SCONCERTO, TIMORI E
PREOCCUPAZIONI… INSEGUONO L’UMANITÀ
Riflessioni e considerazioni sulla esistenzialità in periodo pandemico
di
Ernesto Bodini
È sempre più preoccupante l’andamento di questa pandemia (a causa del
virus Covid-19), tanto a livello nazionale che mondiale. E questo non solo per
il continuo aumento di casi: infetti sintomatici e asintomatici, soggetti al
tampone oro-faringeo, ricoveri, guariti, decessi, se non anche volontari per la
sperimentazione vaccinica (assai precoce…); ma anche per il perpetuarsi di
dichiarazioni e pareri provenienti da più parti sulle cause, sulla terapia,
sulle responsabilità e sulla continua elargizione di pronostici sul futuro
delle nazioni. Nel frattempo, oltre alla richiesta-offerta di interviste da
parte di addetti ai lavori e non (alcuni invitati con il riconoscimento di un
certo compenso), articoli e pubblicazioni editoriali danno largo censo alle più
disparate affermazioni spesso in contraddizione tra loro (clinici, operatori sanitari
in genere, politici, psicologi, opinionisti, associazioni, religiosi, gente
comune, etc.); un surplus di voci sovrapponibili che disorientano al quanto
l’opinione pubblica ancorché frastornata da tutte quelle cifre in una continua
altalena. Gli accesi dibattiti sono quindi all’ordine del giorno, se non delle
ore, i cui animi ferventi sembrano non considerare nel modo dovuto chi si
ammala e chi passa a “miglior vita”. Una insensibilità favorita dalla retorica
che non tiene conto di quanti, e soprattutto come, si sono prodigati (taluni a
rischio della propria vita) e si stanno prodigando per gestire la situazione
dal punto di vista medico-sanitario e organizzativo, tra molteplici difficoltà
in costante conflitto con la virulenza invasiva e con la morte ma anche con se
stessi, sino a rasentare il burnout e lo sfinimento, per non parlare poi del
non adeguato loro riconoscimento economico; mentre chi dall’alto pontifica è
ben protetto ed economicamente appagato… Da qui anche il problema di molte famiglie
in serie difficoltà di sopravvivenza e nulla appare all’orizzonte a loro
conforto (sic!). Da tutto ciò ne consegue che la quotidiana lotta intestina di
molti richiama il concetto di giustizia-ingiustizia, inteso nella capacità da
parte degli amministratori pubblici (politici e politicanti) di valutare e
gestire che, di fatto, hanno letteralmente in mano il destino di una
popolazione. Ma per giungere a queste considerazioni bisogna necessariamente
essere degli addetti ai lavori (direttamente o indirettamente), oppure chiunque
con un po’ di raziocinio può esprimersi in merito? Premesso che tutti hanno il
diritto di esporre i propri pensieri e le proprie opinioni, credo che alla base
di tutto, e da parte di tutti, si debba considerare il concetto etico della
vita e ciò richiede maggior rigore nel rispetto della Persona specie se si
trova nell’oasi della sofferenza, e con essa ogni figura votata a sostenerla
nel lenire le sue pene. L’amarezza del limite umano è purtroppo presente in
ognuno di noi e sempre poco si fa per renderla più accettabile, poiché non
basta una pillola o un vaccino a risanare un corpo malato, ma dare soprattutto valore
(non materiale) al proprio Io
riconoscendo i propri limiti con l’intento, però, di superarli con le armi
dell’umiltà, della modestia, della sobrietà e della responsabilità, perché
ritengo utile rammentare che il sapere è conoscenza, il saper fare è capacità,
e il saper essere è intelligenza. Una triade forse scontata, ma che in realtà
di fronte ad eventi avversi non è mai congiunta. Ecco che l’Ego si insinua per primeggiare vantando
titoli e inseguendo onori come l’attuale nazionalismo che, a mio mi avviso, nel
contesto attuale non ha nulla di patriottico e la incontrollata competitività è
sinonimo di disomogeneità. Non vorrei dare l’idea del facile dispensatore di
giudizi come strali, ma ritengo che queste mie modeste considerazioni
rispecchiano la necessità di invocare meno plateali apparizioni e meno parole,
ma più fatti rispettando il lavoro di ognuno soprattutto di coloro che ogni
giorno sono in trincea chini su un microscopio, al capezzale di un paziente
infettato, accanto ai suoi familiari, e in silenzio di fronte a chi non ce l’ha
fatta. Medici, infermieri, ricercatori, psicologi, Oss e volontari sono il
concreto esempio di una consistente lezione di vita per chi pretende di saper
gestire situazioni come quella attuale che, all’occhio di tutti, richiede doti
che generalmente il politico non ha… naturalmente nel rispetto delle debite e
doverose eccezioni. Del resto, come diceva Martin Luther
King (1929-1968): «La salvezza dell’uomo è nelle
mani dei disadattati creativi».
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