IL MONDO, LA
VITA, L’AMBIENTE E I SUOI FRUITORI…
I problemi
esistenziali dal punto di vista ambientale per essere risolti non hanno bisogno
di paladini, ma di una coscienza civile che purtroppo non sarà mai omogenea…
di
Ernesto Bodini
Vi sono due visioni della vita: l’ineluttabilità
della morte e la certezza di essere in vita. Di primo acchito sembra essere una
affermazione pleonastica, ma di fatto bisogna fare i conti con un’esistenza
condizionata dai molteplici problemi deleteri prodotti dall’ambiente, in parte
causati dallo stesso genere umano e in parte da alcuni eventi naturali
imprevedibili… La presa di coscienza di questa realtà non è per nulla remota,
in quanto è solo da questi ultimi decenni che uno sparuto numero della
popolazione soprattutto dei Paesi occidentali e di oltre oceano che attraverso
associazioni, leghe e movimenti vari si è resa attiva per sensibilizzare
politici e imprenditori d’industria per indurli ad affrontare il problema di quella
che potremmo definire una irrazionale eco-esistenza, anche se determinati
Organismi internazionali ci danno l’idea di avere “sotto controllo” effetti e
conseguenze per l’umanità. Un processo che per il vero sta andando troppo a
rilento, chissà per quali recondite ragioni, ma ecco che nel frattempo spunta
all’orizzonte Greta Thunberg, una sedicenne svedese attivista per lo sviluppo
sostenibile e contro il cambiamento climatico; assai nota per le sue
manifestazioni pubbliche davanti al Parlamento di Stoccolma “imponendosi” con
lo slogan Skolstrejk för klimatet (“Sciopero scolastico per clima”). Una
sorta di paladina del sociale che mira (per ideale, o per altro?) a mettere in
guardia il mondo intero su quello che stiamo rischiando giorno dopo giorno,
mettendosi in prima fila, ma essendo minorenne viene da chiederci: chi c’è dietro di lei? È tutta farina del suo sacco oppure c’è all’origine
un piano preordinato che la sostiene (anche economicamente), sia pur in
presenza di detrattori e anticonformisti? Per il momento, non conoscendo la
protagonista e non avendo altri estremi, mi astengo da qualunque ipotesi di
risposta; mentre rammento integralmente il breve intervento-messaggio di Greta
Thunberg all’apertura della Climate Action
Summit, organizzata dall’Onu, tenutasi nei giorni scorsi a New York.
«… avete
rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote, eppure io
sono una delle fortunate. Le persone stanno soffrendo, le persone stanno
morendo, interi ecosistemi stanno collassando, siamo all’inizio di
un’estinzione di massa e le uniche cose di cui sapete parlare, sono solo i
soldi, e fiabe su un’eterna crescita economica.
Come osate? Per più di 30 anni la scienza è stata chiara… Come osate
continuare a distogliere lo sguardo e venire a dire che state facendo
abbastanza? E quando delle politiche e delle soluzioni necessarie non c’é
nessuna traccia? Voi dite che ci ascoltate e che comprendete l’urgenza, ma non
importa quanto io sia triste e arrabbiata. Non voglio crederlo perché se voi
capiste davvero la situazione e continuaste a non agire, allora sareste malvagi
e mi rifiuto di crederci. Il mio messaggio è che vi terremo d’occhio. Ci state
deludendo. Ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro “tradimento”. Gli
occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se scegliete di fallire non
vi perdoneremo mai. Non vi lasceremo andare via così, e proprio qui, adesso, è
dove tracciamo la linea: il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta
arrivando, che vi piaccia o no, per ribadire un messaggio che non possiamo più
permetterci di ignorare. Grazie».
È superfluo
precisare che non sono mancati gli applausi degli astanti, come del resto
avviene dopo ogni intervento pubblico da parte di chicchessia; ma resta da
stabilire quanto i suddetti hanno recepito con l’intenzione valutare i problemi
dell’ecosistema e, a ricaduta, delle conseguenze sul regno animale (l’uomo in
primis), vegetale e minerale. A questo proposito mi sovviene quanto avvenne il
26 aprile 1986, all’1,30 del mattino, quando un’esplosione sconvolse la
centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, il peggior incidente nucleare della
storia. Per avere un’idea (mai superata) di cosa ha comportato dal punto di
vista della salute questo drammatico evento (del quale ancora oggi si parla),
potrebbe essere utile la ri-lettura del volume “La Nube” di Robert Peter Gale e Thomas Hauser (Sperling &
Kupfer Editori, 1988), rispettivamente medico del Medical Center di Los Angeles
e avvocato e critico sociale di New York, il cui saggio è soprattutto la drammatica
testimonianza dell’eroico medico americano, specializzato in trapianti di
midollo osseo che ha rischiato la vita per salvare le vittime di Chernobyl. Il
volume riporta anche alcune riflessioni di Albert Einstein (1879-1955) che, riferendosi
all’eterno problema delle armi nucleari, sollecitava la necessità di una
informazione allargata, e che per sintesi cito: «… ci occorre una grande reazione a catena di consapevolezza e comunicazione.
Si dovrebbero discutere proposte in ogni giornale, scuola, chiesa, assemblea
cittadina, nelle conversazioni private e fra un vicino e l’altro… solo se gli
uomini ne parlano fra loro si alimentano i sentimenti nel cuore… Questa è la
nostra unica sicurezza, la nostra unica speranza. Crediamo che i cittadini
informati agiranno in favore della vita, non della morte». Ma come sempre,
gli inviti e la saggezza dei “Grandi” spesso restano disattesi, e non parrà
strano se anche la caparbietà di Greta nel sensibilizzare in modo itinerante,
dovesse cadere nell’oblio; sempre che a monte via siano quelle reali intenzioni
che, obiettivamente, non è detto che una adolescente sia in grado di mantenere
e concretizzare sia pur con il bene placido dei suoi genitori. Personalmente,
richiamando un passo del libro, l’omogeneità per il bene comune a livello
planetario è e rimarrà sempre una utopia.
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