UNA PAGINA DI STORIA DI OLTRE 50 ANNI NEL NOME DI
DON CARLO GNOCCHI
Il Centro di Chirurgia Ortopedica di Parma per i
mutilatini e i poliomielitici, importante riferimento dall’immediato dopoguerra
per la loro cura e ribilitazione grazie al contributo di insigni cattedratici
come il prof. Luigi Bocchi
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico ed ax
allievo)
Rievocare ancora oggi la realtà dei
mutilatini e dei poliomielitici che per anni in tutta Italia furono ospiti dei
collegi della Pro Juventute Don Carlo Gnocchi, è come rileggere i molti
capitoli di una storia che ha lasciato il segno, la cui parte centrale va dal
1947 al 1956. Ma un capitolo a parte merita la presenza di questi “ospiti” nel
collegio di Parma (allora meglio conosciuto con la denominazione Centro Santa
Maria ai Servi), un centro non solo adattato alla vita di internato ma
strutturalmente predisposto anche per il trattamento medico, chirurgico e
fisioterapico in quanto a Parma e da Parma dovevano passare tutti i piccoli
ospiti provenienti dagli altri istituti. Gli aspiranti al ricovero venivano
visitati presso questo Centro chirurgico e, se necessario, trattenuti per il
trattamento del caso. Se l’indicazione era l’intervento chirurgico il minore
veniva operato, protesizzato, dimesso e destinato al collegio di appartenenza. Ma
quello di Parma è stato un collegio davvero speciale dove potessero dare il
loro contributo medici generici, specialisti ortopedici, infermieri,
fisioterapisti, educatori, psicologi e assistenti. Tutto ebbe inizio nel 1949,
come spiega Nunzio Spina, ortopedico di Macerata, autore dell’esaustiva
recensione della monografia “50 anni di Presenza a Parma – Omaggio al
dolore innocente 1949-1999” (edita dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi –
Onlus – Centro “Santa Maria ai Servi”) quando il ministro dell’Interno Mario
Scelba (1901-1991) firmò una convenzione che concedeva interamente la gestione
del Centro alla neonata Fondazione Pro Infanzia Mutilata. La parte ospedaliera
annessa al collegio assunse l’intestazione di Centro chirurgico-ortopedico per
risanare quei moncherini di non pochi ragazzi causati dall’accidentale
esplosione di ordigni bellici: bisognava riaprirli, segare l’osso e
accorciarli, e questo anche tre o quattro volte sino al temine dello sviluppo
del minore infortunato. All’apertura del collegio gli ospiti furono 150 per diventare
il doppio l’anno successivo; un fiorire dal punto di vista dell’accoglienza e
assistenziale che vide la nascita di altri collegi in diverse città d’Italia,
proprio come era l’intenzione caritatevole di don Gnocchi (1902-1956).
Ed ecco prendere sempre più
consistenza il Centro chirurgico-ortopedico di Parma, dotandosi di mezzi e
apparecchiature all’avanguardia: due camere operatorie, una sala di
preparazione all’intervento e una per il decorso post-operatorio, un sala per
la sterilizzazione e una per le radiografie; oltre ad un reparto di degenza che
inizialmente aveva 40 posti letto. I servizi comprendevano anche una sala
gessi, il laboratorio analisi e una officina ortopedica per le protesi e le
ortesi. Di questo Centro dal luglio 1949 il primo direttore sanitario fu il
prof. Enzo Marcer, coadiuvato dai dott. Alvise Peresson e Carlo Bianchi. Una
delle documentazioni dell’attività svolta dal prof. Marcer a favore dei
mutilatini di Parma, come ricorda il dott. Spina, fu quella presentata nel 1950
al congresso internazionale di Ginevra per l’educazione dei motulesi sotto
l’egida dell’Unesco, con tre relazioni su ventisei a cura della Fondazione, una
delle quali a firma dello stesso prof. Marcer. Ed è nell’autunno del 1949 che don
Gnocchi chiese al prof. Luigi Bocchi di prendere il posto del prof. Marcer
nella conduzione dell’attività al Centro dei mutilatini, il quale accettò con
entusiasmo dando vita ad un capitolo di una delle pagine più significative
della storia per il trattamento chirurgico-ortopedico-riabilitativo di tanti
minori colpiti dagli effetti post-bellici. Quasi un ventennio durò la sua
conduzione del Centro, al quale si affiancarono costantemente i dott. Belledi,
Gandini e Cavazzini. Inizialmente, la presenza del Prof. Bocchi, nel contempo
primario all’ospedale Maggiore di Parma, si limitava a uno-due giorni la
settimana per effettuare gli interventi chirurgici. Inflessibile la sua
abitudine di fare il suo ingresso in sala operatoria, con collaboratori al
seguito, spesso alle 5 del mattino. Ma è soprattutto nella seconda metà degli
anni ’50 che la maggior intensità clinico-chirurgica ha riguardato la
progressiva trasformazione della tipologia dei pazienti, ossia dai mutilatini
ai poliomielitici. Nel 1954 il registro delle presenze nel collegio di Parma
contava 280 mutilatini e 230 poliomielitici e, dal 1956, risultavano essere
oltre 500 poliomielitici. Questo incremento trovava conferma nella casistica operatoria: nel biennio
