LA TRASCENDENZA DEL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI… UN
“VEZZO” ANCESTRALE DELLA STIRPE CHE PARE NON AVER MAI FINE…
Vicende come
quelle che riguardano il medico-scienziato Ahmadreza Djalali, da oltre tre anni
detenuto nelle carcerari iraniane con un’accusa tutta da dimostrare, hanno
dell’inverosimile e come tante altre esistenti al mondo non possono che indurre
a riflessioni e solidarietà…
di Ernesto
Bodini
Ogni
qualvolta si vuole entrare in merito alla lesione dei diritti umani, è sempre
un momento estremamente delicato sia perché si può incorrere nella retorica,
sia perché si presuppone di avere concrete conoscenze dei fatti e relative
competenze di giudizio che il cittadino comune solitamente non ha. Ma non per
questo bisogna desistere dal conoscere e approfondire, o peggio ancora girarsi
dall’altra parte, specie quando le cronache ci informano che sono ancora molte
le persone che in vari Stati subiscono vessazioni e privazioni d’ogni sorta,
tanto che il rispetto della loro dignità e il diritto di libertà continuano ad
essere un sogno che difficilmente potrà concretizzarsi… è solo questione di
tempo. Tra i casi più recenti e tuttora attuali ripresi dalle cronache e
dall’interesse umanitario di Amnesty International (A.I.), non meno
significativo quello che riguarda la vicenda di Ahmadreza Djalali, ricercatore (di origini iraniane) esperto in
Medicina dei disastri e assistenza umanitaria all’Università del Piemonte
Orientale (Novara), detenuto dal 2016 nelle prigioni iraniane con l’accusa di
spionaggio e per questo condannato a morte dal tribunale del leader Ali
Khamenei, e sinora a nulla sono valse le molteplici iniziative umanitarie (a
vari livelli politico-sociali ed umanitari) per sbloccare questa “disumana”
realtà. Oltre a questa spada di Damocle che pende sul capo di Djalali, che
peraltro versa in condizioni psicofisiche indicibili anche perché si stanno
perpetuando da troppo tempo, anche la condizione di vita della moglie Vida
Mehrannia e delle due figlie, oggi di 16 e 7 anni, non solo è intuibile per
l’ansia e la prostrazione, ma anche perché le prospettive di un possibile
rilascio del loro congiunto sembrano essere sempre più una chimera. Al di là
della vicenda umana che tocca il cuore di tutti noi esseri più razionali e non
“indotti” a concepire assurde imposizioni legislative, e tanto meno a
condividere qualsivoglia ideologia e/o dottrina religiosa, per non parlare di
un intuibile fanatismo che è proprio di certe popolazioni, ancorché invasate
dal delirio di onnipotenza e dispotismo,
chi scrive non ha alcuna informazione concreta sulle “reali” origini che hanno
portato il dottor Djalali a subire una così indicibile restrizione
esistenziale, e men che meno elementi che possano avere una certa concretezza relativa
all’accusa. Ecco che il mio modesto contributo subisce una sorta di “smacco”, ma
non di impedimento nel diffondere con il presente articolo la conoscenza di
questo fatto di cronaca, e conseguentemente tenere alta l’attenzione affinché chi legge, e chiunque altro, possa proporsi (per quanto possibile) in modo
analogo. Può sembrare retorica rammentare che, da quando l’Essere umano ha
posato i piedi su questa terra dando corso ad una interminabile continuità
della specie, abbia ben presto imparato a compiere tanto azioni di bene quanto
di male, e che determinate generazioni nei secoli abbiano “privilegiato” queste
ultime volte a sopprimere il prossimo con ogni forma e mezzi accampando le più
svariate “giustificazioni”, ma con ciò ben lungi da un qualsivoglia
intendimento dietrologico o eccessivamente ideologico.
Piuttosto
ritengo doveroso sottolineare e diffondere il valore e l’importanza di quanti
si prodigano per il rispetto dei diritti umani, attivando movimenti pacifisti e
nobili come quello di Amnesty International, e soprattutto far pervenire agli
usurpatori della dignità altrui, che i diritti fondamentali dell’Uomo sono beni
ancestralmente concreti e preziosi, a maggior ragione del fatto che il loro pragmatico
rispetto è ancora ostacolato da menti contorte che confondono il loro “Dio” e
le loro “Leggi” con il concetto di universalità, poiché tutti gli uomini nella
loro essenza sono eguali e il segreto sta proprio nella interpretazione
concreta di uguaglianza in quanto nessuno è supremo ad un altro: la Genesi è
universale e non soggettiva… Ma purtroppo ogni giorno bisogna fare i conti con
la realtà proprio perché ciascun essere umano non conosce i propri limiti. Forse
bene sarebbe che coloro che sono preposti alla conduzione di un popolo con tendenza
allo “strapotere”, si avvicinassero al capolavoro di Goethe nel dramma di Faust
che ha il suo prologo in cielo: i drammi della storia hanno il loro prologo
umano, ed il loro epilogo immediato, nel cielo della filosofia, un cielo non
sempre terso e sereno, quando si riduce ad una immagine ingrandita e riflessa,
se non rovesciata, della coscienza umana nelle sue continue fluttuazioni tra il
vero e il falso, il bene e il male. Per sostenere l’attività di A.I., che
tuttora sta seguendo con svariate iniziative di informazione e
sensibilizzazione la vicenda del medico-scienziato, è possibile destinare il
proprio 5x1000 ad Amnesty International, la cui scelta corrisponde ad una sorta
di Dichiarazione dal valore universale.
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