UN PASSO AVANTI E TRE INDIETRO
Se
gestire un Paese è difficile è oltremodo irresponsabile avere
la
presunzione nel proporsi per tale ruolo. Molti politici farebbero
bene
tornare a fare il lavoro che facevano prima di salire al potere
di
Ernesto Bodini
É un periodo veramente triste e
a dir poco preoccupante quello che stiamo vivendo con tutte le difficoltà per
superarlo. Ma nonostante ciò in molti angoli del Paese si pensa allo svago e a
comportarsi in modo irrazionale e irresponsabile tanto da mettere a repentaglio
gran parte della collettività, per non parlare poi del vanificare il lavoro di
chi si sta prodigando per tutelare la nostra salute e la nostra vita… sanitari
e volontari in primis. Eppure abbiamo uno stuolo di esperti (forse fin troppi)
che, a vario titolo, dispensano pareri e consigli a destra e a manca e, da come
appuriamo tutti i giorni, parte di essi hanno diverse “drastiche” e non sempre
obiettive vedute su come arginare la pandemia da Covid-19. Il problema è ormai
planetario (o quasi) e non è certo mia intenzione entrare in merito al modus
operandi di altri Paesi (che non conosco non avendoci vissuto), mentre mi
permetto quale opinionista di fare qualche considerazione su come la situazione
è gestita nel nostro Paese. La nostra realtà ha inizio verso le metà di
febbraio con il Dlgs n. del 23/2/2020) e,
se ben ricordo, dopo poco tempo c’erano già le ragguardevoli avvisaglie di una
recrudescenza di casi: infetti, sintomatici e non, e un certo numero iniziale
di decessi; tant’é che il 13/3/2020 l’Oms ha dichiarato la pandemia da Covid-19
un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, e che per
contenerla era necessario che tutti i Paesi adottassero le opportune misure
restrittive. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di ulteriori casi e
quindi di raccomandazioni, provvedimenti, e vari Dpcm a cominciare con quello
datato 11/3/2020 che prevedeva una serie di misure restrittive che, alla luce
dell’attualità, si sono rivelate insufficienti e irrazionali tanto dover
elaborare ulteriori Dpcm, sino ad arrivare a quello del 24 ottobre con misure
in parte più “restrittive”, avendo però l’accortezza di non usare il bastone e
la carota (“coprifuoco”, termine improprio in quanto era adotatto in tempo di
guerra). Tutto ciò oltre alle discutibili autocertificazioni e sanzioni
pecuniarie che, a conti fatti, hanno lasciato e lasciano il tempo che trovano,
e il ripetersi delle irregolarità comportamentali (tafferugli e sommosse
compresi) da parte di una fascia di cittadini ne sono una dimostrazione; come
pure non hanno avuto nemmeno l’effetto di deterrente; come del resto altre
leggi quali ad esempio per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e per i
reati stradali… in sensibile aumento. Nel contempo il mondo del lavoro in tutti
i settori (compreso l’indotto), e quindi dell’economia, è andato incontro ad
una crisi locale incontenibile con coinvolgimento europeo. Molte le prese di
posizione da parte di associazioni, movimenti (compresi i negazionisti), partiti
di opposizione e di maggioranza, oltre alla comune opinione pubblica, che hanno
fatto sentire la loro voce creando una maggiore confusione, ancorché alimentata
dalle molte presenze in talk show televisivi dove molti ospiti esponevano e
continuano ad esporre il proprio punto di vista… spesso discordanti tra loro,
ma intanto il nemico invisibile inesorabilmente continua a mietere vittime.
Ora, se si può ipotizzare un provvedimento un po’ più restrittivo come il cosiddetto
“coprifuoco” parziale (mi si perdoni il termine virgolettato), tale limiterebbe
la libertà personale (e collettiva) in determinati orari della giornata. Ma
benedetto Iddio, se questo provvedimento ha un senso pratico con l’intento
risolutivo ben venga, e verrebbe da dire che poteva essere considerato sin
dall’inizio dell’andamento pandemico, e che forse in poco tempo ne saremmo
usciti fuori in modo definitivo. La storia insegna che ogni azione di forza con
ripercussioni sulla libertà della Persona ha in parte effetti deleteri ma al
tempo stesso, visto che si tratta di agire a tutela dell’intera collettività, i
risultati finali potrebbero essere positivamente scontati.
La battaglia contro virus e
batteri a causa di malattie è antica quanto la storia dell’umanità
(nell’immagine l’epidemia della peste), dato che questi microrganismi convivono
da sempre con noi sul pianeta, e il più delle volte ne siamo usciti vincitori,
sia pur a caro prezzo. Ma oggi, da queste vicende del passato, possiamo
imparare rilevando l’attuale “convivenza” con il virus mettendo in atto tutti
gli strumenti che i nostri antenati non avevano, ma senza protagonismi,
nazionalismi ed azioni poco ponderate… Ma come sempre l’uomo, specie il
politico, non considera mai l’insegnamento della storia perché offuscato dalla
presunzione e dall’orgoglio. Ma chi sono io per approcciare questa breve
“analisi”? Sono semplicemente un cittadino come tanti altri (e forse con un
“passo in più” visto che da anni analizzo con razionalità e divulgo determinati
problemi sociali, specie inerenti alla salute), che non crede e non ha mai
creduto (per convinzione propria e non impressami da alcuno) nel politico di
turno che, salvo qualche lodevole eccezione come alcuni illuminati giuristi del
passato, non è mai riuscito a tenere in piedi una Nazione dal glorioso passato.
E festeggiare il 150° dell’Unità d’Italia non ha certo dimostrato qualche
insegnamento, ma solo una azione di facciata (sic!). Questo mio esporre vuole
essere comunque un contributo per mettere in “disccussione” le scelte che
determinati personaggi fanno per salire al potere, senza avere quella
necessaria certezza delle competenze per il ruolo che andranno ad esercitare.
Forse questa considerazione è troppo semplicistica, ma intanto i fatti odierni,
come tanti altri precedenti, sono la palese dimostrazione che l’ambizione al
potere si antepone sempre (o quasi) al bene della collettività. Personalmente
non conosco l’attuale premier e tanto meno il suo entourage, ma mi è sufficiente
soppesare il suo esprimere e le sue decisioni quasi come un exploit quotidiano,
e ciò indipendentemente da tutte le altre voci di opposizione… sia pur in parte
discutibili. Ora, la ratio vuole che quando si intende intraprendere un ruolo gestionale
pubblico (e non) nella vita bisogna possedere tutte le necessarie credenziali
per poterlo svolgere, e non ricoprirlo solo perché si è stati eletti da
fedelissimi e simpatizzanti. Ma tant’è! Sta di fatto, dunque, che continuiamo
ad essere sudditi di un sistema aggravato dal “cancro burocrazia” e, di questo
passo (pandemia permettendo), quello che io definisco il “fenomeno irresponsabile dell’arretratezza”, potrebbe procurare
ulteriori pesanti ricadute rendendo vane le piccole/grandi conquiste.
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