CONTROTENDENZA


IL RUOLO “PERVERSO” DEGLI APPLAUSI
Essere anticonformisti per non sottostare al sistema imposto dalla comunicazione

di Ernesto Bodini


Quanto può disturbare nella vita quotidiana l’ipocrisia manifestata sempre e in ogni dove? Di esempi se ne possono fare all’infinito, ma vorrei soffermarmi su quella più ricorrente e quotidiana, e mi riferisco a qualunque tipo di pubblico che applaude indefessamente ad ogni tipo di manifestazione: un conto è manifestare compiacimento per le performance di questo o quell’artista, un altro è applaudire in segno di condivisione e apprezzamento una relazione accademica, soprattutto se dotta; molto discutibile, invece, è applaudire gli ospiti dei talk show televisivi… soprattutto ad ogni loro affermazione “ad effetto” come se volessero farsela avvalorare ulteriormente. E l’assurdo è che in una trasmissione con ospiti e pubblico in studio televisivo mediamente il pubblico applaude almeno una volta ogni due-tre minuti; quindi, se la trasmissione dura circa un’ora il pubblico avrà applaudito almeno 30-40 volte, e ciò comporta, o potrebbe comportare, un possibile trauma neuro-epidermico di non poco conto. Ma a parte l’aspetto fisico, ogni spettatore è libero di autolesionarsi come crede, ritengo ingiustificato applaudire l’ospite ad ogni sua performance verbale, la cui funzione è di pura calamita, ossia come a voler dire: «Avete capito quanto è importante ciò che ho detto?». Va da sé che il battimani plateale è sempre stato un rito “magico” dagli effetti psicologici di grande attrazione, come anche chi parla è solito (volutamente) alzare il tono di voce e magari dispensando qualche termine scurrile che fa parte del lessico più generalizzato, come voler dare maggior incisività alle proprie affermazioni. Io credo che in molte occasioni sia più veritiero e “onesto” applaudire con il cuore (interiormente), ossia esprimere il proprio assenso (o disapprovazione) con più sobrietà; ma è intuibile che senza il fragoroso rumore degli applausi il protagonista sul palcoscenico si sente inappagato… con evidente imbarazzo. Queste mie considerazioni sicuramente mi fanno confinare nel limbo dell’anticonformismo, e quindi sono portato a dedurre che i “veri” anticonformisti, ossia quelli convinti e coerenti, fanno parte di un tessuto sociale negletto e di conseguenza non considerato. E se ciò corrispondesse al vero, allora mi si deve spiegare in cosa consistono i concetti di umiltà e di modestia che, se ben analizzati a livello semantico, bisogna ammettere che questi due aggettivi sono doti di pochissimi e proprio per questo non hanno bisogno di rumorosi applausi! Ma il mondo della comunicazione d’oggi è sempre più assetato di esibizionismi e di ostentate presunzioni, un modo di porsi e di imporsi al prossimo come messaggio esplicito e diretto per essere considerati e, un battimani fragoroso, ne è un esempio esplicito. E ritengo che siano rari i casi in cui è inevitabile manifestare il proprio assenso a chi a noi si rivolge, come ad esempio con una Lettura Magistrale in ambito accademico, o una particolare promozione in un determinato contesto. Eccezioni, queste, che vengono interpretate come se fossero una questione di “lana caprina” e, se essere rigorosi nell’ambito della comunicazione rifuggendo possibilmente da ogni forma di platealità significa essere fuori dal mondo, personalmente preferisco appartenere a quell’Eremo dove si è in pochi e si vive meglio.

L’immagine è tratta da Mondodolce

Commenti