanità, ad esempio, si sono formate le cosiddette Aziende Sanitale Locali (ASL), mentre prima erano denominate Unita Sanitarie Locali (USL); quindi, per lo Stato siamo tutti clienti-contribuenti, o peggio ancora “utenti” anziché fruitori di beni e servizi. Questa immane impresa che nessuno riesce a scalzare, lievita di anno in anno e si autoalimenta disorientando contribuenti e lavoratori.
Un’immagine
di questa follia normativa, perché di tale si tratta, la si potrebbe condensare
in pochissimi e significativi numeri tra Decreti, Dpcm, Leggi, Ordinanze,
Delibere e Circolari. Basti pensare che nel 2020 (secondo quanto calcolato dalla
CGIA di Mestre) la macchina statale ha sfornato 368 Provvedimenti che,
trasferiti su carta, corrispondono a 32 mila pagine, un enorme tomo di regole e
minuziosi codicilli (in gran parte di difficile interpretazione, talvolta anche
da parte dello stesso burocrate, figuriamoci dal cittadino comune) che stampato
arriverebbe a pesare 80 Kg., e per leggerlo con attenzione una persona impiegherebbe
333 giorni lavorativi, praticamente un anno. «Serve un cambio di passo – suggerisce Paolo Zabeo, coordinatore
dell’Ufficio Studi CGIA – di profonda
semplificazione del quadro normativo, riducendo il numero delle leggi ed evitando
così la sovrapposizione tra i vari livelli di governo». Il record, pare, lo
si è toccato a gennaio dello scorso anno quando il Poligrafico dello Stato ha
tappato il Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale (G.U.), tant’è che imprese,
commercialisti e associazioni di categoria si sono trovati tra le mani un
faldone di 4.617 pagine; un eccesso di adempimenti richiesti, mentre secondo la
Confederazione Nazionale degli Artigiani e delle Imprese (CNA) ne servirebbero
mediamente 86, per avviare un’attività di 19.000 euro di costi, oltre ad
allungare i tempi di autorizzazione che rappresentano una spesa pesante per il sistema produttivo:
57 miliardi di euro l’anno. Manco a dirlo Milano, Roma e Torino sono le
province dove le imprese pagano il prezzo più alto per la gestione dei rapporti
con la Pubblica Amministrazione. Insomma, quando la proverbiale mancanza di
razionalità del burocrate si combina con la più bieca ottusità del potere
politico, il risultato può far vacillare l’intero sistema a discapito del buon
rapporto tra lo Stato e i suoi cittadini. E questa non è giustizia secondo
l’art.101 della Costituzione.
Commenti
Posta un commento