PIANO PANDEMICO ED ETICA A CONFRONTO
di
Ernesto Bodini
L’insegnamento del dotto
Ippocrate (460-377 a.C.) serve ancora? Forse si, forse no. Sta di fatto che con
il perdurare di questa pandemia e con l’incremento di infettati dal covid-19 e
seguenti ricoveri, ci si trova a dover fare i conti con determinate scelte, e
questo in osservanza del redigendo piano pandemico, riprendendo quello pre-esistente
del 2006 e mai aggiornato chissà per quali recondite ragioni. Una carenza,
questa, che ha interessato le competenti autorità, e che forse non vi sarà
alcun seguito giudiziario. Ma intanto la
schiera di malati da covid continua ad incrementare le statistiche e, di questo
passo, per i ricoveri ci saranno i cosiddetti “pazienti privilegiati”, ossia una
sorta di selezione tra quelli con maggiori aspettative di vita e altri
(prevalentemente anziani e con un quadro clinico particolarmente compromesso) che
vedranno sfumare la possibilità di essere curati come si deve e soprattutto sino
alla fine. Ora, anche se il Ministero è alle prese con una bozza per le linee
guida 2021-2023, districandosi tra programmi vaccinali e scarsità di risorse
umane, finanziarie ed altro ancora, resta in piedi l’aspetto etico peraltro già
all’attenzione del Comitato nazionale di bioetica (Cnb). In proposito si è
espressa Cinzia Caporale, componente del Cnb che, al Corriere della Sera del 12
scorso, ha precisato: «Non significa
escludere dall’assistenza intere categorie di persone ad esempio per l’età, ma
ribadire che bisognerà valutare caso per caso, come sempre succede in sanità,
in base ai criteri clinici e in proporzione con i risultati attesi». Ma se
diamo per scontato che il nostro destino pandemico potrebbe protrarsi ancora
per parecchio tempo, e quindi con la prospettiva di vedere incrementare sempre
più le statistiche di nuovi malati e di ricoveri, e se incontenibile sarà questa
fagocitosi, mi pare di poter dedurre che il rischio palese di fare scelte di
priorità sia quasi inevitabile... In ogni caso qualunque decisione in merito è
oggetto di una immane responsabilità, non solo politico-gestionale ma anche (se
non soprattutto) etico-morale. Questa popolazione di pazienti che definire
particolarmente inerme sarebbe mero eufemismo, è come se fosse destinata all’arena
dei gladiatori e che dall’alto qualcuno si esprimerà con “pollice recto o
pollice verso”. Come cittadino (peraltro ex paziente covid) e come divulgatore
e opinionista mi auguro che ciò non si verifichi, perché in caso contrario
sarebbe l’ennesima e irresponsabile dimostrazione che la vita umana vale meno
di un granello di sabbia. Inoltre si è sempre ritenuto che il SSN era ed è tra
i più moderni ed emancipati al mondo, ma anche in epoca di benessere le lacune
non sono mai mancate anche se, ciò nonostante, le cure essenziali sono sempre
state a garantite a tutti. Ma poi, con la Riforma del Titolo V della
Costituzione e il riconoscimento delle autonomie locali, determinate garanzie
sono venute meno e, in particolare, il divario nord-sud si è fatto sentire… e
non poco!
È pur vero che un evento come quello attuale è stato improvviso e che ha trovato l’Italia (come pure altri Paesi) impreparata, ma è altrettanto vero che oggi più che mai il concetto etico deve prevalere su ogni difficoltà gestionale, preservando ad ogni costo la salute e la vita delle persone. E se è anche vero che ai tempi di Ippocrate non esistevano realtà da affrontare come quella di una “interminabile pandemia, è altrettanto vero che la tutela della salute umana rimane il principio cardine che tutti sono tenuti ad onorare, non solo i medici (suoi eredi) ma anche chi è deputato ad amministrare la Sanità: politici, amministratori, burocrati e più estensivamente gli stakeholder. Agli operatori sanitari non si può chiedere di più, peraltro sempre più stremati dalla particolare quotidianità, come pure ai molti volontari che a vario titolo sono altrettanto impegnati sul fronte dell’emergenza, ma è bene che il buon senso e la razionalità prevalgano ad ogni costo… la vita di un politico, primo governante e decisore, non vale di più di quella di un malato covid. Ed è soprattutto su questa figura di governante che vanno puntati i nostri riflettori perché non ha alcun diritto di decretare il destino delle persone, specie se in condizioni di precarietà; ed è inutile immaginare che avrebbe un atteggiamento decisorio ben più favorevole se toccasse se stesso o la sfera dei suoi famigliari.
La seconda immagine è tratta dal sito Focus.it
Commenti
Posta un commento