LA DESOLAZIONE POLITICO-SOCIALE DI UN PAESE DALLE
RICCHE CONQUISTE MA DALLE
PERDITE PIÙ DELETERIE
Gli effetti negativi richiamano
la fermezza di Arthur
Schopenhauer sostenendo che nelle persone di capacità
limitate la modestia è semplice onestà, ma in chi possiede un gran talento è
ipocrisia. Per quanto paradossale, lapidario ma estremamente reale e attuale.
di Ernesto Bodini
Non c’è dubbio: il nostro continua ad essere
un Paese sempre più strano e incoerente. Nonostante la crisi politica, la
disoccupazione, il calo demografico, il tasso di povertà, la longevità con
ripercussioni negative sulla salute, una Magistratura sempre meno garantista,
l’affollamento delle carceri, una sanità pubblica sempre meno pubblica, il
costante analfabetismo di ritorno, il debito pubblico che tende a lievitare, la
sempre minore tutela della incolumità individuale e collettiva, etc., il tutto
coronato dalla quasi imminente recessione. Eppure, nonostante tutto ciò, gli
stadi e le discoteche, come pure le sale cinematografiche e luoghi di svago per
benestanti e non, sono sempre più affollati e, nel contempo, attori, personaggi
dello spettacolo, assi dello sport (oltre a facoltosi imprenditori) si muovono quotidianamente
a suon di centinaia di milioni di euro, tra guadagni personali e ingaggi di
squadra. Quindi, sponsor, fan e consumatori sono la garanzia dell’arricchirsi
più sfacciato come se nulla importasse loro delle miserie che li circondano… ma
che fingono di non avvedersene. E come se non bastasse la Natura continua a
“penalizzare” l’umanità con le sue “regalie”, contribuendo ad impoverire e
mettere in ginocchio migliaia di famiglie. Personalmente non ho alcuna
avversione verso coloro che per eredità diretta o indiretta (probabilmente non
ambita) hanno potuto fruire di immensi patrimoni (resta da vedere come vengono
gestiti e/o sprecati); mentre verso chi tende ad inseguire quell’eccessivo benessere,
che non ha mai avuto ma che va oltre il lecito, ho poca propensione per
comprendere… E ora, che siamo tutti in balia di un Governo instabile e
inaffidabile, qualunque sia la ricostituzione dello stesso, andiamo incontro ad
un’esistenza sempre più insicura tanto da rischiare di perdere anche il minimo
necessario. Mentre ai vertici istituzionali, tra ballottaggi, ammiccamenti,
inciuci, sotterfugi e corruzioni varie si intensificano giorno dopo giorno per
ottenere o mantenere lo scranno e relativi riconoscimenti di varia natura, in
questa Italia “ex Garibaldina”, o comunque sempre più lontana dal concetto di
unitarietà, rappresentiamo il popolo della instabilità sia in ambito nazionale che internazionale. Non credo occorra essere politologi, sociologi od esperti
in politiche istituzionali per ipotizzare un futuro incerto non molto lontano
che, a mio avviso, non sarà paragonabile a quella che fu un tempo la fase di una
lenta ripresa…, e ciò con la differenza che oggi abbiamo mezzi e conoscenze di
cui avvalersi, ma uomini (politici e non) dalla scarsa competenza e discutibile
attendibilità etica per l’eccessiva e incontenibile ambizione al potere. Queste
affermazioni trovano ulteriore concretezza, inoltre, per la scarsissima
attenzione verso le fasce deboli come le persone affette da handicap, una discreta
porzione di soggetti che fa parte del tessuto sociale, ma spesso abbandonati a
se stessi perché “non produttivi” (?) se non addirittura ritenuti un peso
economico; e con essi per certi versi i loro familiari e i caregiver che, per
ovvie conseguenze, costituiscono un carico socio-economico perché bisognosi dei
relativi sostegni materiali ed economici. A conti fatti, quell’Italia che tanto
è stata portata agli altari nel 150° anniversario della sua Unità, è diventata
e sta diventando sempre più una vetrina nella quale ben pochi intendono esporsi
(investendo), certi di non poter portare a casa l’essenziale, sia per la
sopravvivenza che per creare le basi della continuità…
Inoltre, a conferma di ciò, continua l’esodo all’estero
non solo dei cosiddetti “cervelli” ma anche di quei giovani che hanno per
obiettivo la concretizzazione del proprio futuro, e anche di pensionati che
hanno individuato Paesi dove modesto è il costo della vita, e più serena
l’esistenza. Una sorta di contrapposizione al fluttuante ingresso nel nostro
Paese di molti stranieri (indipendentemente dalle ragioni politico-sociali ed
umanitarie), che per gran parte di loro “inizialmente” sarebbe sufficiente essere
accolti… Questo quadro da me esposto, quale emerito sconosciuto”
divulgatore-opinionista, ha certamente del pessimismo e sono certo che sarebbe
contestato dai più; ma sono altrettanto certo che se fosse esposto da figure
analoghe ma più autorevoli, avrebbe la massima considerazione e conseguente condivisione.
Ne deduco che tale divergenza d’opinione la si possa definire una sorta di
“ipocrisia sociologica”, con la differenza che chi scrive magari viene letto ma
non considerato per eventuali approfondimenti, proprio perché emerito
sconosciuto e… privo di quei necessari addentellati per giungere ad eventuali
intese (anche di pensiero). Ma in merito a ciò per me vale quella saggezza che
dice: «Il compromesso è un ottimo
ombrello, ma un pessimo tetto».
La prima immagine è tratta da sonettistonati, la seconda da alganews
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