L’UMANA ASCESA DEL DOTTOR ALESSANDRO
COMANDONE
Un
clinico, un uomo che sa valorizzare la sua professione ma soprattutto mettere
al primo posto il paziente in quanto Persona, la cui sofferenza è spesso
attenuata dal notevole approccio empatico. Da settembre dirigerà la S.C. di
Oncologia medica dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino
È certamente assillante
continuare a scrivere di Sanità, con tutti i suoi pro e i suoi contro; ma è
altrettanto doveroso porre l’accento su eventi che gettano un po’ di luce,
speranza e conforto per merito di professionisti che della Medicina ne hanno
fatto una scelta determinata (e non si inorridisca se aggiungo per vocazione)
che, soprattutto di questi tempi, è veramente un toccasana. È il caso del
dottor Alessandro Comandone (classe 1956, nella foto), piemontese, specializzato in
Oncologia medica e Farmacologia, da anni direttore del Servizio di Oncologia
medica all’ospedale Humanitas/Gradenigo di Torino, il cui curriculum (maturato
con esperienze in Italia, Francia e Stati Uniti) deve leggersi non tanto per la
“lunghezza” delle note accademico-cliniche, quanto invece per l’elevata
professionalità ed etica, oltre che di dedizione per i pazienti che attendono
con ansia il suo parere diagnostico-terapeutico, spesso accompagnato da quel
conforto che sa dare quasi a “garantire” un sollievo vero e proprio, preludio
ad una qualità di vita migliore e in là nel tempo… Sono doti ormai note non
solo a moltissimi pazienti ma anche a chi per sua fortuna non ha mai avuto
bisogno di un suo consulto, ma soprattutto alle Istituzioni locali e nazionali;
ed ancor più, ovviamente, all’esteso mondo scientifico nazionale ed internazionale,
ponendosi sempre non al centro (come è suo costume) ma in quella posizione di
clinico e comunicatore con sobrietà e, pur non volendo rimare, debbo
evidenziare anche con umiltà trasmettendo il suo sapere a colleghi e studenti
(medici, infermieri, psicologi, palliativisti). Nelle varie Sedi accademiche e
nei molteplici appuntamenti congressuali vi giunge sempre con “passo felpato” accompagnato
da quella rigorosa serietà (ma al tempo stesso anche con espressione di
simpatia) che lo contraddistingue, tanto da essere accolto con affetto e con
ansia in attesa ogni volta dei suoi aggiornamenti, dai quali cogliere e poter
fruire dell’ultimo ritrovato terapeutico i cui benefici talvolta si
accompagnano all’approccio empatico; un’empatia che il dott. Comandone sa
trasmettere non solo per esperienza, ma anche e soprattutto per l’indole che
gli è propria richiamando ogni volta il “binomio” medico-paziente e
paziente-medico.
Questo mio breve e doveroso
ritratto nasce dal fatto non solo perché conosco Alessandro Comandone da oltre
cinque lustri, ma anche per la recente nomina (dell’Asl di Torino, diretta dal
dottor Valerio Fabio Alberti) a
direttore della Struttura Complessa (S.C.) di Oncologia medica all’ospedale San
Giovanni Bosco di Torino. Un “salto di qualità” prestigioso ed altrettanto significativo
tanto da “valorizzare” al meglio l’intera Rete oncologica piemontese, un faro
per tutti quei malati e clinici che, a mio avviso, ben compensa le carenze del
nostro SSN. Personalmente, nella mia veste di divulgatore scientifico e di
problematiche sociali, in questi anni ho avuto modo di essere più volte accanto
al dottor Comandone, ed acquisire qualche suo insegnamento lessicale e
concettuale in tema di Oncologia, ma anche di condividere il suo impegno nel
volontariato, ruolo che lo vede da anni presidente del Gruppo Italiano Tumori
Rari (GITR) onlus, del quale faccio parte come membro attivo per la
divulgazione attraverso il sito: www.gruppostr.org. Il
dottor Comandone è stato inoltre per tre anni (dal 2014 al 2016) presidente
della prestigiosa Accademia di Medicina di Torino, contribuendo ad estendere la
cultura scientifica e culturale sia ai clinici che al fruitore comune; un
ennesimo percorso subalpino che si protrae dal 1846, ossia quando venne elevata al rango di
Reale Accademia Medico-Chirurgica. Essa ha svolto la sua
attività scientifica e redazionale ininterrottamente fino ad oggi. Infatti attraverso
la lettura delle pagine del Giornale dell’Accademia si compendia tutta la
storia della medicina piemontese dal primo Ottocento ai giorni nostri.
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