L’INTENSA VITA UMANA E PROFESSIONALE DEL PROF. LUIGI
GIORDANO
Un’intera esistenza dedicata alle Discipline Chirurgiche,
accompagnata
da solide basi culturali e da un rigoroso portamento
etico
di Ernesto Bodini
In
un periodo in cui la percentuale dei lettori, rispetto alle sempre più
incalzanti proposte di autori, tende a non salire, è sempre un toccasana
scoprire qualche novità editoriale specie se il filone della narrativa riguarda
coinvolgenti storie vissute in prima persona. Ed è ancora più “coinvolgente”
quando si tratta di autori che, seppur alla loro prima esperienza editoriale,
hanno rappresentato e dato lustro con un vivido racconto ad una determinata
disciplina professionale. È il caso della recente
pubblicazione “Un chirurgo del Novecento”
di Luigi Giordano (Edizioni del Capricorno, 2018, pagg. 123, € 14,00). Si
tratta di una ricca autobiografia espressa in modo sintetico ed evocativo che
il prof. Giordano (classe 1927), di buona borghesia torinese, ha inteso far
conoscere anche al “comune” lettore prendendolo per mano in un percorso ricco di
episodi ed aneddoti in cui ogni tappa ha significato la crescita umana propria
e della sua famiglia; e ciò, a ridosso dell’ultimo conflitto mondiale nel corso
del quale ebbe a cuore la vita e la salute di molti feriti e malati. Dotato di
una certa predisposizione a tutto ciò che umanistico e scientifico l’autore, particolarmente
votato per la Medicina e di conseguenza per la Chirurgia, ha dimostrato un costante
impegno che lo ha portato ad ottenere i migliori risultati accademici ed umani,
elevando la Chirurgia (all’ospedale Molinette di Torino) ai migliori livelli
nazionali e internazionali. Durante questi anni di fulgore sempre più in ascesa
al prof. Giordano il destino non ha risparmiato alcune vicende tristi come la
sofferenza e la dipartita di alcuni suoi famigliari, che tanto sostegno gli
hanno dato accompagnandolo amorevolmente e con saggezza nel suo percorso; come
anche la particolarmente “provata” esperienza del suo rapimento (poi risoltosi
senza conseguenze, sia pur dopo alcuni mesi di prigionia), lasciando in lui una
impronta indelebile nella sua personalità umana e cristiana, non priva di
quella fermezza che gli ha permesso di onorare al meglio il suo tracciato di
vita professionale e sociale; ma soprattutto affettivo-famigliare per il
significativo e profondo ruolo dell’amatissima moglie Maria Luisa che ne ha
condiviso intensamente la “riconquistata” serenità e al tempo stesso la
determinazione di uomo e soprattutto di medico-chirurgo.
Infatti,
notevoli sono stati i suoi contributi per lo sviluppo della Chirurgia a Torino
(con eco nazionale), avendo avuto come caposcuola in particolare il prof.
Achille Mario Dogliotti (1897-1966); e in seguito il prof. Francesco Morino
(1931-2016). Di quest’ultimo il figlio Mario (attualmente direttore di
Dipartimento di Chirurgia Generale all’ospedale Molinette) è tutt’oggi uno dei
pionieri della chirurgia laparoscopica in Italia e in Europa. Illustri
cattedratici dei quali ancora oggi si fa tanto parlare e, anche il prof.
Giordano, ne è tra gli eredi-maestri dall’indole altruistica ed umile che le
generazioni seguenti possono far propria. Oggi, Luigi Giordano, emerito professore
di chirurgia, in pensione, oltre a vivere di ricordi che come un velo ne
accarezza delicatamente il suo più profondo interiore, osserva “da lontano” e
con un pizzico di stimolante curiosità, lo sviluppo che ha avuto la chirurgia
in questi ultimi anni attraverso l’avveniristico imporsi del chirurgo-robot;
un’evoluzione dai consolidati vantaggi ma che, a mio modesto avviso, per certi
versi, non potrà sostituirsi totalmente al contatto diretto della calda e
amorevole mano del chirurgo-uomo.
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