IL SISTEMA VALORIALE
DELL’ETICA
Un concetto che tutti dovrebbero
far proprio, politici in primis, ed
è bene ogni tanto rammentare e praticare la saggezza dei nostri avi
di Ernesto Bodini
In questo periodo credo che la
gran parte delle persone non dorma sonni tranquilli, non solo perchè
“disturbata” dalla pandemia ma anche per la grave instabilità politica del
Paese. Per la verità, sfruttando la nostra memoria, abbiamo vissuto altri
periodi di insofferenza per i molti discutibili casi di gestione della politica
italiana, e solo tra gli anni ’50 e ’60 abbiamo goduto di un certo benessere:
era il boom economico più o meno gestito con oculatezza, peraltro degnamente
meritato dopo il sofferto conflitto mondiale. Poi, a parte le molte calamità
naturali che si sono avvicendate negli anni (inondazioni e terremoti, che
purtroppo si perpetuano sempre più ancora oggi), oltre a manifestazioni
popolari, gli eventi delle stragi, l’aumento della popolazione carceraria, il forte
incremento della immigrazione, etc., l’Italia ha avuto un declino dovendo far
fronte tra una gestione politica e l’altra e, in non pochi casi, corredata da
scandali ed inefficienze alimentate dalla epidemica e perpetua burocrazia che
nessun politico, detto per inciso, sinora ha mai voluto (o saputo) abolirla, ma
continuando a fregiarsi del titolo di “Onorevole” (peraltro "ricalcato" dai mass media) che non mi stancherò di
ripetere essere desueto, e quindi improprio e, il mantenerlo ha una certa
influenza sull’opinione pubblica. Ma tant’è. A questo punto verrebbe da puntare
il dito, non tanto su questa o quella fazione politica, quanto piuttosto sulla
carenza etica soprattutto dei vari politici di turno che, pur di salire al
potere (non certo per spirito umanitario ma per ingorda ambizione con relativi
ritorni di immagine e soprattutto economici tato che non si accontenterebbero di un più modesto gettone di presenza... pur avendo una primaria attività), il concetto di dirittura morale per loro
rappresentava e rappresenta una sorta di tabù. Per queste ragioni vorrei
ricordare loro, anche se credono di saperlo, che cosa si intende per Etica. È il
sistema valoriale di ogni deontologia nell’esercizio di una professione o di una
azione umana comportamentale con la necessità di una onesta riflessione. Tale
termine trae origine dal greco “ethos” e fa riferimento al costume, al
comportamento e al modo di agire dell’uomo, ed è parte della filosofia morale
che si interroga proprio sul significato e sul valore delle azioni umane.
Inoltre studia le possibilità che ha l’uomo di fare liberamente le sue scelte
di fronte ai concetti di bene e male, ai motivi e alle regole che guidano le
sua azioni, che non sono mai neutre in quanto mosse da intenzionalità, con
effetti valutabili in senso positivo o negativo. Alla luce di queste ovvietà
moralmente indiscutibili, per quali ragioni, ad esempio, in molte persone, ma in
particolare nel politico nostrano (rarissime eccezioni a parte) non si
riscontrano comportamenti etici nel corso del suo impegno, peraltro votato al
bene del Paese e quindi della collettività? Ed è necessario essere psicologi,
sociologi, antropologi o politologi per rispondere a questa domanda? Molto
modestamente a parer mio direi di no, sia perché l’etica non ha una valenza
meramente didattica sia perché è (o dovrebbe essere) un valore intrinseco in
ogni persona, giacché siamo nati tutti sotto lo stesso cielo sia pur provenienti
dai più diversi Paesi e appartenenti alle più diverse culture. Detta così
sembrerebbe una affermazione troppo semplicistica e scontata, se non retorica,
ma se tutti facessero riferimento
(prendendone concreto esempio) alla saggezza di alcuni nostri avi,
probabilmente il proprio valore morale si farebbe strada nel corso della loro
esistenza, ancorché applicato ai comuni rapporti umani e all’esercizio di una
professione. Di esempi illuminati se ne potrebbero citare diversi e credo che
non sia il caso di “scomodarli” tutti, ma due basterebbero come luce guida
rammentando un loro credo lapidario ma etico. Mi riferisco al sommo della
saggezza Socrate (470-399 a.C.), e al filantropo Albert Schweitzer (1875-1965).
Il primo affermava: «La pena che i buoni devono
scontare per l’indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da
uomini malvagi»; del secondo mi sovviene una sua
affermazione, per l’appunto etica, che testualmente cito: «Una vita va spesa bene in ogni caso, e io vorrei che la mia fosse stata
spesa prima di tutto, e poi possibilmente spesa bene. Dite pure delle mie
manchevolezze, se alla fine non diremo cose che a qualcuno dispiaceranno, non
diremo mai per intero la verità». Due realtà fisiche e temporali opposte e
ben distanti da una posizione politica, ma in egual misura hanno dimostrato,
rispetto ai loro tempi, che l’etica ha sostenuto la loro esistenza con esempi
di saggezza, bontà e rispetto per l’uomo!
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