MENARE IL CAN PER
L’AIA A DISCAPITO DI UNA NAZIONE CHE LANGUE
Per invertire la
rotta la Costituzione dovrebbe imporre il pragmatismo
di Ernesto Bodini
Quanto può durare ancora l’instabilità
del nostro Paese a causa degli infiniti avvicendamenti in ambito politico e a
fronte dei pluri quotidiani reati che vengono commessi da nord a sud? E sino a
quando la burocrazia sarà dominante del sistema italiano? Questi aspetti (molto
meno quello relativo alla burocrazia) ogni giorno sono oggetto di una infinità
di articoli e di dibattiti in talk show televisivi: segnalazioni, denunce pubbliche (ma pochissime private) che nella
concretezza a nulla approdano anche di fronte a scandali di immensa gravità.
Tutte la masse vocianti segnalano la perpetua disoccupazione, episodi di
corruzione e di evasione, povertà, disabili e anziani lasciati alla deriva,
scarsissima tutela per la libertà individuale e collettiva, infortuni stradali
e professionali sono in calendario quasi ogni giorno, e tanto altro ancora si
potrebbe aggiungere. E nonostante tutto ciò si continua a menzionare la Carta
Costituzionale con l’illusione che determinate persone (e non sono poche) ne
acquisiscano la conoscenza e il valore… figuriamoci il rispetto! E intanto
l’Italia langue. Ma il presidente della Repubblica cosa fa? Per quello che ci
fanno vedere i mass media, oltre alle ipotizzabili incombenze d’ufficio, e
personali, lo si vede spesso svolgere rituali “da copione”: relazioni pubbliche
nazionali e internazionali, ricevimenti in sede di Quirinale, inaugurazioni,
ricorrenze varie, etc. Io credo che un Capo dello Stato debba essere più
presente soprattutto laddove c’è bisogno di incisività, magari obiettando od
opponendosi quando determinate decisioni utili al Paese rischiano di essere
sterili, proprio come sta avvenendo in questo… lungo periodo. Inoltre, proprio
perché è inconfutabile che la burocrazia è un malaffare perpetuo, la Sua
imponente figura di Presidente della Repubblica e di un lodevole trascorso di
Costituzionalista, dovrebbe “indurlo” a risvegliare nei Partiti il coscienzioso
dovere di prendere in considerazione il fatto che volendo la burocrazia la si
può alienare, o quanto meno ridimensionare nelle sue manifestazioni quotidiane
che, come ben si sa, in molti casi si sono rivelate (e si rivelano) deleterie
per i cittadini… vere e proprie vittime del sistema. Inoltre, giacché il Capo
dello Stato è solito richiamare l’attenzione sull’importanza e quindi sul
rispetto della Costituzione, domando: come pensa di dar seguito pragmatico a
quanto da lui invocato? Premiare cittadini per determinati meriti o deporre
corone d’alloro in memoria di chi si è immolato per la Patria, ritengo che
siano azioni di “secondaria” importanza, poiché non ha mai perso significato il
detto del XVII-XVIII secolo: «Chi muore
giace, e chi vive si dà pace». Di primo acchito tale
espressione-considerazione sembra essere cinica e non si vuole certo
dimenticare quanti ci hanno preceduto con onore ma, se si vuole essere
razionali ed obiettivi, tutti gli attuali sopravvissuti hanno diritto di vivere
una vita con quella dignità che deve essere garantita dallo Stato facendo
rispettare tutti gli articoli della Costituzione. Purtroppo, però, da come
vanno le cose da molto tempo, ormai, dobbiamo fare i conti con l’utopia; ma se
volessimo prendere a prestito il libro didascalico di Michele Lessona
(1823-1894) “Volere è potere”, io
credo (e ne sono convinto) che la simbiosi dei due verbi potrebbe alienare
l’utopia… magari dando vita ad una sorta di Ordine Templare moderno. Infine, ancora
un quesito è d’obbligo: chi è o chi sono i responsabili di tale inerzia? Credo
che la risposta la possa dare qualunque cittadino, purché consapevole che
l’abilità politica non consiste nel comandare ma nell’osservare i bisogni del
popolo… e soddisfarli al meglio senza distinzione alcuna.
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