LETTERA APERTA AI LOR “SIGNORI” DEL PARLAMENTO
Rilevanze ed osservazioni di un andamento gestionale
dalla perpetua carenza, sfiduciando un popolo sempre meno rappresentato e
considerato come tale
Più passa il tempo e più divento
indignato per come si trascina il nostro Paese che, per crescere, tanti nostri
connazionali si sacrificarono non solo in tempo di guerra ma anche nei primi
decenni successivi. E oggi, Signori Ministri, Deputati e Senatori, dobbiamo
fare i conti con una realtà che ci accompagna da un bel po’ di tempo, un
carniere che contiene una infinità di problemi con scarsissime possibilità di
soluzione, come evidenziato da fatti quotidiani contingenti ed altrettanti
riportati da una miriade di informazioni di politica, cronaca nera e giudiziaria.
Non voglio certo gridare la totale negatività, ma le eccezioni positive rappresentate
dalla competente informazione sono così rare che il sapere utile è sempre più
di pochi. Obiettivamente in questi decenni c’é stata una consistente
emancipazione delle Istituzioni, che si sono dotate di progressi sia dal punto
di vista tecnologico che culturale ed organizzativo; per contro, però, i
servizi sovente non rispondono alle esigenze dei cittadini, ed è vero che si tende
a chiedere sempre di più ma è altrettanto vero che maggiori sono diventate le
esigenze: anche se i geriatri e i gerontologi italiani hanno spostato la soglia
ufficiale di ingresso nella terza età da 65 a 75 anni, cambiamento motivato con
l’aumento della aspettativa di vita e le migliori condizioni di salute per la
maggior parte della popolazione, i due terzi della stessa over 65 sono affetti
da almeno due patologie croniche e quindi con maggior bisogno di cure e assistenza.
C’è poi il notevole problema della incolumità dei cittadini sia a livello
collettivo che individuale e, nonostante le Forze dell’Ordine siano sempre sul
campo, soprusi e delitti sono sempre più in ascesa. Certo, le leggi di tutela
non mancano ma spesso non hanno nemmeno il potere di deterrente tant’é che, ad
esempio, sono in aumento anche i reati stradali e gli infortuni sul lavoro e
conseguenti decessi. Le leggi non sono sufficienti? No, non credo che sia
questo il problema, anzi, ce ne sono ancora fin troppe; ma piuttosto c’é da rilevare
il non rispetto della certezza della pena, una realtà che nel nostro Paese
attira sempre di più immigrati e non, con tendenza a delinquere... in quanto
privi di onesto sostentamento. E a riguardo, mi permetto di osservare che la
discrezionalità dei magistrati nell’infliggere le pene è talmente libera che,
paradossalmente, chi non ha nulla da perdere gli conviene vivere di espedienti
e magari “farsi ospitare” per brevi periodi a spese dello Stato…, ma è meglio
dire della collettività. Probabilmente non si vuole incrementare ulteriormente l’affollamento
della popolazione carceraria, e se così fosse a mio avviso ciò non sarebbe una
giustificazione sufficiente… Per non parlare poi del Servizio Sanitario Nazionale
(SSN) che sta perdendo sempre più la sua valenza originaria: evidente riduzione
delle prestazioni pubbliche per lasciare campo aperto alle prestazioni private!
Ecco che, con questo andazzo, i cittadini onesti vengono “sopraffatti”, resi in
minoranza e spesso penalizzati nei loro diritti. Egregi Signori del potere,
quando la “vox populi” menziona la parola Stato additandolo quale potenziale
responsabile della cattiva conduzione del Paese, fa una affermazione impropria
in quanto per Stato si deve intendere un certo numero di persone, ossia uomini
e donne deputati a decidere per o contro i loro simili. Sovente nel comunicare
si usano dei pleonasmi o si rasentano differenze minimali come, ad esempio il
fatto che in alcune Aule di Giustizia si legge “La legge è uguale per
tutti”, la cui scritta
rigorosamente in stampatello maiuscolo in alcuni casi evidenzia la E
accentata in quanto verbo, mentre in altri la E apostrofata in quanto congiunzione… che tale quest’ultima non
deve essere. Questione la lana caprina? Non direi, perché per una virgola
spostata o per un centesimo dichiarato in difetto o in eccesso da parte del
cittadino, il solerte burocrate lo penalizza senza requiem… E di paradossi,
anche più assurdi, l’Italia ne detiene il primato assoluto tant’é che gli
stessi sono una della cause delle conseguenze negative per il Paese. Ma poi c’è dell’altro. Vedasi ancora la non applicazione delle leggi, come quella relativa
alle barriere architettoniche nonostante la legge n. 236 del 14/6/1989 e
successive integrazioni; come pure la difficile collocazione lavorativa di
molti disabili nonostante la legge n. 68 del 12/3/1999. E di questo passo
potrei dilungarmi all’infinito con molte altre inadempienze o anomie
legislative.
Ma poi c’è da rilevare le non rare “performance” di taluni parlamentari che in sede
istituzionale si lasciano andare ad espressioni e comportamenti irriguardosi, perdendo
di vista ciò che è rispetto ed etica, e quindi non degni del loro ruolo. Da
tempo si parla anche di quei malaffari che si chiamano evasione e corruzione,
ulteriori cariatidi che destabilizzano non poco il Paese e voi, che avete avuto
l’ambizione di rappresentare la Nazione, non siete in grado di debellarle
nonostante non vi manchino poteri e mezzi. Alla luce di tutto questo e di tanto
altro, quale immagine assume il nostro Paese verso i suoi cittadini, e
sopratutto quale esempio per gli stessi? Voi Ministri, e Parlamentari tutti, che
siete preposti a rappresentarci non riuscite ad arginare quello che io
definisco la “irrazionalità perpetua
parlamentare”, un fenomeno politico comportamentale rappresentato da 945
bocche e 1.890 orecchie che per la maggior parte blaterano e sono affette da otite
cronica, gettando discredito sulla Costituzione, nobile Carta che oggi all’atto
pratico risulta essere impolverata, stantia e offesa…! Se poi a questa mia estrema
sintesi aggiungiamo l’ancestrale e “vivace” burocrazia in tutti i comparti
istituzionali, sempre più penalizzante nell’acquisizione dei diritti della
popolazione, allora lasciatemi dire che sul concetto di italianità e di
patriottismo in versione moderna bisogna stendere un velo pietoso… pur nel rispetto
di quello che rimane della fede repubblicana. Ora, miei cari Signori, che rappresentate
l’Olimpo degli Dei dell’umana stirpe italiana (ben 60 milioni di persone), e
che continuate ad esistere sia pur in ripetutissimi avvicendamenti
nell’occupare gli scranni del potere, non abbiatevene a male di questa mia, ma
sappiate che i vostri antenati di pari grado e potere non vi riterrebbero degni
di questa eredità, le cui origini erano certamente ispirate da ideali non solo
lodevoli ma anche basate sulla concretezza e sullo scarso arrivismo. È pur vero che nemmeno la coscienza di ognuno può rappresentare la figura
di “giudice” dispensatore di meriti e demeriti, e quale estensore della
presente a voi dedicata sono ben conscio dei miei limiti e delle mie debolezze;
ma desidero che venga rilevato che oltre a dover convivere con infinite
discrepanze la dignità mia e dei miei simili è continuamente messa a dura
prova, e se personalmente non posso ancora varcare il confine, resto fedele al
mio “ubi
libertas ibi patria”… almeno nello scrivere e nell’esternare il mio
pensiero e le mie considerazioni. Una libertà che vale sempre, quale che ne sia
il prezzo!
Ernesto Bodini
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