IL “CORAGGIO” DI CRITICARE IN MODO OGGETTIVO LE
“DISATTESE” DI UN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Non per partito preso ma per richiamare l’attenzione di tutti
che il rispetto della
Costituzione ha ragione d’essere se la retorica è
superata dal pragmatismo…
di Ernesto Bodini
Sono trascorsi
cinque anni (29-31 gennaio) da quando il prof. Sergio Mattarella è stato eletto
Presidente della Repubblica Italiana e, in merito a questo evento che comprende
i suoi molteplici impegni e propositi, vorrei provare a fare una analisi
critico-oggettiva soprattutto per quanto riguarda la garanzia dei diritti di
tutti i cittadini. Dal periodico Missione Uomo della Fondazione Don Carlo
Gnocchi onlus, datato maggio 2015, il presidente dichiarava: «Il mio pensiero va soprattutto e anzitutto
alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini»; parole
pronunciate pochi istanti dopo la sua elezione, a testimonianza (come precisa
il breve articolo della rivista) del fatto che da Capo dello Stato intende
essere il più autorevole interprete delle attese e dei problemi degli italiani,
a partire dai più fragili. Tralasciando le brevi note del suo curriculum
universitario ed istituzionale e rilevando alcuni passaggi del suo discorso di
insediamento, nel quale non ha dimenticato i diritti dei malati e delle persone
con disabilità, si evidenzia il seguente suo corsivo: «Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia
più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione.
Nel viverla giorno dopo giorno. Garantire la Costituzione significa garantire
il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri.
Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere
la cultura e la ricerca, anche utilizzando le nuove tecnologie. Significa amare
i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere
la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno
concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si
possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne
non debbano avere paura di violenze. Significa rimuovere ogni barriera che
limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia,
risorsa della società… Significa libertà, con pieno sviluppo dei diritti
civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e
affettiva». Queste sue affermazioni, caratterizzate dal “ridondante” significare,
probabilmente intendevano rammentare intendimenti e doveri suggeriti dai Padri
della Costituente (nella foto in basso la storica firma) e quindi trascritti
sulla Carta; ma all’atto pratico molti aspetti sono tuttora disattesi o
comunque non totalmente realizzati. Anzitutto prendiamo in esame il concetto di
garanzia della applicazione della Carta Costituzionale che implica tutti i 139
articoli, ma a ben dire, ve ne sono alcuni che sono da mettere in discussione.
Ad esempio l’art. 3: non è vero che
tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
in quanto basterebbe rammentare i circa 22 mila detenuti innocenti, parte dei
quali non sono in grado di dimostrare la propria innocenza per l’impossibilità
di pagare un proprio difensore, e il gratuito patrocinio è concesso a chi ha un
reddito annuale (imponibile) inferiore a 16 mila euro. Se questa è garanzia… L’art. 4 continua a non essere
rispettato poiché il diritto al lavoro è permanentemente ostacolato dalla
disoccupazione. Se questa è garanzia… Altrettanto dicasi per l’art. 9 in quanto lo sviluppo della
cultura è per certi versi discutibile e comunque insufficiente (il 60% degli
italiani, ad esempio, non legge un libro all’anno), e soprattutto per la
ricerca scientifica lo Stato non ha mai investito più dell’1% del Pil. Se
questa è garanzia… L’art. 13
richiama il diritto alla libertà personale, in quanto inviolabile; ma i
numerosi delitti (quasi quotidiani) contro la persona, stanno a dimostrare che
l’articolo in questione non sia rispettato, pur considerando l’applicazione dei
Codici Penale e Procedura Penale e gli sforzi delle Forze dell’Ordine. Se
questa è garanzia...
L’art. 32, relativamente al
diritto (per tutti?) alla tutela della salute, garantendo cure gratuite per gli
indigenti, dal 2001 tale diritto non è totalmente rispettato, una
“inosservanza” aggravata dalla Riforma del Titolo V della Costituzione che, con
il conseguente Federalismo, l’Italia è frammentata tanto che i residenti al sud
non godono degli stessi diritti dei residenti al nord; oltre al fatto che i
primi vivono mediamente 4 anni in meno rispetto ai secondi. Se questa è
garanzia… Vorrei fare ulteriori osservazioni sul non rispetto delle Leggi
relative alla tutela dei diritti delle persone disabili: in questo ambito vi
sono ancora diverse carenze a cominciare dalla non presa di posizione contro i
pregiudizi, oltre al fatto che quelle che hanno difficoltà motorie non vedono
rispettata la legge (n. 13 del 9/1989) per l’abbattimento delle barriere
architettoniche. Se questa è garanzia… Inoltre, intendo rilevare che da sempre
il nostro Paese si è sempre avvalso dell’opera del volontariato, non di rado
anche per sopperire le carenze materiali e del personale in molteplici comparti
(soprattutto in Sanità e Assistenza) della Pubblica Amministrazione. Se questa
è garanzia… Con tutta obiettività mi rendo conto che Costituzioni e Leggi non
sono sinonimi di garantismo assoluto, ma ciò non deve essere un “alibi” per non
intervenire con maggiore determinazione nel far rispettare (nel nostro caso)
quanto il presidente della Repubblica intende significare ogni qualvolta cita
alcuni di questi articoli. Ma il malaffare italiano, tanto per restare in casa
nostra, a mio avviso continua ad essere tale finché continueranno a perpetuarsi
tolleranze e forme di garantismo ingiustificati, non ultima la cosiddetta non
certezza della pena. Se questa è garanzia… Mio avvio a concludere nel precisare
che mi sono espresso con obiettività avvalendomi dell’art. 21 della Costituzione, ossia il diritto del libero pensiero e
della critica che, con questo articolo, non solo ho mantenuto il rispetto del
destinatario citato ma anche quello dei miei concittadini…, anche se la gran
parte di loro tende a criticare le Istituzioni in modo non sempre etico e
costruttivo e tanto meno propositivo. Ultima considerazione. A conclusione del
suo discorso all’Assemblea della Costituente (1947), Piero Calamandrei
(1889-1956), tra l’altro, ebbe a dire: «… a
noi è rimasto un compito cento volte più agevole; quello di tradurre in leggi
chiare, stabili ed oneste il loro sogno: di una società più giusta e più umana,
di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore». Un
dolore non ancora debellato… nonostante la Costituzione tra le più
garantiste.
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