EVOLUZIONE IN NEGATIVO DELLA
MENTE UMANA
Mania di possesso,
persecuzione, gelosie e alienazione dei valori a danno di persone fragili ed
indifese, soprattutto donne d’ogni età. Ma perché tutto ciò?
Non ancora sufficienti
gli studi sui disturbi della personalità, e intanto l’umanità cresce portandosi
dietro numerose conseguenze causate dalle menti più disturbate…
di
Ernesto Bodini
È
mai possibile che non si riesca a contenere, meglio ancora a sopprimere,
l’escalation di reati soprattutto contro la persona, le cui cifre sono
paragonabili ad un bollettino di guerra? Questo fenomeno in grande espansione
riguarda molti Paesi nel mondo, ma per inorridire sarebbe sufficiente
soffermarsi sulla realtà italiana e il quadro offre cifre allarmanti in
particolare per quello che riguarda i reati contro la persona come i
femminicidi. È di recente diffusione il Rapporto dell’Eures dal quale emerge
che nel 2018 le donne uccise sono state 142 (3 ogni settimana). Ma sorvolando
sul numero dei casi, a mio modesto avviso è necessario analizzare le modalità
dei delitti e soprattutto i motivi che hanno spinto gli autori a compierli.
Generalmente le vittime sono coppie sposate o conviventi e le ragioni, a quanto
si apprende, sono da individuarsi nella gelosia, il morboso possesso, per
vendetta od anche per ragioni economiche, e in taluni casi per differenze
culturali e/o religiose. Probabilmente in questo ambito da tempo sono impegnati
vari studiosi dai quali non mi pare di aver letto approfonditi studi sulle
origini di questa esplosione di crimini pseudo affettivi che sembra non
arrestarsi; sicuramente sono per addetti ai lavori e magari non sono ancora ben
chiare le cause che hanno provocato (e che provocano) una alterazione della
mente umana che, detto per inciso, sin dalle sue origini è da considerarsi
volubile… e quindi imprevedibile. Il mio apprendere non ha carattere di
presunzione e men che meno di sostituirsi ai competenti che si occupano di
questo fenomeno, ma come libero opinionista attento agli eventi sociali, e
quindi quale divulgatore, ritengo di entrare nel merito esponendo alcune
considerazioni che possono essere anche non recepite o messe in discussione, ma
è giusto creare un confronto poiché una o più considerazioni magari potrebbero
“illuminare” altri interlocutori al fine di intravedere un ulteriore spiraglio
di miglioria, se non di soluzione. Il fatto che le avversioni nei confronti
delle donne siano in parte riconducibili ad una cultura universale che nega
loro diritti e rispetto della propria dignità, non deve certo essere un
“alibi”, né tanto meno giustificare la possenza fisica e/o psico-fisica (ed
anche economica) maschile nei loro confronti, giacché la violenza fisica e
psicologica si nutre di una discriminazione che, purtroppo, continua a
perpetuarsi; e tutto ciò testimonia una profonda diseguaglianza nelle relazioni
di potere tra i due sessi. Gli autori degli atti di violenza, di qualunque
entità, dovrebbero essere sottoposti a verifiche (mi si conceda questo termine)
per cercare di capire qual è stata e qual è la loro evoluzione mentale, a
cominciare dalle prime avvisaglie segnalate dalle loro vittime, e non limitarsi
ad archiviare denunce ed a posticipare con numerosi rinvii i procedimenti a
loro carico. Il fatto che questi episodi di violenza lesiva e spesso letale
perpetuati dagli uomini verso le donne in particolare, sia all’interno delle
mura domestiche che fuori ed in ogni altro ambito siano in costante aumento,
evidenzia un grave indebolimento della struttura umana, e le ultime generazioni
si sono evolute e si evolvono senza tener conto di realtà simili (o peggiori)
appartenenti ai secoli precedenti, ovviamente da non imitare. Se un tempo in
molti Paesi per cultura generazionale esistevano i cosiddetti padre-padrone,
non si comprende bene, a mio parere, come sia possibile che con l’evoluzione
dei costumi e delle conoscenze, grazie anche ai mezzi di comunicazione,
l’atteggiamento di possesso e di supremazia dell’uomo continui ad imporsi
sfidando chiunque gli si frapponga. Una determinazione che in taluni casi lo
porta a privarsi anche della sua stessa vita. Volendo cercare ulteriori
motivazioni, mi viene da ipotizzare che oggi, forse più di ieri, molte persone
concepiscono la propria esistenza unicamente dal punto di vista materialistico,
senza alcun cenno (o sospetto) ad una possibile esistenza “del dopo” non avendo
della stessa la certezza… Anche per queste ragioni inviterei il corpus di specialisti come psichiatri,
criminologi, antropologi, psicologi, umanisti, sociologi, etc. ad ulteriori
approfondimenti (per quanto possibile) sulla mente umana.

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