FRAGILE OTTIMISMO


BREVI CONSIDERAZIONI PRE-ELETTORALI

Troppa fiducia (o quasi) ai candidati dal ricco curriculum vitae ma poveri dentro
con la conseguenza del dissesto e del continuo mal di vivere generale…

di Ernesto Bodini


Si continui pure a promuovere (o rinnovare) elezioni per designare coloro che dovranno guidare i rispettivi Paesi, con il proposito (e impegno-capacità?) di liberarli dalle varie forme di schiavitù e ingiustizie come la carenza sanitaria, la disoccupazione, i debiti inestinguibili, l’incolumità individuale e collettiva, l’incremento della popolazione carceraria, i paradossi che contraddistinguono in senso negativo l’eccellenza italiana, il dispotismo e la conseguente sudditanza ed ogni altro malessere che ostacola il nostro diritto del buon vivere. Come sempre, i candidati sono sempre molti e ben pochi sono dotati dell’onestà intellettuale nell’ammettere i propri limiti e le proprie incapacità/incompetenze, nonostante taluni sbandierino titoli accademici o di altra natura a confermare competenze… peraltro anche discutibili. A riprova di ciò, come si fa ad avere garanzie da parte di tutti questi che ambiscono alla “corsa all’oro” per poter affermare di aver trovato la prima pepita come soluzione di un determinato problema? Non serve, e comunque non è sufficiente, a mio avviso, rilevare il loro curriculum vitae perché quello che più importa non è tanto quanto hanno studiato, quanto invece quello che hanno acquisito in saggezza, lungimiranza, razionalità ed obiettività; elementi cardine (di partenza) per condurre le sorti di un popolo. Una ulteriore onestà intellettuale deve rifuggire dalle promesse che non avranno mai la certezza di mantenere (nessuno ha la sfera di cristallo… nonostante studi di settore).


Perciò, dalla presunzione nessuno (o quasi) è immune, mentre sarebbe più saggio che ciascun esponente si confrontasse con altre realtà, dove la saggezza di quei popoli (nord Europa, ad esempio) è il frutto di una consolidata cultura ante litteram; ma purtroppo alcuni Paesi (come il nostro) confondono l’impegno politico (meglio identificabile come spasmodico arrivismo) con la umana predisposizione per il benessere comune, dando adito a quella politica di piazza fatta di voci chiassose che spesso evolvono in devastazione dei beni comuni. Ecco che allora i nostri destini non trovano pace tanto che, anche le popolazioni di maggior fede religiosa, rinunciano a “scomodare” i propri Santi protettori in Paradiso. E allora che fare? Magari lo sapessi, o fossi almeno in grado di azzardare qualche suggerimento, ma purtroppo temo che la rassegnazione abbia il sopravvento, e l’ottimismo potrà far capolino dopo che la mente umana avrà subito quella sorta di “revisione genetica cerebrale”, di cui erano forse dotati i nostri avi più saggi dei quali abbiamo ereditato il loro sapere depositato nelle più disparate Biblioteche ed Accademie. Ma la loro acquisizione purtroppo è rimasta e tende a rimanere sulla carta, e questo perché quasi tutti i politici non sanno niente, e credono di sapere tutto: una presunzione che facilita loro una carriera nei palazzi del potere… sia pur a prezzo di percorsi illeciti. Come dire che, a chi sta bene, poco interessa chi sta male.


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