BUROCRAZIA: UN MALE DA ESTIRPARE PER NON SUBIRE
OGNI GIORNO
Un sistema
vessatorio che in Italia dura da molti decenni. Tutti ne invocano l’abolizione
ma nessuno sa come fare, mentre in realtà i politici più “sottilmente” hanno
interesse a mantenerlo, perché in caso contrario si destabilizzerebbe il
sistema… a loro sfavore.
Ecco alcuni
suggerimenti su come si potrebbe agire per contrastare questo fenomeno
di Ernesto Bodini
Per affrontare questo argomento potrei
iniziare con un mio aforisma, che dice: «Quando
la proverbiale mancanza di elasticità del burocrate si combina con l’ottusità e
la meschinità del suo agire istituzionale, il risultato può far vacillare la
mente» (la sua, ovviamente). Ora, si sa che le provocazioni non sempre
vengono intese e recepite nel giusto intendimento di chi le annuncia o le
compie, ma quando si tratta di rivedere certe posizioni per contestare un
sistema, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, io credo che ben vengano le
provocazioni con fini costruttivi razionali, anche se all’atto pratico non sempre
potranno avere un seguito. Questo inizio di articolo per richiamare
l’attenzione sul “cancro burocrazia”, un fenomeno prettamente made in italy che da circa un secolo ma
soprattutto in questi ultimi decenni, persegue i cittadini di qualsiasi ceto
socio-economico e culturale, e qualunque sia il regime governativo… forse un
po’ meno nei primi anni dopo la Costituzione della Repubblica. Troppe volte la
si menziona, la si subisce, la si odia e la si condanna, ma mai nessuno ha
intrapreso caparbiamente l’impegno per ipotizzare una più diretta azione per come
farvi fronte, a cominciare dalle realtà locali per poi affrontare la realtà
apicale, ossia la sede dei Ministeri, vera e propria fucina del sistema. A mio
avviso, che da tempo studio il problema dal punto di vista sociale e della
divulgazione, ritengo che non sia un’utopia contrastarla in concreto perché non
è detto che non si possano attuare determinate azioni (non certo sovversive…
Dio me ne guardi), tese ad affrontare di volta in volta tutte quelle vessazioni
che penalizzano il cittadino quasi quotidianamente, da parte di questo o quel
burocrate di una qualunque P.A. In primis, si tratta di prendere in
considerazione tutti quegli accorgimenti (anche i più banali) che consistono
nell’avere determinati requisiti da parte di ogni cittadino, che qui vado
brevemente ad elencare. Anzitutto, nei confronti di ogni P.A. bisogna essere sempre
dalla parte della ragione, quindi identificarsi sempre chiaramente dal punto di
vista anagrafico (ed eventualmente specificare il proprio ruolo), avere ben
presente ogni volta a chi ci si deve rivolgere, rispettare ruoli e competenze
dei propri interlocutori, esporre i problemi con chiarezza e senza riferimenti
(se non richiesti) di terzi assenti, ai colloqui prendere appunti e se il caso
registrare i dialoghi, esporre richieste e rispondere sempre per iscritto
avendo cura di trattenerne copia… anche per un certo periodo di tempo. Alla luce di questi
“semplici” e iniziali suggerimenti bisogna tener conto della incongruenza della
maggior parte della popolazione, la quale lamenta ma spesso non si attiene alle
norme e alle procedure, inoltre non di rado alla prima minima difficoltà abbandona
ogni azione per perseguire il proprio fine… lasciandosi sopraffare. Ma
l’assurdo è che molti spendono denaro in molte attività ludiche o associandosi a
partiti e aderendo a movimenti vari senza nulla approdare e tanto meno
ottenere, anche perché non sarà certo un partito politico od una associazione a
sostenere (rare eccezioni a parte) in modo determinante il cittadino nella
lotta contro la burocrazia. Come azione più diretta e probabilmente più
“dirompente”, si pensi invece se ciascun cittadino individualmente e non
collettivamente, perché questo è determinante) spendesse il prezzo di una
raccomandata, sia per lamentare una ingiustizia, fare una richiesta o per esporre
una formale diffida; quasi sicuramente il maggior effetto di questa azione avverrebbe
se la corrispondenza pervenisse in contemporanea a tutti burocrati interessati
(ministri compresi) ma da parte di centinaia di migliaia o addirittura di
milioni di cittadini; ossia se questa immane quantità di raccomandate dovesse
inondare ogni giorno le loro scrivanie.
Ciò comporterebbe da parte dei burocrati il
protocollare o registrare tale corrispondenza, e nella maggior parte dei casi
(laddove siano motivati) dover rispondere ai mittenti delle raccomandate.
Questi miei suggerimenti, per quanto apparentemente banali e utopistici, non hanno
nulla di illecito, di offensivo e tanto meno di reazionario, ma sono il frutto
di un’analisi del fenomeno burocrazia che conduco da diversi anni, avendo
peraltro constatato che la P.A. si rivolge al cittadino sempre per iscritto,
mentre quest’ultimo quasi mai… se non vi è costretto dalla forma e dall’iter
procedurale. Bisogna infatti considerare che la burocrazia è spesso
caratterizzata dalla immane produzione di carta (leggi, decreti, delibere, normative,
etc.) e ciò richiede la relativa interpretazione, che spesso è assai soggettiva
ed, ancor peggio, la maggior parte dei cittadini (avvocati a parte) non è
dotata di nozioni giuridico-amministrative e tanto meno della capacità di
interpretarle. Ma quello che sconcerta è che i burocrati, quindi i dipendenti
della P.A., sono anch’essi dei sudditi e quindi soggetti a loro volta a subire
ingiustizie e vessazioni da parte dei loro “colleghi”, e ciò nonostante il sistema
continua ad essere tale, come dire che il male si ritorce su se stessi (una
sorta di masochismo davvero inspiegabile, sic!). In buona sostanza sarebbe
auspicabile disertare i comizi di piazza isolando chi ha l’ambizione di salire
sul pulpito che non suggerisce certo come alienare concretamente e in modo radicale
la burocrazia, ma dedicare la modestissima risorsa economica recandosi tutti
all’ufficio postale e spedire quella benedetta raccomandata inondando la
scrivania dei burocrati, magari una o due volte… e attendere tutti un riscontro
che, in base alla Legge 241/1990 (specie se si fa richiesta di accesso agli
Atti amministrativi), deve pervenire entro 30 giorni. C’è chi sostiene che la
questione della burocrazia in Italia non si risolverà mai se non con una
rivoluzione, ma io non sono d’accordo perché la violenza è indice di inciviltà
e comporta ulteriore violenza, mentre questi miei suggerimenti sono decisamente
in antitesi, più pacifici e più democratici, proprio perché dettati dal buon
senso e dalla razionalità. Quindi, non
resta che provare!
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