LA
SCOMPARSA DI UN PROFESSIONISTA E UOMO DI TALENTO
Il
doveroso ricordo dell’amico-avvocato Pierfranco Massia, esempio di vita,
di
cultura e saggezza, con pochi eguali per la non meno significativa bontà
di Ernesto Bodini
Essere modesti
divulgatori nell’ambito del giornalismo ed essere (preventivamente) indicati
quali possibili biografi di un Amico che si conosce da molti anni, credo che
non capiti spesso. Una realtà, questa, che personalmente mi ha toccato da
vicino in considerazione del fatto che alcuni anni fa, l’amico e avvocato
penalista Pierfranco Massia (classe 1960, torinese), nell’omaggiarmi la sua
Tesi di Laurea in Diritto Penale discussa a Torino nell’Anno Accademico
1985/1986 con il titolo “I reati di
stampa previsti nella Legge 8 febbraio 1948 n. 47”, nella eloquente
dedica auspicava il desiderio che un giorno sarei potuto diventare il suo
“biografo”, peraltro preventivamente “autorizzato”. Un desiderio-richiesta che
mi ha onorato e, che ora, alla sua recentissima dipartita dopo un periodo relativamente
breve di sofferenza alternata a momenti di ripresa che facevano presagire la positiva
conclusione del decorso clinico, mi trovo umanamente e sentimentalmente ad
ipotizzare come soddisfare quanto da Lui sperato… In verità, per quanto conoscessi
l’amico-avvocato da circa un trentennio, non ho mai posseduto molte notizie
sulla sua vita privata (sposato con la graziosissima e molto colta Emanuela
Savigliano), sia perché ho sempre rispettato la sua composta riservatezza sia
perché, nei numerosi incontri colloquiali, ci siamo limitati ad affrontare temi
di carattere socio-culturale, giuridico e politico-sociale, ma anche di
filosofia e antropologia in senso lato. Ricordo che in più occasioni eravamo in
quasi totale accordo soprattutto su temi riguardanti i problemi dei diritti dei
disabili e delle persone più disagiate, come pure su argomenti di carattere
psicologico attinenti il comportamento umano. In altre circostanze siamo stati
insieme relatori a convegni proprio su queste tematiche, ed ambedue con le
nostre relazioni abbiamo dato “sfogo” a ciò in cui più credevamo, ossia il
rispetto dei diritti della salute umana con particolare riguardo per le fasce
deboli affinché giungesse loro, sia pur idealmente, il nostro pensiero e la
nostra vicinanza… Il caro Piefranco Massia era anche giornalista pubblicista,
oltre che scrittore appassionato di “noir”; quindi un eccellente comunicatore di
vasta cultura politica e sociale: ogni suo intervento pubblico era caratterizzato
non solo da elevata professionalità, ma anche da una voce imponente e sicura
tanto da riuscire a “scalfire” anche gli animi più aridi, sia perché di
controparte sia perché palesemente in posizione di difetto… Per quanto riguarda
la Giurisprudenza e quindi la cronaca nera e giudiziaria, pur non essendo un
settore del mio ambito giornalistico, un giorno l’amico-avvocato mi ha chiesto
di seguire una udienza presso il Tribunale di Torino, in cui egli era avvocato
di parte civile in difesa di una disabile che era stata raggirata da una
persona malavitosa. Dopo avermi erudito sui pregressi della vicenda ho seguito
con curiosità umana e culturale l’udienza, il cui esito è stato di conforto per
l’avvocato Massia che è riuscito ad ottenere la condanna dell’imputato e il
risarcimento alla sua assistita. Da questa mia breve presenza è seguito un mio
articolo di cronaca-giudiziaria (il primo per me in questo ambito del
giornalismo), con il quale ho reso “onore” al suo lavoro di penalista
evidenziando sia l’esito finale che la passione con la quale ha inteso
rappresentare la sua assistita per la cui causa, ho saputo in seguito, non ha
voluto percepire alcun compenso. Una precedente esperienza riguarda il fatto
che l’amico-avvocato seguì con particolare passione la vicenda di alcuni miei
famigliari, esponendosi con toni accesi nei confronti dei convenuti che riuscì
a dimostrare essere in torto e, per generosa dedizione, non fece includere il
suo compenso a “beneficio” dei miei cari. Il suo modo di relazionare mi ha sempre
entusiasmato tanto che, a questo proposito, ricordo di averlo conosciuto verso
la fine del suo iter accademico (mi pare fosse il 1984), in occasione di una
mia conferenza sui diritti degli handicappati in ambito internazionale. Da
allora ci siamo sempre tenuti in contatto, ed è così che l’ho visto crescere professionalmente
e maturare il frutto dei suoi studi ma anche, se non soprattutto, la sua
ricchezza squisitamente umanistica ed umana. Tralascio qui alcune sue
considerazioni in merito al mio ruolo di giornalista e comunicatore sociale,
per lasciare ancora un po’ di spazio alle mie riflessioni finali nei suoi
riguardi. Tra queste il rammarico di non poter esaudire quanto da lui
desiderato, ossia l’essere il suo biografo a tutto tondo; ma ritengo che averlo
ricordato con queste poche righe sia l’esercizio di un mio preciso dovere, dalle
quali traspare il concreto esempio di un brillante Uomo, eccellente Avvocato e
lodevole Comunicatore, avendo io il “privilegio” di essere in qualche modo il
suo erede. Proprio come se avessi potuto estendere la sua biografia con un
numero interminabile di pagine intrise di valori cui essere tutti fieri. Suoi
famigliari in primis.
Nella foto di E. Bodini, l’avvocato Massia nel suo
studio
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