LA SCARSA SOLVENZA DELLA POLITICA DI FRONTE ALL’EVENTO PANDEMICO
Troppe voci di politici emergono dal pulpito ed altrettante da quelle
della Scienza medica: un mix di opinioni e suggerimenti che non porteranno a
felici soluzioni in tempi brevi, se non a prezzo di interminabili sacrifici e
comportamenti irrazionali
di
Ernesto Bodini
La situazione che stiamo vivendo sotto i più diversi aspetti a causa
della pandemia, continua a stravolgere la vita e la mente di tutti, chi in un
modo e chi in un altro. Sono sempre pluriquotidiani i bollettini che informano
su i nuovi contagi, ricoveri, guarigioni e decessi; come pure è un continuum di
dichiarazioni spontanee o per interviste rilasciate da molti politici, giornalisti,
psicologi, clinici specialisti e cattedratici, etc. che, a vario titolo,
esprimono certezze, perplessità, accuse, previsioni e se non anche sentenze più
o meno allarmistiche e in taluni casi più promettenti e confortanti
sull’epilogo della pandemia. Inoltre, si continua a dare largo censo al vissuto
in itinere di vip o altre personalità che, colpiti dal virus, hanno superato o
stanno superando il loro dramma, con l’aggiunta “profetica” del tipo; «… se fosse stato ricoverato qualche ora più
tardi, non avrebbe superato la grave crisi infettiva», oppure: «… grazie al suo temperamento e ai suoi
trascorsi di combattente è in grado di migliorare costantemente». Poi ci
sono gli attacchi ai politici, in parte giustificati, che non sanno gestire la
situazione non facendo altro che emettere normative, decreti e al seguito
svariate rettifiche senza fine… Ma come si fa a condurre un Paese quando si ha
la presunzione di saperlo condurre in qualunque situazione esso si trovi,
pontificando a destra e a manca pur avvalendosi di comitati di esperti? E in
particolare, quanti dei 945 scalda scranni attuali hanno la cultura dal punto
di vista giuridico, amministrativo e tecnico per deliberare nei vari ambiti
come Istruzione, Sanità, Economia, Giustizia, etc.? Si tenga presente che tra
gli analfabeti di ritorno vi sono sicuramente anche alcuni di questi lor
“signori” (si noti la “s” minuscola), e questo lo si può constatare consultando
alcuni social (anche in sede di Parlamento) perché, ad esempio, cultura
generale, storia, geografia e politica nazionale e internazionale sono materie
di un primo ma deludente approccio e, detto per inciso, non è solo un titolo
accademico che determina il sapere, perché una persona (quindi anche un politico) non può dire di aver
completato la propria istruzione se non ha imparato a vivere con un problema
insolubile. Ma ben sappiamo, o dovremmo sapere, che la politica è (forse)
l’unica professione per la quale non si considera necessaria nessuna
preparazione specifica, ed è anche per questa ragione che ignoranza e
presunzione sono il filo conduttore di un Paese destinato ad un continuo
regresso. E, a parer mio, non c’è presidenza della Repubblica che tenga…
Pessimismo? Non credo proprio perché la crescita
di una Nazione non si misura solo in base alle avanzate teconologie e alla
conquista di certe libertà, ma al grado di saggezza e razionalità con le quali
poter dominare il bene sul male, il giusto sull’ingiusto, eliminando di default tutto ciò che è nocivo,
irrazionale e superfluo… a cominciare dalla burocrazia. Personalmente sono
convinto, quale costante osservatore e opinionista delle problematiche sociali
che, oltre a quanto su esposto, la costante disomogeneità nel gestire
determinate situazioni, specie se di immani proporzioni come quella della
pandemia, non fa che rendere impossibile una reale soluzione soprattutto in
tempi brevi e, nello stesso tempo, disorientare la popolazione che si vede
“costretta” a dare ascolto all’uno o all’altro. E la disomogeneità è tanto più
estesa quanto più assiduo è il presenzialismo che, abbinato alla presunzione e
all’egocentrismo, tanto in Italia quanto all’estero, determinano quanto
sosteneva Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1881),
ossia: «Ciascuno è responsabile di tutto dinanzi
a tutti». Ma
in Italia le responsabilità gli interessati se le scrollano di dosso, e spesso
sono addebitabili a quel rarissimo onesto politico e, a ricaduta, ai cittadini…
senza colpa.
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