BREVE
DISAMINA SUI LIMITI DELLA LICEITÀ SOPRATTUTTO VERBALE
Nel
giornalismo sovente vi è eccesso di turpiloqui e lo si tollera
per
favorire l’audience a discapito della buona comunicazione
di Ernesto Bodini
La
continua escalation dell’aggressione verbale e del turpiloquio in televisione stupisce
ancora? A ben osservare in vari programmi direi di no (semmai attira ed emula) in
quanto il mondo dell’informazione e quindi della comunicazione da tempo ha
preso una piega trascinante che per la gran parte ha oltrepassato i confini
della liceità: non c’è talk show a livello nazionale che non abbia ospiti
dall’eloquio senza freni (i cui epiteti sono impronunciabili) ancorché
alimentato da una focosa gestualità, nonostante gli argomenti in discussione
siano di una certa importanza e serietà. E quel che è peggio, che tra i
conduttori-moderatori vi sono quelli che non intervengono sugli ospiti
“indisciplinati”, e quelli che non sanno né condurre né moderare. Assistiamo
quindi ad una passerella di protagonisti più o meno noti che, sia pur incalzati
dal moderatore e/o conduttore (per mero edonismo), fremono per esporre il loro
“sapere” e imporsi con una certa veemenza e, manco a dirlo, ad ogni affermazione
“ad effetto” è inevitabile l’irrefrenabile applauso dei presenti in studio,
fatta eccezione per quest’ultimo periodo in cui negli studi non è previsto il
pubblico causa emergenza del Coronavirus. Per quanto riguarda le rubriche
dedicate alla politica i toni degli ospiti sono sempre più accesi, e
solitamente si fa sentire chi più alza la voce tant’é che ben poco si comprende
ciò che va dicendo l’uno o l’altro. In fatto di scurrilità e gratuita arroganza
vi è soprattutto un personaggio assai criticato che la fa da padrone e, nonostante
il tono aggressivo ed offensivo nei confronti dei suoi interlocutori, è spesso
invitato in quasi tutti i programmi di opinione sia per la consistenza di
alcune sue tesi che per le sue competenze in alcune materie, tant’é che riesce
a zittire tutti... Ma in lui non vi è certo coerenza tra il sostenere
l’interesse e l’apprezzamento dei Beni culturali con la mancanza di rispetto
delle persone (sic!). Questa rilevanza non ha nulla a che vedere con il pudore
e nulla di personale giacché non lo conosco, ma più semplicemente con quello
della buona educazione e quindi del rispetto dei presenti negli studi
televisivi e dei telespettatori. Ma purtroppo la massa vociante, ossia il
cosiddetto popolino (senza offesa), non solo non prende posizione ma addirittura
si compiace degli exploit di quello che è oggi una sorta di beniamino ben
pensante, tanto urlante quanto offensivo, e presenzialista come il prezzemolo
(chi è ovunque non è da nessuna parte!), così che il sistema diventa una
consuetudine sempre più pregnante nell’ambito della comunicazione tanto che
talvolta è pure imitato… Quindi, a conti fatti, chi può ritenersi un buon
comunicatore? Volendo rispondere a questa domanda mi viene in mente, ad esempio, Tribuna Politica, rubrica televisiva dell’allora Programma Nazionale
(oggi Rai 1) incentrata proprio sui fatti della politica (preceduta dalla
analoga Tribuna Elettorale),
professionalmente ben condotta da Jader Iacobelli (1918-2005) e successivamente
da altrettanti valenti colleghi. Un percorso relativamente breve degli anni ’60
che, proprio per signorilità ed etica di impostazione, delle stesse oggi si ha
nostalgia.
E
per quanto riguarda la carta stampata, a mio avviso oggi non si leggono più
firme che hanno fatto onore alla famosa Terza
Pagina il cui esordio risale al 1901 a cura del Il Giornale d’Italia e in
seguito sviluppata dal Corriere della Sera e da La Stampa. Senza nulla togliere
agli odierni professionisti delle ultime generazioni (che a mio parere non sono
molti), oggi il mondo del web ha “spodestato” (almeno in parte) il bel scrivere
su carta e il bel leggere; tuttavia bisogna fare i conti con la realtà in cui
si guarda un po’ meno all’eccellenza espositiva e di più alla performance
televisiva, dove le comparse (meglio sarebbe dire comparsate) di giornalisti e
non si confrontano, gareggiano e producono impatto mediatico a ogni piè
sospinto. Questa mia breve disamina non ha alcun tono di acredine e né vuole
essere parte dei pudici, ma un modesto “richiamo” alla compostezza del bel
esprimere orale e scritto, rendendo onore al giornalismo quale nobile
professione e nel contempo favorire il fruitore, lasciando fuori dalla porta
aggressività e turpiloqui… se vogliamo un Paese che cresca e sia competitivo in
cultura ed educazione. Ma è bene tener presente che correggere un ignorante, un
presuntuoso e un arrogante (anche se colti ed istruiti), prima o poi ce li
faremo nemici!
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