GOVERNARE
CON EGOISMO È UN ATTO DI IRRESPONSABILITÀ ETICO-MORALE
Un’azione che forse non si è manifestata nemmeno in epoca delle
storiche pandemie,
ancorché aggravata da molti lacunosi provvedimenti senza alcun
seguito concreto
di Ernesto Bodini
Dire
di essere esterrefatti è mero eufemismo se non addirittura retorica dovendo
porre all’attenzione di tutti ma soprattutto all’italiano un po’ “dormiente”,
che il premier Giuseppe Conte sa fare bene i (suoi) conti. Da quando è a capo
del Governo non fa che accumulare bordate di contestazioni per mala
organizzazione, come promuovere ed emendare decreti ponendosi in presenzialismi
alle conferenze stampa con promesse tanto illusorie quanto offensive per i
cittadini che rappresenta o dovrebbe rappresentare. Le contestazioni che va
accumulando ogni giorno, lui e il suo entourage, non gli vengono solo dalle
opposzioni ma anche da giornalisti che ne scrivono sui giornali e ne dicono in
sedi di talk show, come pure da quelle fievoli voci del cosiddetto popolino che
purtroppo poco conta, nonostante i suoi conclamati diritti e soprattutto oggi
che la gran parte di esso versa in condizioni di estreme necessità e conseguenti
disagi. Tra le infinite promesse, ad esempio, il pagamento a molti lavoratori della
cassa integrazione in deroga, ancora non versato, come pure bonus ed interventi
vari mai attivati per la ripresa del sistema lavorativo ed economico-finanziario.
Inoltre, uno dei provvedimenti tanto discussi di questo Governo è il Decreto n.
82 del 14/5/2020: “Modifica requisiti di
docenza lauree per infermieri”, riferito alla riduzione del numero di
docenti infermieri e alla scelta di sostituire i docenti infermieristici con
altre figure. Pertanto, in forma unitaria, le tre Organizzazioni Sindacali
della Funzione Pubblica (FP Cgil, Cisl FP e UIL FPL) chiedono un intervento
immediato di ritiro o modifica del decreto. E soprattutto in questo periodo di
pandemia il comparto sanitario lamenta a tutt’oggi la scarsità di fornitura di
quegli ausilii per lavorare in sicurezza, tant’è che al 24 aprile sono deceduti
150 medici (parecchi di loro non più in servizio ma che hanno voluto aiutare i
colleghi strutturati), e 39 infermieri 4 dei quali si sono tolti la vita… C’é
chi sostiene che l’Italia è stato il primo Paese ad intervenire non appena a
conoscenza dell’effetto endemico/pandemico, altri invece sostengono che si sia
ritardato non poco e, come se non bastasse, con scarsissimi mezzi di supporto
agli operatori nonostante il notevole contributo operativo di molti volontari.
Anche se mi rendo perfettamente conto che giudicare e sentenziare quando si è “al
di fuori” dal Centro di potere è assai facile, la realtà dei fatti è talmente
tangibile che non lascia spazio ad incertezze di sorta, ed è inevitabile
puntare il dito sugli attuali governanti capitanati dal “Conte di Monte Italia”, parafrasando l’opera letteraria “Il Conte di Montecristo”, di Alexandre
Dumas, che comprendeva i concetti di giustizia, vendetta, perdono e
misericordia. Ma vogliamo approfondire un retroscena “ad personam”? Per quanto
si voglia essere cristiani non si può avere misericordia (nulla a che vedere
con sentimenti di vendetta) verso un capo di Governo che, con l’avvicinarsi
dell’epidemia, ha pensato bene (come riporta il quotidiano IL TEMPO.it del 12
aprile scorso) di approvvigionarsi di materiale sanitario utile a proteggersi
dal Coronavirus, dalle mascherine ai guanti al gel, e perfino i camici e le
bombole di ossigeno non pensando però ai suoi connazionali, ma prima di tutto a
se stesso… e ai suoi collaboratori. «Perché
in pieno mese di febbraio – recita un passo del quotidiano romano – circa due settimane prima che il Governo
chiedesse a Consip di cercare di fare la stessa cosa per tutti gli altri
italiani, sono iniziati con successo gli acquisti di Palazzo Chigi per
proteggere Conte e chi lavorava con lui». Un fatto disdicevole che non è
certo conosciuto ai più, e intanto gli italiani continuavano e continuano ad
ammalarsi e a morire nonostante il comparto sanitario lotti costantemente sul fronte
dell’emergenza 24 ore al giorno. Un tempo, chi voleva sottrarsi ai rischi di
un’azione promossa e perorata da se stessi, diceva: «Armiamoci e partite»; oggi invece, chi vuole essere ligio al
proprio dovere ed animato dalla solidarietà, si trova a dover dire: «Armiamoci e partiamo». Tra questi ultimi
(medici, infermieri e tecnici sanitari di radiologia medica) parecchi non sono
più tornati, precedendo (loro malgrado) anche il premier Conte che,
probabilmente, se non crede di essere immortale quanto meno si illude di
governare bene il Paese, ma quasi certamente non potrà sottrarsi al Giudizio
Universale… ammesso che sia credente! Intanto, però, qualcuno non ha perso
tempo perché, come titola il quotidiano La Verità dell’1 aprile scorso: «Conte denunciato per le migliaia di morti
;
e il sommario recita: «Due avvocati di
Roma hanno presentato un esposto contro il premier, la Lamorgese e Speranza per
non aver preso provvedimenti fino allo scoppio dell’epidemia a Codogno. Se
Salvini è indagato per la Sea Watch, Giuseppe dovrà pur rispondere
dell’acatombe».
