QUANDO L'OPINIONE E' LIBERA

 

TRA DIRITTO DI OPINIONE E LIBERTÀ DI STAMPA 

È soprattutto nell’ambito della politica che si insinua il “fascino”, non 

azzardato, di esprimere il proprio pensiero e le proprie considerazioni 

di Ernesto Bodini


È solo grazie all’art. 21 della nostra Costituzione, il quale recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure», che ci si può permettere di analizzare, approfondire e quindi commentare gli eventi politico-sociali che avvengono ogni giorno nel nostro Paese? Non credo proprio, perché se anche non vi fosse l’art. 21,  tale diritto deve (o dovrebbe) sussistere comunque purché ogni cittadino sia intellettualmente onesto e dotato di principi etici, i quali implichino il rispetto delle leggi e il comune senso della umana solidarietà. Per queste ragioni, personalmente mi permetto di entrare ancora nel merito delle vicende e degli avvicendamenti che coinvolgono la collettività, me compreso. In merito all’attuale situazione di governo, ad esempio, si continua ad assistere ad una assurda instabilità dello stesso a causa di protagonisti (sempre troppi) che vanno e vengono da ogni dove alla ricerca di una propria definizione di merito e di potere. E l’assurdo sta nel fatto che coloro che sono all’opposizione screditano gli avversari accusandoli di inseguire e/o voler mantenere la proverbiale “poltrona”, mentre gli uni valgono gli altri, ossia un po’ come dare del bue (cornuto) all’asino.

Quella attuale è una classe politica inconsistente al centro dell’universo partitico nazionale e, a questo riguardo, con il proposito (e a parer mio l’illusione) di contribuire a rimettere in carreggiata il sistema, si è recentemente costituito il Partito Moderato d’Italia (PMDI); una nuova creatura, come se non bastasse ad incrementare la famiglia delle fazioni politiche che tra loghi, acronimi ed imput, la confusione e il disorientamento dei cittadini si intensificano, ancorché afflitti dalle conseguenze della pandemia. Ora, con questa new entry, bisogna fare i conti con le sigle di (ex) vertici e di opposizione che sono ben otto, senza contare altre fazioni minori di valore più locale che nazionale. È pur vero che tutti hanno diritto di opporsi e contestare con iniziative creando anche movimenti e partiti di opinione, del resto siamo in democrazia specie per questo specifico diritto, ma non quando si tratta legiferare processi di disuguaglianza come quello creato dal Titolo V della Costituzione, che a farne le spese sono le Regioni cosiddette meno virtuose politicamente ed economicamente. Tutto questo grazie (in senso negativo) al fallimento culturale sia della classe politica che di gran parte della collettività che, per qualità culturale, appunto, siamo certamente agli ultimi posti rispetto ad altri Paesi europei. E qui sta la presunzione-ipocrisia di molti politici, al potere e non, nel fregiarsi europeisti perché prima di affiancarsi ad altri Paesi è bene che ognuno di loro (specie quelli dell’ultimo trentennio) riveda la propria formazione culturale, i cui tratti biografici lasciano molto a desiderare...  Inoltre, costoro si sono confrontati con il passato prima di farsi eleggere per salire al potere? Prima di quel trentennio ero piuttosto giovane ma abbastanza cosciente nell’essere prevenuto sull’onestà intellettuale di chi aveva l’ambizione nell’inseguire una carriera politica; già, perché l’eccessiva ambizione al potere costituisce il presupposto per la delusione e quasi sempre con la conseguenza di azioni irrazionali… se non anche illecite. Del resto è nota la lungimiranza del pensatore puritano inglese John Cotton (1585-1652) nel sostenere che «Non bisogna conferire a un uomo mortale più potere di quello che si vuole che usi, perché sicuramente lo userà fino in fondo». Dunque, si dia pure largo censo a questi avventori della prima e dell’ultima ora, ma i loro potenziali fan ed elettori tengano ben presente quanto sosteneva l’altrettanto avveduto, drammaturgo e scrittore irlandese George Bernard Shaw (1856-1950): «Le persone che riescono in questo mondo sono quelle che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano, e se non le trovano le creano». E personalmente aggiungo: a qualunque costo in quanto tra queste, a mio parere, i politici sono sempre in pole position!

 

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