LETTERA APERTA AI DESPOTI IMPRENDITORI E MANAGER
Il mio “j’accuse” è senza risparmio per porre in evidenza il
sempre più estremo divario tra chi comanda e chi subisce
di Ernesto Bodini
Non sarò certo io a stupirmi
dell’esistenza di molti di voi despoti che gravitate sia nell’ambito sociale
che, soprattutto, in quello lavorativo/imprenditoriale. La licenza di “uccidere”,
perdon, di imporre il vostro ruolo e di umiliare chi per diverse ragioni
dipende da voi o collabora con voi, non solo è sostenuta da leggi troppo
permissive (e non totalmente garantiste) ma anche dal costante aumento delle
persone che sono remissive perché intimorite dalla vostra prepotenza spesso dai
risvolti ritorsivi e/o di vendetta. L’ambiente di lavoro, in particolare, è il
vostro regno incontrastato dove ogni giorno sperimentate e applicate le
distanze tra la teoria dell’uguaglianza e la pratica della gerarchia. Egregi
signori, so bene che i momenti di congiuntura e di “destabilizzazione” di un
Governo vi condizionano su vari fronti, ma ciò non è una buona ragione per
riversare le vostre “frustrazioni” sui malcapitati sottoposti, donne in
particolare… ed anche invalidi. Se da grandi poteri che ritenete di avere derivano
grandi responsabilità, le stesse non vanno certo fatte pesare ai cosiddetti
subordinati e/o semplici collaboratori che, detto per inciso, sono coloro che
producono i vostri utili (interessi), spesso a condizioni a dir poco discutibili come
ad esempio le proposte di contratti capestro e ricattatori, per non parlare del
caporalato, un vergognoso fenomeno che rende le persone non-persone nonostante le leggi a loro tutela. Personalmente non ho
idea che cosa comporti essere un capitalista, un imprenditore o un manager, ma posso
garantire che so perfettamente cosa significhi essere sudditi di un sistema
vessatorio da voi applicato con le relative conseguenze sul piano psicofisico, se non anche economico. Quando ho potuto nella mia trascorsa realtà ho tenuto fronte a più manager di una
grande azienda, imponendomi sia dal punto di vista legale che con le mie
capacità (grazie al buon Dio che me le ha donate) di eloquio e di scrittura. Il
tutto ancora oggi archiviato, a testimonianza dell’esperienza degli eventi
subiti e dai quali sono uscito indenne proprio grazie al coraggio, alla
coerenza e alla determinazione… componenti del mio “DNA”. Ma sono rammaricato
per le altre persone che non sapendosi difendere dalle vostre vessazioni,
subiscono sino quasi a “spersonalizzarsi”, un processo di nudità morale che per
effetto dovrebbe farvi vergognare. E la vostra fortuna, che di tale si tratta,
consiste nel fatto che quasi mai incontrate sul vostro cammino qualcuno che vi
rammenti che la schiavitù appartiene ad un lontano passato, e che molte sono le
persone che hanno perso la salute (e taluni anche la vita) per fuggire da quelle
condizioni di “prigionia”; una realtà che in versione moderna in ambiente di
lavoro si chiama mobbing.
Ma non solo. Raramente avrete incontrato
chi si è a voi opposto con coraggio e determinazione a tutela della propria
incolumità e dignità, ma purtroppo rappresentano un numero sparuto e voi,
signori feudatari dell’Era moderna, continuate ad avere buon gioco nel
mantenere quel ruolo di despota che vi sta tanto a cuore. Inoltre, vi avvalete
con una certa sfrontatezza della disponibilità economica, tanto utile per
sostenere eventuali azioni legali, cosa che i vostri sudditi generalmente non
si possono permettere; un’altra disparità per allungare le distanze… anche per
non farvi dire (da chi ha il coraggio) ciò che realmente siete e ciò che non
valete dal punto di vista dei normali rapporti umani. Per fortuna, però, non
sono tutti come voi (sia in ambito privato che pubblico), in quanto altre
figure di imprenditori e manager sono degne d’essere definite tali, sia dal
punto di vista umano che etico-gestionale nei confronti delle proprie
maestranze, una minuta schiera di professionisti dell’imprenditoria che
dovrebbe essere presa a modello. Ma a tutti coloro che non intendono considerare
il rispetto dei diritti dell’umana e serena esistenza, lancio il mio “J’accuse”
nonché dardo affinché raggiunga quel bersaglio che per antonomasia non è più
il cuore, ma la vostra coscienza e proprio perché tale è alquanto deturpata, vi accompagni il rimorso del vostro agire sino alla fine dei vostri giorni
perché, ricordate, la Genesi comprende anche voi. Oggi, essere definiti veri Uomini e Signori è cosa sempre più di pochi e, per tutte queste ragioni,
poiché non ho mai temuto e non temo alcunché, mi sono reso (e mi rendo) disponibile ad offrire la
mia “spada” a tutela dei miei simili più deboli... a volte, e per certe situazioni, non è necessario essere laureati in Giurisprudenza! Un ultimo invito ai presuntuosi e devianti
dell’etica umana: «Dio c’è ma non siete
voi. Rilassatevi!».
Commenti
Posta un commento