LA
GENITORIALITÀ IDENTIFICATA CON DUE NUMERI
Dopo
secoli l’assurda inversione della dicitura: sminuente e anacronistica
che lede
il ruolo e la dignità di due figure importanti e insostituibili
di Ernesto Bodini
Certo
che fare il parlamentare deve richiedere un grande impegno e avere una particolare
lucidità mentale, soprattutto se si ricopre la carica di ministro. Ma con tutti
i problemi che sta attraversando il Paese occuparsi di modificare le diciture
anagrafiche, mi sembra che l’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese
abbia ben poco a cui pensare e dedicare il suo tempo, come quello di modificare
sulla carta d’identità i termini di appropriazione genitoriale: da Padre e Madre a Genitore 1 e Genitore 2. Pur non volendo entrare nel
merito del suo credo dal punto di vista religioso, vorrei rammentare a lei e ai
suoi sostenitori della moderna pensata che il IV Comandamento della Bibbia (se questa
ha ancora un valore) recita: «Onora tuo
padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il
Signore, tuo» (Es 20,12); e oggi, secondo l’attuale innovazione anagrafica
si dovrebbe dire: «Onora il tuo Genitore
1 e il tuo Genitore 2». Il lingua
ebraica, rammento, “onorare” si dice “Kappod” che significa essere pesante,
quindi il suddetto Comandamento dice di “dare peso” alla madre e al padre,
riconoscerli come importanti, rendere loro ciò a cui hanno diritto e attribuire
il posto che spetta loro nella vita della famiglia. Di conseguenza mi sembra
del tutto anacronistico “etichettare” queste importanti (e insostituibili)
figure con due sostantivi numerati, e ciò equivale a sminuire il loro
ruolo-impostazione originario… di antica concezione. Io credo che ogni proposta
innovativa da parte di un ministro, non solo va soppesata ma anche ragionata
adottando quei criteri che si chiamano razionalità e buon senso, ma anche privi
di ogni condizionamento politico e ideologico perché in caso contrario verrebbe
meno l’obiettività, oltre al fatto di dover spiegare ai bambini questo modo di
intendere la figura del genitore con dei numeri… come fosse una classifica, una
sequenza o una priorità. Questo modo di intendere credo che il ministro
Lamorgese lo abbia considerato alla stessa stregua dei figli adottati (oltre a
quelli biologici) magari anche stranieri, ai quali dover dire avete il Genitore 1 e il Genitore 2; insomma, un primo e un secondo, e nel caso venissero
interpellati sulla genitorialità gli stessi si troverebbero a dover dire: «Mio padre corrisponde all’1 e mia madre al 2».
I sostenitori della trovata del ministro direbbero che questo mio disquisire è
una questione di lana caprina, mentre a mio avviso non lo è in quanto, se così
fosse, si dovrebbe alienare o disconoscere il IV Comandamento. Se tutti siamo
figli di Dio e quindi di un unico Padre, sarebbe quanto meno offensivo
identificarlo come “Genitore 1 o 2”. Ma si sa, Dio Padre onnipotente non è
iscritto ad alcuna anagrafe, e tanto meno possiede una carta d’identità!
Quindi, sarebbe bene che il signor ministro riveda la sua posizione o quanto
meno il suo modo di intendere, in caso contrario credo che nessuno (o quasi)
ami sentirsi domandare: «Di chi sei
figlio?», e dover rispondere abbassando gli occhi: «Di due persone numerate che un tempo erano mio padre e mia madre».
Commenti
Posta un commento