TRA I DILEMMI ESISTENZIALI
ANCHE QUELLO DELLA SOLIDARIETÀ
Non sempre il donare ad
altri è spontanea solidarietà, talvolta è anche appagamento
del proprio Ego e
“conforto” della propria coscienza. La donazione di organi
a scopo terapeutico
resta la massima espressione dell’indole positiva umana
di
Ernesto Bodini
Uno degli enigmi che
affliggono l’umanità è l’incertezza della vita post-mortem, e al tempo stesso
anche quelli relativi alle nostre origini; e ciò, indipendentemente dalle
proprie basi culturali e dalla propria fede religiosa. Poiché nel corso dei
secoli, quindi millenni, la specie umana si è evoluta attraverso una miriade di
eventi che l’hanno condizionata in bene e in male, il concetto socio-culturale
e pragmatico della solidarietà tra i propri simili io credo che sia sempre
esistito, come pure quelli dell’egoismo e del menefreghismo; per non parlare
poi delle abominevoli nefandezze ed atrocità perpetrate individualmente e
collettivamente tra esseri umani e nei confronti dei beni della Natura. Ci sono
popoli che sono progrediti per migliorare il bene comune proporzionalmente
all’epoca di appartenenza, offrendo il meglio di sé, ma ciò nonostante sono
ancora molti i lati negativi che ostacolano ogni buona intenzione per un
crescere sereno e in un clima di tolleranza e condivisione. Ecco che, con il
tempo, un po’ in tutto il mondo, sono nate varie forme di associazionismo e
movimenti popolari accomunate da quel filo conduttore che è la pacifica convivenza.
Ma qual è il Paese più evoluto in tal senso? Non credo esista un elenco
dettagliato in proposito anche se c’é ragione di sostenere che non siano pochi,
ma certo non sufficienti a “soddisfare” l’intera collettività; del resto la
Genesi non lascia grandi spazi all’ottimismo… Per quanto riguarda la
solidarietà degli italiani vi sono realtà davvero encomiabili, votate anche a
tutelare la dignità e la vita del prossimo: dal missionariato, alla filantropia
e al puro associazionismo intervenendo sui molteplici fronti del bisogno umano.
Le nostre “risorse umane” sono rappresentate da almeno 5-6 milioni di volontari
contraddistinti dalle proprie sigle e loghi di appartenenza ma tutte, con rare
eccezioni, agiscono non senza richiedere più o meno esplicitamente alla
collettività piccoli contributi per sostenere la propria attività organizzativa
ed operativa, ma nel contempo mettendola
a “disagio” dovendo scegliere se dare l’obolo a questa o a quella associazione.
A mio avviso è una sorta di condizionamento etico-morale assai grave, con la
conseguenza che il dover scegliere favorisce una realtà bisognosa piuttosto che
un’altra. Purtroppo, alla luce di tanta ostentazione di solidarietà, anche se
con entità modesta il denaro si frappone all’interno del sistema perché spesso
funge da “veicolo conduttore”, cui segue l’inevitabile ed ancestrale detto
evangelico: «È più facile che un cammello passi per
la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Ma anche voler e saper condividere la gioia
altrui è un atto di generosa bontà, e in primis la volontà di donare il proprio
sangue o lasciare i propri organi a scopo terapeutico (dopo la nostra
dipartita) ad uno o più possibili riceventi, come pure la donazione samaritana,
ossia la donazione da vivente di un rene; oppure “sacrificarsi” intervenendo in
casi di calamità naturale o di emergenza epidemica come quella attuale. Atti
che certamente contemplano il massimo potenziale positivo della nostra indole
umana, e per questo meritano quella considerazione come esempio da trasmettere
ad ogni futura generazione. Quindi va da sé che la nobiltà d’animo non si
misura per ricchezza materiale, ma per ricchezza personale e culturale da
condividere. Questa è le vera nobiltà d’animo. Per contro, allora, chi possiede
ricchezza materiale, magari non perseguita ma semplicemente ereditata, si pone
il dilemma se ritenersi “penalizzato” o meno per il solo fatto di essere ricco
di beni pur volendo condividere parte delle sue ricchezze; e a fronte di questo
dilemma io credo che non conti tanto il privarsi delle proprie ricchezze
materiali, ma piuttosto lo spirito e il modo con i quali si intende privarsi…
magari in totale anonimato. Ma anche il povero (come il ricco) a volte non sa
porsi nel modo più etico di donare, il cui gesto intende mettere a tacere la
propria coscienza… Quindi, la generosità espressa con il sentimento della
solidarietà, a mio avviso, rientra tra i dilemmi esistenziali, proprio perché
l’impegno più arduo resta il saper vivere senza ledere alcuno, e soprattutto senza
volersi distinguere. Cosa questa assai rara in molti e, per certi versi, anche
in chi scrive in quanto cosciente dei propri limiti ma con l’onestà
intellettuale di ammetterli pubblicamente.
Commenti
Posta un commento