’49-’50 furono effettuati 335 interventi chirurgici di amputazione dei monconi,
e solo 11 per esiti di poliomielite; tra il ’56 e il ‘57 rispettivamente erano
284 e 110, mentre tra il ’58 e il ’59 il rapporto risultava nettamente
invertito: 39 e 218, tanto che si rese necessario cambiare l’intestazione del
Centro che, da chirurgico-ortopedico, diventò Centro di Chirurgia Ortopedica
per i Poliomielitici, con annessa l’attività di fisioterapia per la
rieducazione dei minorati fisici. Con l’Istituto di Parma il problema della
ricostruzione della Personalità Umana
poté dirsi avviato alla soluzione, cui contribuì anche lo Stato rendendo
fattibile al suo interno l’intera operatività. Particolarmente impegnativo fu
per il Centro il periodo iniziale 1949-1950 che segnò la stabilizzazione degli
interventi per i mutilatini e le mutilatine, già da vari mesi ospiti dei
collegi di Pessano (Mi), Parma e Torino, ai quali si aggiunsero subito dopo
quelli provenienti dai collegi di Inverigo (Co), Roma e Salerno. I vaccini
contro la polio in Italia furono adottati con un certo ritardo: quello di Salk
nel 1958, e quello di Sabin (inizialmente più efficace) nel 1964 che fu reso
obbligatorio solo due anni dopo con la legge n. 51 del 4/2/1966. Gli
specialisti, ortopedici in particolare, si rivelarono gli alleati più
determinanti in questa impegnativa battaglia contro la polio e il prof. Bocchi,
unitamente alla sua èquipe, si dedicò con particolare impegno nel passare da
una patologia all’altra: non c’erano più monconi da regolarizzare, ma arti
deformi da “modellare” riportando al meglio la loro funzionalità.
Nel Centro di Parma si sono praticati
interventi sui tessuti molli, e sullo scheletro in particolare osteotomie e artrodesi,
e oltre alla fase riabilitativa su indicazione del fisiatra e del
fisioterapista, la fornitura di ausilii ortesici e protesici (tutori, calzature
ortopediche, ginocchiere, docce sagomate, corsetti, etc.). Rispetto ai giovani
mutilati i poliomielitici si sentivano maggiormente vittime di una ingiustizia
che doveva essere riparata dalla società. Tra questi ultimi anche chi scrive,
colpito dal virus della polio nel lontano 1952 ed ospite negli istituti della
Fondazione don Gnocchi dal 1958 al 1965. In quel periodo, e precisamente nel
1963 e nel 1966, mi ha visto ospite nel Centro di Parma per essere sottoposto a
due interventi di chirurgia ortopedica ad opera del prof. Luigi Bocchi (nella
foto in primo piano da sinistra durante un intervento), uomo di talento e dai
modi “sbrigativi” ma pragmatici, ossia non lasciava spazio ad indugi; era anche
molto cordiale e cristiano: entrando al Centro, prima di salire in reparto
ricordo che si fermava nella cappella per alcuni minuti in raccoglimento, come
a cercare “conforto e guida” prima di affrontare gli interventi chirurgici sui
suoi piccoli pazienti mutilati e poliomielitici. Tutto ciò è stato il
frutto della lungimiranza di don Gnocchi
che, non a caso, fu definito il “papà dei mutilatini”, la cui immagine ancora
oggi si trova dovunque, a ricordare l’origine e lo spirito di una grande
missione. Il prof. Luigi Bocchi rimase a Parma fino al termine della sua
carriera, ossia fino al 1977, e mantenne all’ospedale Maggiore della città sia
il primariato della Divisione ospedaliera che la direzione della Clinica
Ortopedica, per quest’ultima con il titolo di professore ordinario, sin dal
1958. Un valente clinico e cattedratico, autore inoltre di pubblicazioni come
il manuale Corso di Ortopedia,
redatto con la collaborazione del suo allievo Luigi Massera (poi primario a
Rimini), oltre che fondatore della Rivista Italiana di Ortopedia e
Traumatologia, redatta in italiano e inglese. Diversi furono i suoi allievi e collaboratori,
tra questi il figlio Luigi Bocchi junior che seguì le orme professionali del
padre, divenendo in seguito direttore della Clinica Ortopedica di Siena. Un
breve trafiletto della Gazzetta di Parma del 2 dicembre 1983, che conservo per
ricordo, titolava: “Da un gruppo di
ortopedici suoi allievi – Festeggiato il prof. Bocchi”, e il seguente
testo: «Il prof. Luigi Bocchi, per molti
anni direttore della Clinica Ortopedica all’ospedale Maggiore, è stato
festeggiato alcune sere orsono in un albergo cittadino da un gruppo di ex
allievi che, in riconoscimento della lunga attività di maestro, gli hanno
voluto consegnare una artistica medaglia ricordo». Un ricordo che continua ancora dopo la morte
dell’illustre clinico avvenuta il 16 dicembre 2000. La corposa monografia
consta di 255 pagine e di oltre 160 fotografie a colori e in bianco e nero, al
cui interno è riprodotta una toccante affermazione di don Carlo Gnocchi, che
testualmente recita: «Ai ricoverati delle
nostre Case, a tutti e a ciascuno… Altri potrà servirli meglio ch’io non abbia
saputo e potuto fare; nessuno altro, forse,
amarli, più ch’io non abbia fatto…».
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