PARLA IL VIRUS: UN MONITO PER
L’UMANITÀ
Per quanto ideale questo dialogo
vuole essere un invito alla riflessione di noi
tutti, e rimetterci in linea
migliorando i rapporti umani per un’esistenza migliore
di Ernesto Bodini
In questi giorni sono venuto a
conoscenza da una fonte social di un testo (incluso un video), il cui autore,
secondo la didascalia, viene definito una persona modesta in quanto non ha
ritenuto di firmarlo per non autocelebrarsi. È un testo che rispecchia esattamente
la realtà che stiamo vivendo, un monito per tutti noi e che a mia volta ritengo
utile diffondere, compreso più modestamente il mio personale commento finale. Questa
l’introduzione al testo integrale a cura dell’autore anonimo. «Ho riflettuto molto in questi giorni,
cercando di dare un senso, perché dopotutto un senso ci dovrà pure essere a
tutta questa assurda situazione che siamo costretti a vivere. Ho immaginato se
il virus potesse parlare, e ho immaginato
ciò che direbbe su una lettera potesse farlo. E queste sono le parole che sono riuscito a mettere su un foglio».
IL TESTO
«Ciao, sono
Covid-19. Molti di voi mi conosceranno più semplicemente come “Coronavirus”.
Eh, si, sono proprio io. Scusate il poco preavviso ma non mi è dato far sapere
quando arriverò, in che forma e forza mi presenterò da voi. Perché sono qui?
Beh, diciamno che sono qui perché ero stanco di vedervi regredire anziché
evolvervi, ero stanco di vedervi continuamente rovinare con le vostre mani, ero
stanco di come trattate il Pianeta, ero stanco di come vi rapportate l’uno
all’altro; ero stanco dei vostri soprusi, delle vostre violenze, delle guerre,
dei vostri conflitti interpersonali e dei vostri pregiudizi, ero stanco della
vostra invidia sociale, della vostra abilità, della vostra ipocrisia e del
vostro egoismo. Ero stanco del poco tempo che dedicate a voi stessi e alle
vostre famiglie, ero stanco delle poche attenzioni che riservate molto spesso
ai vostri figli, ero stanco della vostra superficialità, ero stanco
dell’importanza che spesso date alle cose superflue a discapito di quelle
essenziali. Ero stanco della vostra ossessiva e affannata ricerca continua del
vestito più bello, o dell’ultimo modello per apparire idealizzati; ero stanco
dei vostri tradimenti, ero stanco della vostra disinformazione, ero stanco del
poco tempo che dedicate a comunicare tra di voi; ero stanchissimo delle vostre
continue lamentele quando non fate nulla per migliorare le vostre vite. Ero
stanco di vedervi discutere e litigare per motivi futili, ero stanco delle
continue risse di chi governa e delle scelte sbagliate spesso di chi vi
dovrebbe rappresentare, ero stanco di vedere gente che si insulta e ammazza per
una partita di calcio.
Lo so, sarò
duro con voi, forse troppo, ma non guardo in faccia nessuno: sono un virus, la
mia azione vi costerà vite, ma voglio che capiate una volta per tutte che
dovete cambiare rotta, per il vostro bene. Ho voluto evidenziare tutti i limiti
della società in cui vivete perché possiate eliminarli, ho voluto fermare tutto
apposta perché capiate che l’unica cosa importante a cui dovete indirizzare le
vostre energie, d’ora in avanti è semplicemente una: la vita, la vostra e
quella dei vostri figli, e ciò che è veramente necessario per proteggerla,
coccolarla e condividerla. Vi ho voluti il più possibilmente rinchiusi e
isolati nelle vostre case, lontani dai vostri genitori, dai vostri nonni, dai
vostri figli e nipoti perché capiate quanto sia importante un abbraccio, il
contatto umano, il dialogo, una stretta di mano, una serata fra amici, una
passeggiata in centro, una cena in qualche locale, una corsa al parco all’aria
aperta. Da questi gesti deve ripartire tutto. Siete tutti uguali, non fate
distinzioni tra voi; vi ho dimostrato che le distanze non esistono: ho percorso
chilometri e chilometri in pochissimo tempo senza che voi ve ne siate accorti.
Io sono di passaggio ma i sentimenti di vicinanza e collaborazione che ho
creato tra di voi in pochissimo tempo, dovranno durare in eterno. Vivete le
vostre vite il più semplicemente possibile, camminate, respirate profondamente,
fate del bene perché il bene vi tornerà con gli interessi. Godetevi la Natura,
fate ciò che vi piace e vi appaga, e createvi le condizioni per non dover
dipendere da nulla. Quando voi festeggerete io me ne sarò appena andato. Ma
ricordatevi di non cercare di essere persone migliori solo in mia presenza.
Addio».
Un vero e proprio monito a tutti
noi che, pur soffrendo, non ci rendiamo conto (o forse si) che processi
invasivi come quello che sta coinvolgendo un gran numero di popolazioni, fanno
parte dei cicli esistenziali che taluni attribuiscono alla “volontà” Divina,
mentre altri più semplicemente (o comodamente) ritengono appartenere al fato.
In circostanze in cui si manifesta una sofferenza fisica o una morte cruenta, e
soprattutto inaspettata, non sono pochi i quesiti che possiamo porci; fra
questi, ad esempio, perché questa e non quella popolazione? Perché anche i
bambini, che ancora devono godersi la vita? Ed ancora. Perché una morte cruenta
e non una morte naturale? Obiettivamente non ci sono risposte oppure se se ne
individuano alcune, le stesse provengono dai nostri antenati filosofi e saggi nel
tentativo di lasciarci in eredità il conforto di poterci confrontare con le
loro deduzioni, sia pur in contrasto tra loro, ma sicuramente più illuminate…
anche se non del tutto esaustive. Altri autori sono i teologi i quali si
rifanno alla Bibbia e al Vangelo e quindi a quanto enunciato nella Genesi;
studiosi che possono pur aver profonde conoscenze filosofiche ma, a mio modesto
avviso, per certi versi possono essere considerati… di parte. Ma in
ogni caso bisogna ammettere che questa realtà resta un grande mistero, tanto
per il filosofo, il saggio o lo scienziato, quanto per l’uomo che lavora la
terra e che non ha studiato. La vita, così come la sofferenza e la morte, è un
trittico racchiuso in un enigma unico, tanto stupefacente quanto sconcertante. «Noi uomini – è quanto si evince
dall’opera Il Pensiero di Albert
Schweitzer – (a cura del Centro Studi Albert Schweitzer) – possiamo tutto e niente, dal momento che
l’intera nostra sapienza è limitata ed impotente nel creare la vita e tutte le
nostre invenzioni sono delle produzioni morte. La vita, invece, è forza,
volontà che sorge da cause primarie, è sentimento, emozione, dolore». È
forse questa una ulteriore epoca di decadenza e magari preludio ad una parziale
“fine” dell’esistenza umana, sia pur con tutte le riserve e il rispetto di chi
giustamente è orientato all’ottimismo? Difficile a dirsi, ovviamente; quindi
tanto vale far tesoro della obiettività espressa nel testo dell’autore
menzionato… se non si vuole che un altro virus venga a turbare la nostra già
effimera esistenza!
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