UN’ITALIA PIÙ
EUROPEA? BEN VENGA, MA PRIMA AZZERIAMO IL DEBITO PUBBLICO
Ambizione,
narcisismo, megalomania, presunzione e persino tendenza alla blasfemia, sono le
vorticose
spirali per allontanare un Paese dalla razionalità e dai propri doveri
costituzionali
di Ernesto Bodini
A conclusione delle elezioni
europee del 26 maggio scorso io credo che non ci sia da
rallegrarsi più di tanto, e vantarsi di essere il
primo partito d’Italia, quello di Salvini, non è certo motivo di “osanna”. E
questo, non che i concorrenti valgano di più (anzi!), ma semplicemente perché
tutti questi candidati inneggianti il “trofeo del potere” non hanno certo modo
di garantire alcunché al Paese. Dirigere
e portare avanti una nazione con un debito pubblico di oltre 2.300
miliardi di euro (che peraltro si protrae da molto tempo) e sull’orlo
dell’inflazione e quindi della recessione, non rientra certo nelle capacità
degli attuali politici per una serie di ragioni, a cominciare dal fatto che
sono in troppi (945 Parlamentari tra Deputati e Senatori propriamente detti
“scalda scranni”, e quindi nessun “onorevole”, ben remunerati), e poi perché
continuano a blaterare urlando, imprecando, offendendosi (anche volgarmente) e azzuffandosi a vicenda
mettendo talvolta a dura prova la pazienza del personale di servizio. Ma va
anche detto che questi ambiziosi alla scalata al potere, camuffata da ideali
(se non da ideologismi) di generosa disponibilità per il bene comune, in realtà
a loro sta a cuore più la propria posizione attuale e futura (amare la libertà è amare gli altri, amare il potere è amare se stessi,
sic!), e la stragrande maggioranza non ha le dovute
competenze per non parlare della povertà culturale che li contraddistingue.
Questo dato di fatto non va confuso con il loro grado di istruzione che il più
delle volte è fine a se stesso (e non sempre valutabile), mentre la cultura è
un obiettivo a cui ciascuno può giungere per predisposizione e senza limiti di
acquisizioni… magari avessimo politici colti, e quelli che lo sono
rappresentano una minoranza! Ma
purtroppo la massa vociante (ancor meno colta), quella che occupa le piazze,
rigetta queste considerazioni pur di dare aria alla propria bocca per emettere
lamentele e improperi, per poi rincasare… con un pugno di mosche in mano: scioperi
e cortei, a conti fatti, a cosa servono? Se si mettono sul piatto della
bilancia i risultati di ogni manifestazione di piazza con gli obiettivi
raggiunti, lascio indicare a chi ha buon senno e razionalità di giudizio dove
si rivolge l’ago della stessa. Inoltre, un ministro che si “impone” con quelle
sue “doti” di delirio di onnipotenza, narcisismo, blasfemia e di conseguenza
incantatore di masse tanto da essere osannato come un idolo, non riesco proprio
ad immaginare come per il nostro Paese (ormai sempre più povero di italianità e
men che meno di patriottismo) possa essere garanzia per il futuro. Tra le
novità delle ultime tornate elettorali provinciali di molti Comuni, vi è quella
che ha visto eletto sindaco di un paese della bergamasca un giovane studente di
20 anni e, per quanto dotto (il completamento dell’istruzione è ancora di là da
venire), competenze e responsabilità non si acquisiscono nella culla o sui primi
banchi di scuola…, sia pur nel massimo rispetto dell’integrità morale del
soggetto.
Si dice che genitori non si nasce ma si diventa con gli anni, e ricoprire
il ruolo di sindaco equivale ad essere genitore i cui figli sono i residenti
del suo paese e tali vanno conosciuti con il tempo… La lista elettorale di questo
“ambizioso” giovane in erba è definita “Innanzitutto
onore”, ma non si era detto che l’onore è una virtù intrinseca nel proprio
animo? E c’era proprio bisogno di usarla per titolare una lista elettorale? Vorrà
dire che alla prossima tornata elettorale qualcuno presenterà una lista
intitolata, magari «I valori dell’etica»,
o altre retoriche simili… Purtroppo l’Italia continua ad essere un Paese dei
paradossi, delle assurdità e delle incongruenze, se non anche dei falsi miti e
da emulare senza alcun ritegno; e sono anche queste, a mio avviso, le
motivazioni di tale declino. A tal riguardo ben poco servono i continui anatemi
lanciati dal Pontefice ai politici, tant’é che ciò sta a dimostrare che il
potere ecclesiale, per quanto nobile cristianamente parlando, si vanifica ogni
giorno di più. Un tempo si diceva: «Se
Atene piange, Sparta non ride», e se tale detto riguarda per analogia la
nostra realtà, va da sé che Atene è rappresentata dal nostro Paese, e Sparta dall’Europa
nella sua unicità la cui Commissione “inquirente” si aspetta un minimo di
giustificazione sui nostri conti pubblici… che continuano a lievitare. Non
basta dire «Europa una grande famiglia»,
bisogna che ogni tanto gli europei (italiani in primis) si stringano la mano con
l’accortezza del saggio Socrate: «Chi vuol muovere il mondo,
prima muova se stesso».
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