Demagogia
europea
A
questo punto vogliamo parlare di Europa, giacché l’Italia è uno dei fondatori
dell’Unione Europea? Pur non entrando nel dettaglio politico, che richiederebbe
un costante aggiornamento dei moltissimi aspetti, non credo di ripetermi
inutilmente se rammento che il fondamento della libertà, della giustizia e
della pace nel mondo, è il riconoscimento della dignità e dell’uguaglianza di
tutti gli uomini. Sin dall’800 si auspica la creazione di un mondo in cui tutti
siano liberi dalla paura e dalla miseria, condizione imprescindibile perché
ogni individuo possa pensare, vivere ed esprimersi liberamente. Ma non basta
affermare che tutti gli uomini sono liberi ed uguali se la povertà e
l’esclusione, l’analfabetismo e la disoccupazione impediscono a molti di godere
in egual misura delle opportunità che la vita offre rendendo nei fatti per alcuni difficile, se non impossibile,
esercitare pienamente i propri diritti ed esprimere la propria personalità. Ma
come si fa a garantire questi diritti, compreso quello della tutela della
salute, quando ai numerosissimi incontri al Parlamento Europeo ognuno
pontifica, sentenzia (magari anche con reciproche accuse) vantando magari
questo o quel merito propositivo-innovativo? Sulla Carta dei diritti si leggono
tutti i giorni giudizi entusiastici e questo dovrebbe contribuire a rafforzare
l’identità europea dei cittadini e colmare
lo scarto di interesse, fiducia e coinvolgimento tra questi e le
Istituzioni comunitarie. Ma alla luce dei fatti relativi a questi ultimi anni
non mi pare che tale entusiasmo sia giustificato, e non è certo il caso essere
degli statisti o dei politici attempati per rilevare una dilagante
disomogeneità parlamentare e politico-gestionale.
E in
merito all’impegno della ricerca per combattere la pandemia, in tutto il mondo oggi
sono oltre 100 i progetti per sviluppare un vaccino contro Covid-19, e la
sperimentazione più avanata pare essere dell’azienda cinese Can Sino Bio; ma a
parte questo Paese leader (o pseudo tale), gestire la salute umana implica doti
di assoluta integrità morale e non ambire quel traguardo: «Io sono stato il primo», anche se è lecito un po’ di spirito di
competitività. L’unione mondiale, come quella europea (Italia compresa), deve
avere come obiettivo il bene comune, quindi l’amore tra i popoli, ossia
qull’amore biblico che è altruistico e incondizionato; mentre quello del mondo
è caratterizzato dall’egocentrismo e dal senso di onnipotenza. Richiamando il
passo iniziale dell’articolo, c’è da augurarsi che i premier in avvenire non
seguano le orme di un Conte (e seguaci); anche perché non basta essere italiani
ed europei, bisogna che ognuno se lo dica almeno una volta, senza l’ipocrisia
che è propria di molti politici italiani e non. E questo, anche se la società
del XXI secolo, è così suddivisa: quelli che appartengono ad ogni genere di
benessere e ricchezza materiale, quelli che già conoscono la miseria e sono
predestinati alla perenne povertà, quelli che fanno parte del potere
prettamente decisionale, e quelli che sanno e possono tutto ma che non hanno
alcun interesse a dire o fare nulla.
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