IN PIEMONTE CRESCE IL NUMERO
DEI NUOVI ISCRITTI A MEDICINA
Ma
nella regione subalpina, come nel resto d’Italia, resta carente la possibilità
di entrare in specializzazione. Un “gap” duro da colmare ed è ora che la
politica dedichi la necessaria attenzione e, prima che sia troppo tardi, faccia
tesoro della saggezza dei latini: «Sed fugit interea fugit
irreparabile tempus»
di Ernesto Bodini
In tempi di spending review e
“l’esigente” invito a rispettare i budget da parte delle varie figure sanitarie
preposte, si impone una doverosa serie di riflessioni soprattutto per le
conseguenze derivanti, come le carenze dell’organico medico e infermieristico,
le liste di attesa con il conseguente ricorso alle prestazioni medico-sanitarie
e assistenziali in regime privato, apparecchiature elettromedicali e
radiodiagnostiche obsolete e da sostituire, il precariato mai estinto, il
costante fenomeno delle aggressioni ai sanitari durante il servizio, e tanto
altro ancora. In previsione del pensionamento di alcune migliaia di medici di
Medicina Generale e di specialisti, soprattutto per raggiunti limiti di età
(oltre ad un certo numero “allettato” da migliori prospettive offerte da altri
Paesi), il quadro che si delinea è a dir poco preoccupante, ed è evidente che
urge una politica del turnover e di incremento, ma al tempo stesso di una
maggiore “considerazione” della classe medica che, a mio avviso, deve andare di
pari passo con un miglior rapporto empatico da parte del paziente e del medico
stesso. Come sempre in questi casi il concetto culturale sta alla base, come pure la
presa visione del vorticoso evolversi dei tempi che, per la verità, non è
sempre facile rispettare… Ecco che allora, oltre ad invocare nuove politiche
sociali volte a valutare il problema nella sua totalità, scendono in campo le
nuove generazioni di medici e a seguire gli specializzandi… numero di accessi
permettendo, in quanto è tuttora preoccupante il fatto che per specializzarsi i
neo medici debbono recarsi all’estero, con l’ulteriore prospettiva di non farvi
ritorno sia per l’elevata formazione ricevuta sia per le condizioni di lavoro,
e contrattuali, di maggior interesse… A questo riguardo, nei giorni scorsi a
Torino si è svolta la cerimonia annuale dell’Ordine dei Medici, nel corso della
quale hanno giurato “ben” 510 nuovi iscritti; una ventata di incremento del
Corpo Medico che dovrebbe contribuire a “compensare” la carenza anche in
Piemonte. Ma nel contempo un’altra preoccupazione, avvertita dall’Ordine, è
data dal fatto che troppi laureati sono costretti a specializzarsi all’estero. «Oggi, a un giovane che si laurea in Medicina
– ha sottolineato il presidente provinciale dell’Ordine Guido Giustetto – incredibilmente non è garantito il
proseguimento degli studi di specializzazione, condizione indispensabile per
lavorare. E per i 1.500 laureati in Italia che ogni anno vanno a specializzarsi
all’estero, e spesso non ritornano, lo Stato ha speso nei 6 anni precedenti 225
milioni di euro per la formazione. Un imbuto formativo che è una delle
conseguenze del disinvestimento finanziario e politico da parte dello Stato
sulla salute dei cittadini, avvenuto negli ultimi anni». Orgogliosamente il
dott. Giustetto ha rilevato che nel nostro Paese il SSN è eccellente e il
Piemonte è tra le Regioni più virtuose… «ma
questo – ha precisato –, è anche
merito dei medici che lavorano con vera abnegazione: si calcola che ogni anno
in Italia i medici ospedalieri regalino allo Stato 15 milioni di ore di
straordinario non retribuite, per un valore di circa 500 milioni di euro».
Tornando alla cerimonia delle new
entry di camici bianchi, hanno prestato il Giuramento professionale 459 medici
(il 60% donne) e 51 odontoiatri, seguito dalla lettura della versione moderna e
aggiornata del Giuramento di Ippocrate, un testo tanto di valore dal punto di
vista storico quanto da quello del rispetto previsto dal Codice di Deontologia
Medica. Nel prosieguo della cerimonia, peraltro affollatissima di colleghi e
familiari dei nuovi iscritti (vedi foto a lato), il dott. Giustetto a sollecitato le nuove leve della Medicina moderna a «mettere in campo una risorsa particolare, investire sul rapporto con i
vostri pazienti. Ci vorrebbe, anche da parte del sistema formativo,
un’attenzione particolare nell’insegnare la comunicazione ai medici… Ma
dobbiamo avere a disposizione del tempo, non solo per parlare ma per ascoltare,
tempo che è sempre meno, compresso da troppe visite, carichi amministrativi e tempi
rigidi. Tuttavia sappiamo anche che la nostra tendenza è quella di interrompere
l’interlocutore dopo appena 11 secondi. Proviamo, invece, a lasciare il tempo
opportuno per raccontare una storia, descrivere una condizione non verbale che
spesso ci porta a non guardare il paziente in viso. La comunicazione principale
passa attraverso il contatto fisico: sono la dichiarazione di una vicinanza, di
un’alleanza ad esprimere la volontà di accompagnare il paziente ovunque la
malattia lo possa condurre». La cerimonia si è conclusa con la celebrazione
dei decani fra i medici per l’attività professionale svolta, e relativi
riconoscimenti con medaglie al merito per i 50, i 60 e i 70 anni di laurea.
Snocciolando alcune cifre sono stati riconosciuti 9 premi per i 70 anni, 40 per
i 60 anni e 78 per i 50 anni. Queste testimonianze hanno dato certamente il
meglio di sé, ora tocca alle generazioni nascenti, in Italia o all’estero,
meritare questa eredità onorando nel contempo quanto esortava il medico
statunitense Oliver Wendell Holmes (1809-1894): «Il compito del medico consiste nell’allontanare la malattia, nel
guarire il malato, nel prolungare la vita e nel diminuire la sofferenza».
Del resto, se si anagramma il nome di Galeno, diventa Angelo: esattamente
quello che ogni paziente vorrebbe avere accanto… sempre!
Le foto sono a cura dell’Ordine dei Medici di Torino
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