L’IMBONITORE DELL’ELISIR DI
LUNGA VITA COLPISCE ANCORA
Promettere di guarire molte
malattie come mai ha fatto la Medicina ufficiale senza concrete basi
scientifiche è a dir poco delirante, e addirittura blasfemo dare indicazioni per
combattere il Coronavirus con suggerimenti su basi empiriche e irrazionali
di Ernesto Bodini
È evidente che le lotte tra Natura e Esseri umani non avranno mai
fine, come pure le lotte tra gli stessi Esseri umani che, per origini
culturali, formazione pregressa e in divenire, e ambizioni dai presupposti
costruiti sulla base della presunzione e della malafede, saranno sempre oggetto
di confronti e soprattutto affronti per poco o nulla acquisire in saggezza e
utilità a beneficio reciproco. Tra questi, la storia recente ci riporta alla
memoria i pseudo-guaritori con le loro promettenti medicine salva-vita poi
dimostratesi dei veri e propri flop, ma meglio sarebbe dire inganni. Basterebbe
ricordare gli autori delle truffe anticancro come la bufala di Tullio Simoncini
(1951), ex oncologo e diabetologo, che curava malati di cancro con metodi
empirici ben lungi da basi scientifiche comprovate, quindi in antitesi con il
razionale; come pure il famoso siero di Bonifacio ideato dal veterinario
Liborio Bonifacio (1908-1883), un composto a base di feci e
urina di capra che, secondo quanto da lui affermato, avrebbe avuto
effetti terapeutici per la cura dei tumori. Altrettanto famoso il metodo Di Bella (MdB) dal suo ideatore
(medico fisiologo) Luigi Di Bella (1912-2003), il quale avrebbe realizzato un
“cocktail” come terapia efficace priva di effetti collaterali per il cancro, la
cui sperimentazione ebbe inizio nel 1998 per concludersi nel 1999 con un nulla
di fatto, anche se “considerata” ancora per un certo periodo tempo. E che dire
del dottor Andrew Wakefield (1957), il medico inglese che nel 1998 pubblicò su
una una preziosa rivista scientifica un lavoro (poi ritrattato) con il quale
asseriva la correlazione tra vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) e la
comparsa di autismo e malattie intestinali, brevettando un sistema di vaccini separato per
sostituire il trivalente che aveva additato come causa dell'autismo. Più recentemente è venuto alla ribalta (partendo dal Piemonte) il
caso Stamina ideato da Davide Vannoni (1967-2019), il quale aveva la pretesa di
guarire malattie neurodegenerative con un trattamento a base di cellule
staminali, e ciò con la sfrontatezza di coinvolgere varie Istituzioni pubbliche
e persino medici di un noto ospedale della Lombardia. Infatti, secondo la magistratura le cure erano
inefficaci e i pazienti sarebbero stati ingannati mettendo a rischio la loro salute
in quanto il metodo non aveva alcuna valenza scientifica. Questi ultimi due
casi, come il successivo a fini di lucro. Dunque, più recentemente, siamo alle prese con il giornalista pubblicista
di Roma, Adriano Panzironi (1972), il guru degli integratori della sua, a dir
poco discutibilissima, dieta “Life 120”, garantendo ai suoi
osservanti-acquirenti una vita in buona salute ultrasecolare, manco avesse la
sfera di cristallo; e in poco tempo i suoi seguaci sono diventati svariate
migliaia, grazie anche ai vari mezzi di comunicazione e avvalendosi delle
potenzialità della sua stessa Holding a nome suo e di suo fratello.
Questi eccessi di carattere mediatico e le sue fantasmagoriche
promesse, lo hanno fatto scivolare più volte sulle bucce di banana tanto da
aver accumulato multe e denunce a vario titolo, peraltro riportate in più
occasioni da quasi tutti i mass media. Un modus operandi imprenditoriale e di
comunicazione assai azzardato (il lupo perde il pelo ma non il vizio) tanto che
l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) contro le fake news di
Adriano Panzironi, ha sospeso per sei mesi l’attività del canale 880 su
satellite e 61 sul digitale terrestre, e questo perché? Per bloccare la
diffusione della sua improbabile ricetta per vincere la pandemia da Covid-19,
suggerimento in onda nella sua storica trasmissione “Il cerca Salute”, nonché
lo speciale “Quello che non vi hanno mai detto sul coronavirus” (peraltro
neanche il doveroso buongusto di essere più coerente includendo sé stesso
affermando «Quello che non ci hanno mai detto sul coronavirus»). Ma a mio
avviso c’é anche da rilevare che nonostante il suo imporsi al pubblico, questo
signore (che personalmente non lo evidenzierei come mio collega nell’ambito
della divulgazione scientifica, sic!) continua ad essere invitato nei vari talk
show e sottoposto ad interviste, dibattiti e confronti con autorevoli medici a
cattedratici sovrapponendosi ai loro interventi senza riguardo: una “tattica”
che denota non solo saccenza ed autoreferenzialità, ma soprattutto scarso rispetto
per gli interlocutori e per le regole dell’etica della comunicazione. Un monito,
questo, che il più delle volte non viene rilevato dai moderatori dimostrando
loro stessi una assai modesta professionalità. Ma si sa, l’esigenza
tecnico-commerciale delle emittenti richiede una costante audience in assenza
(o scarsità) della quale, gli sponsor non garantirebbero queste programmazioni.
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