L’ESISTENZIALISMO ATTUALE ALLA
MERCÈ DEGLI EVENTI
Ma l’indifferenza individuale e
collettiva è una sorta di
autolesionismo che favorisce il
destino di ognuno di noi
di Ernesto Bodini
Bisogna davvero preoccuparsi, e
non si tratta di allarmismo, perché gli eventi di cronaca di ogni ordine e
gravità sono ormai più che quotidiani. E ciò nonostante, qualunque repentino
provvedimento sembra non ridurre i tassi di incidenza di ogni evento: omicidi,
stragi, aggressioni, truffe, evasioni, corruzioni, falsi in atto pubblico, vandalismi,
vessazioni, persecuzioni (stalking, mobbing), infortuni stradali e sul lavoro,
sfruttamenti pubblici e privati, etc; per non parlare poi delle calamità
naturali. Ed è pur vero che si cerca di contenere il tutto con emanazioni di
leggi ed interventi da parte delle Istituzioni preposte, ma a quanto pare non
basta e di questo passo, a mio modesto avviso, il nostro Paese non sarà più in
grado di sopportare un “peso esistenziale” così elevato senza ulteriori
conseguenze! A riguardo a volte vengono interpellati studiosi di questi
eufemisticamente definiti fenomeni sociali (anche in sede di dibattiti
pubblici), ciascuno dei quali esprime una opinione in aggiunta a qualche
suggerimento, ma non si fa in tempo ad interpellarne uno piuttosto che un
altro, che nel frattempo si sono verificati eventi degni d’ogni nefandezza
causando funerali “anticipati” e incremento costante della carcerazione… e
relative conseguenze. Io credo che bisogna domandarsi perché la mente umana,
proprio perché imprevedibile, continua ad manifestare sorprese e per questo come
affrontarla cercando di comprendere tale evoluzione, o involuzione,
coinvolgendo l’intera collettività nello sconforto, nelle paure,
nell’incertezza, nella instabilità emotiva tanto che alcuni soffrono di quello
che ritengo di poter definire il “dubbio della propria ragione d’esistere”.
Avere questo dubbio e magari affrontarlo per ridimensionare quella che si può
definire una sorta di “minaccia” per la nostra sorte è un impegno che dovrebbe
coinvolgere tutti, consapevoli che le persone particolarmente fragili sono
quelle che, prima di altre, ne pagano lo scotto senza avere colpa. A questo
punto c’é ancora da chiedersi: chi è o chi sono i responsabili di questa
evoluzione umana al negativo? Un quesito profondamente immenso al quale
nessuno, ovviamente, può ergersi a giudice, come pure è troppo semplicistico
fare riferimento alla Genesi, ma ciò non deve essere un “alibi” per non cercare
di approfondire questo fenomeno e tentare di porvi rimedio: se l’umanità esiste
significa che vi sono delle ragioni ancestrali che vanno individuate non solo
nella filosofia della vita che richiama l’attenzione dell’esistenzialismo dai
primordi ad oggi, ma anche in quel doveroso credere ed accettare la vita che ci
è stata data… e che nessuno ha diritto di togliere ad altri e nemmeno a sé
stessi. Una constatazione troppo scontata o semplicisitica? Forse, ma sta di
fatto che se ciascuno di noi non fa qualcosa per invertire il “sistema” l’umanità,
che comprende anche il nostro povero e piccolo Paese, lascerà ai posteri una
misera eredità... Con queste mie considerazioni, che nulla hanno di presunzione
ma espresse in veste di puro opinionista, ritengo utile sollevare anche la sia
pur minima attenzione sulla già nostra effimera esistenza che in molti casi
continua ad anticipare quella fisiologica e naturale. Non mi resta, dunque, che
suggerire di continuare a diffondere esempi di altruismo ed ogni azione
benevola, e al tempo stesso non priva di quel po’ di Fede che, personalmente,
ritengo assai utile come compensazione ad ogni avversità. Per certi versi
corrisponde al vero ciò che sosteneva il pessimista e lungimirante Soeren
Kierkegaard (1813-1855), ossia la vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da vivere; ma non tentare di risolvere i problemi della vita il
mistero della stessa si infittisce sempre più. Un destino che potremmo
contribuire a non esserne totalmente condizionati.
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