IL CONCETTO DELLA SOLIDARIETÀ ESTERNATO CON
NOMI E CIFRE
L’orgoglio
di essere italiani si contraddice con l’inefficienza di chi governa un Paese dalla
scarsa italianità. E per essere solidali a volte è bene non avere un nome…
di Ernesto Bodini
In questi
giorni su un paio di mezzi di comunicazione online ho rilevato le seguenti
segnalazioni: siamo italiani perché un medico e due ingegneri bresciani
trasformano le maschere da sub in respiratori; … perché la fabbrica d’armi
Beretta ingegnerizza e costruisce le valvole per le maschere modificate; …
perché l’ospedale da campo più grande
d’Europa lo costruiscono gli Alpini; … perché i camici mono uso li fanno
Armani e Calzedonia; … perché i respiratori li ingegnerizza la Ferrari a
Maranello; … perché le mascherine le fanno Gucci e Prada; … perché il gel
disinfettante lo fanno Bulgari e Ramazzotti; … perché Cracco cucina per
l’ospedale di Milano; … perché i governatori di Regione tracciano la via da
seguire al Presidente del Consiglio; … perché il popolo delle partite Iva è
pronto a ripartire; … perché all’appello per una Task force di 300 medici volontari, hanno risposto in
più di 1.500, e anche i medici ottantenni non si sono tirati indietro. E perché
all’appello per 500 infermieri volontari hanno risposto in 8.000; … perché l’Europa
l’hanno unita gli antichi romani, ed era solo una provincia di Roma. Il finale
era: «Siamo fieri di esserlo». Proprio
perché lecito e, per certi versi, utile rievocare queste più che lodevoli
iniziative di solidarietà con lo scopo di sensibilizzare, onorare, imitare e quindi
di indurre all’altruismo, personalmente non riesco a capacitarmi nel concetto
della “italianità” che include patriottismo come fede per la riuscita
conquista; una considerazione politico-sociale il cui valore, bene inteso, non
deve certo disperdersi ma nello stesso tempo induce ad ulteriori e conseguenti
considerazioni che, a mio avviso, evidenziano non poche (ed assurde) palesi
incongruenze che vale la pena citarle se non si vuole mettere la testa sotto la
sabbia, ed essere tacciati di ipocrisia. Essere fedeli alla propria Patria e
quindi alle proprie origini è sicuramente un valore assai elevato, ma che si
vanifica con il considerare i cittadini dei sudditi del sistema Italia, a
cominciare dalla famigerata e lesiva burocrazia; essere italiani significa (o
dovrebbe significare) godere del rispetto della Costituzione a cominciare dalle
Istituzioni, il cui garante non ci rappresenta se non per esigenze di carattere
formale; dicasi altrettanto per l’indifferenza nei confronti di tutti quei
detenuti (decine di migliaia) che sono stati incarcerati ingiustamente e, su questo
versante, per altrettante migliaia di detenuti non c’è stata è non c’è la
certezza della pena con le conseguenze del caso. Si aggiungano la perpetua
strada in salita per poter accedere a determinati servizi pubblici a causa
della carenza di leggi (anòmia) o inapplicazione delle stesse; come pure le non
poche occasioni di mancata trasparenza tanto che oggi, più di ieri, è sempre
quasi impossibile che un cittadino (italiano!) possa essere ricevuto da un
referente della Pubblica Amministrazione, che si esprime con un lessico non
sempre alla portata di tutti. Sono anche da rilevare le molteplici
penalizzazioni dei cittadini abitanti questa Penisola le quali si estendono
nell’osservare e subire passivamente l’impoverimento dei beni essenziali come
la Sanità e il lavoro; nel contempo sono sempre più i cittadini (italiani!) che
formano il cosiddetto esercito della povertà, seguito da quello della altrettanta
precarietà. L’elenco di queste assurde defezioni, tanto per usare un eufemismo
“in linea” con la mentalità giuridico-burocratese, sarebbe infinito ma che per
rispetto lo risparmio al lettore; credo quindi che sia sufficiente concludere
richiamando quanta lesione ha creato finora il Federalismo, creando di fatto 21
differenze (tra una Regione e l’altra) in fatto di diritti e di riconoscimenti
e nessun scudo, mi consta, si è sinora levato per un ritorno all’uguaglianza;
del resto l’orgoglio italiano dovrebbe includere tutti i cittadini da nord a
sud, isole comprese. Infine, richiamando l’attenzione sul perché essere
italiani, c’è da chiedersi se tutte quelle figure a dir poco benestanti prima
dell’evento pandemico siano mai state generose.
Nulla di
personale, bene inteso, ma analizzando i concetti del volontariato e della
filantropia in Italia, dopo circa un trentennio personalmente sono giunto alla
conclusione che la solidarietà, sia pur necessaria, non deve essere espressa soltanto
e necessariamente in epoche di congiuntura, in quanto il suo intrinseco e reale
valore mi riconduce alla saggezza del premio nobel per la Pace, Albert
Schweitzer (1875-1965 nella foto), il quale sosteneva: «Qualunque siano i diritti fondamentali degli uomini, si possono
garantire pienamente soltanto in una società stabile e ben ordinata. In una
società disordinata l’uomo, con il suo desiderio essenziale di vivere bene,
spesso determina l’indebolimento dei suoi diritti fondamentali». Probabilmente questo riferimento
potrà non essere ben recepito da chi legge, ma va da sé che per essere solidali
a volte è bene non avere un nome… Anche così si può amare il prossimo e onorare
il rispetto per la vita.
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