L’ALTRA FACCIA
DELLA MEDAGLIA
Anche la donna, sia pur in percentuale minore, si macchia di reati di varia natura e in particolare contro altri esseri umani: uomini, donne, e persino bambini. Aspetto, quest’ultimo, che per certi versi la contraddistingue… Importante e determinante il ruolo dell’informazione
di Ernesto Bodini
I problemi dell’esistenza umana, si sa, coinvolgono (in bene e in male) sia l’uomo che la donna, e spesso l’uomo viene additato come il maggior responsabile di importanti decisioni e di azioni verso i suoi simili. È noto, ad esempio, che la popolazione carceraria è per la maggior parte maschile, probabilmente perché più incline a compiere tutte quelle azioni che sono riprovevoli per il genere umano; mentre la donna, proprio perché non da meno, è anch’essa autrice di reati e misfatti nei confronti degli adulti ma anche verso i minori, vedasi i diversi casi di infanticidi e neonaticidi. Volendo dedicare una breve parentesi su quest’ultimo aspetto, alcuni anni fa fui uno dei relatori al III congresso nazionale organizzato dall’allora Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Castiglione delle Stiviere (MN), il cui tema era La donna da vittima ad autrice di reato, e la mia relazione, che in realtà si trattava di un breve intervento introduttivo a tutte le relazioni in programma, aveva per titolo “Il ruolo dell’informazione specializzata”. Precisai subito che quando si tratta di divulgare notizie od eventi che coinvolgono la persona sia dal punto di vista della sua incolumità fisica e/o psichica, che da quello della responsabilità civile e/o penale, non deve mai venir meno il concetto che la nostra professione è da considerare non solo un dovere, ma anche un serio impegno che garantisca la crescita culturale, sociale e civile. Il nostro settore, quello dell’informazione specializzata, non ha bisogno di scoop o di sensazionalismo; per contro, nell’ambito del giornalismo in genere, corre un vecchio detto.: «Gli errori di magistrati finiscono in carcere, gli errori dei medici finiscono sottoterra, gli errori dei giornalisti finiscono in prima pagina». Affermazioni che in diverse occasioni si sono purtroppo concretizzate, e questo, ci induce a considerare che essere giornalisti comporta una notevole responsabilità, proprio perché chi divulga attraverso qualunque mezzo, ha sì il diritto-dovere di informare, ma deve nel contempo rispettare la verità dei fatti, tutelare la personalità e la dignità altrui, sostenuto da un buon grado di correttezza e competenza delle notizie che intende divulgare. Riuscire a raggiungere e mantenere questo equilibrio in qualunque settore del giornalismo non è cosa semplice, ma non per questo dobbiamo sottovalutare il nostro dovere eludendo ogni possibile apporto migliorativo con l’aggiornamento professionale.
Il tema non certo esulava (ed
esula) da queste mie considerazioni, e a tal proposito ho rammentato alcune esperienze
come la visita all’OPG di Castiglione delle Stiviere (dal 2015 riconvertito,
come gli altri cinque, in Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza
- REMS). Ho inoltre passato in rassegna
un breve elenco di congressi, seminari e giornate di studio su argomenti di
psichiatria, criminologia e psichiatria forense che annualmente si tenevano in
Italia e all’estero. In particolare ricordo di aver menzionato alcuni titoli: “Incontri di Criminologia e Psicopatologia
Forense”, “Vittime e Carnefici”, “Crimine e Delirio”, “Mass Media e Malattia
Mentale”, “Le “Sette” tra psicopatologia e disagio sociale”, “Delitti in famiglia”,
“Delitti sessuali e delitti di sangue”, “Donne e violenza”, “Crimini in
famiglia. Strategie di prevenzione e trattamento”. Spesso le donne sono
definite dalla cronaca “criminali” alla stessa stregua degli uomini. Infatti, secondo
la letteratura, le donne autrici di delitti rappresentano il 10-15%
(percentuale oggi forse in aumento) della totalità degli assassini. Il criminologo
Cesare Lombroso (1835-1909) aveva affermato che la donna troverebbe nella
prostituzione l’equivalente sostitutivo del delitto, cioè il modo di esprimere
il suo disadattamento alla vita di relazione. Forse, anzi sicuramente, oggi non
è più così in quanto le ragioni sono più diversificate, ma bisogna ammettere
che l’archetipo femminile dell’eroina, vittima delle violenze maschili,
ultimamente ha un po’ invertito la tendenza in quanto sono sempre più in
aumento le donne che come gli uomini commettono anche efferati delitti come si
evince, ad esempio, dalla pubblicazione ”Donne
criminali”, della psichiatra e psicologa Linda G. Stunnel (Ed. Newton
Compton, 2008). Ma altre pubblicazioni hanno contribuito in qualche modo a
comprendere (o a fare un po’ di luce) su questo fenomeno sociale che, seppur di
origini ataviche, rappresenta anche per i nostri tempi una inquietante realtà,
tanto da indurre gli studiosi ad approfondire i lati “nascosti” della complessa
personalità femminile. Significative, ad esempio le pubblicazioni “Fare e disfare… dall’amore alla
distruttività. Il figlicidio materno” (Ed. Aracne, 2005), della psicologa e
specialista in criminologia clinica Alessandra Bramante; e “Madri assassine. Diario da Castiglione delle
Stiviere” (Ed. Goffi, 2006), della giornalista Adriana Pannitteri. Due
testimonianze in cui sono coinvolte la psicologia e la personalità umana e, a
questo riguardo, assai esplicativo è il corposo “Trattato dei Disturbi di Personalità” di autori vari (Raffaello
Cortina Editore, 2005, pagg. 1137). Opere scientifiche, storiche e di mera
divulgazione che inducono il lettore a riflessioni e considerazioni, ma che non
devono (o non dovrebbero) suscitare propensione a giudizi impropri che
certamente rischiano, in questo particolare contesto, di non essere
sufficientemente competenti e obiettivi. Questa “altra faccia della medaglia”
non deve certo indurre a demonizzare la donna in toto, ma a riflettere sulle
possibili più cause dei suoi estremismi comportamentali che, parimenti all’uomo,
infliggono alla collettività quel malessere che rende sempre più difficile la
comune coesistenza.
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