QUANDO GLI AFORISMI FERISCONO PIÙ DELLE ARMI
Due autori “esperti in
sentenze” draconiane che lasceranno il segno in una Europa che non potrà vedere
la luce di una completa unione nei sentimenti di pace
di
Ernesto Bodini
Per fortuna forse non sono
molti i Paesi che hanno avuto (ed hanno) come presidente o un ministro despota,
se non di fatto quanto meno dal punto di vista morale. Capi di Governo e di
Stato di poca lungimiranza ed ancor meno sensibilità verso i loro connazionali
e la popolazione in genere e, volendo rievocarli tutti, sarebbe alquanto penoso
ma l’attualità mi porta a citarne due dalla recente performance... In tempo di
pandemia (Coronavirus) prima di ammalarsi lui stesso e rivolgendosi ai suoi
connazionali, il premier inglese Boris Johnson (1964) ha esordito pubblicamente
dicendo: «Abituatevi a perdere i vostri
cari», una stilettata nel cuore e nell’animo ai suoi sudditi e a quanti
l’hanno recepita; ed è stato il pronome sottinteso voi in luogo del noi, a
creare maggiore angoscia poi, per “pareggiare i conti”, il destino ha fatto in
modo che il virus lo infettasse a sua volta e, poco tempo dopo, lo stesso destino
lo ha liberato facendolo tornare al suo rango di premier, lasciandosi alle
spalle una scia di polemiche.
Il secondo infelice aforista è
il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (1955) il quale, conversando con alcuni
suoi sostenitori davanti al palazzo presidenziale di Brasilia ha affermato: «Mi dispiace per le vittime del Covid ma moriremo
tutti». E ad una sostenitrice che gli chiedeva “una parola di conforto”,
Bolsonaro ha risposto: «Abbi fede che
cambieremo il Brasile»; e alle persone in lutto, che sono tante, cosa dice?
«Mi dispiace per tutti i morti, ma è la
fine di tutti noi», ha replicato. Poche parole che sanno di sentenza tanto
pleonastica quanto irriverente, pronunciate proprio mentre nel Paese cresce
sensibilmente il bilancio delle persone che hanno perso la vita a causa del
Coronavirus (oltre 31 mila). Ma facendo una breve ricerca, si scopre che questo
“signore” ha una certa predisposizione per gli aforismi facili e pungenti
(quelli più intelligenti dal punto di vista letterario solitamente sono intrisi
di nobiltà) e “ad effetto”, tant’é che alcuni non sono poco inquietanti e che
vale la pena citare. «L’unico sbaglio
della dittatura è stato quello di torturare e non di uccidere», «Un poliziotto che non uccide non è un
poliziotto», «Sono favorevole alla
tortura, e anche il popolo lo è», «Pinochet
avrebbe dovuto uccidere più persone», «Lo
stato è cristiano e le minoranze che non tollerano ciò possono lasciare il
Paese». Vere e proprie perle che non brillano ma sono opache quanto oscuri
sono i suoi sentimenti, non certo degni per un capo di Stato. Questi governanti
hanno certamente famiglia e credo sia assai preoccupante immaginare le
conseguenze di questa immorale eredità; inoltre anche tutti gli europei non
sarebbero fieri di essere così rappresentati proprio perché feriti dai loro
dardi imbevuti di quel veleno… purtroppo senza antidoti. Ma anche qualche
politico e governante italiano ha dato il meglio di sé in fatto di non etica
comportamentale e verbale, e citarli sarebbe come aprire una ennesima piaga nel
nostro lacerato Paese. C’è però chi sostiene che la sostanza è più importante
della forma, ma santiddio, io mi chiedo: a cosa serve educare la popolazione
avvicinandola ai sani principi della propria Costituzione, invogliarla a
leggere di più, a proporsi con iniziative socio-culturali ed altro ancora, se
poi chi la rappresenta scende negli inferi di quella che io definisco blasfemia
concettuale? Purtroppo in buona parte siamo rappresentati da Esseri che, pur di
attirare l’attenzione dei propri sudditi, non esitano a peccare di
protagonismo, e questo conferma che quasi
sempre la politica rovina il carattere degli stessi politici,
specie se al potere.
Nelle foto: B. Johnson e
J. Bolsonaro
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