L’UMANITÁ E LA FILOSOFIA DELLA VITA
La cruda realtà che dalla Genesi e nei secoli a venire
condiziona l’esistenza
Umana, nonostante nobili esempi di saggezza che hanno testimoniato
e testimoniano il dovere di rispettare ogni essere
vivente
di
Ernesto Bodini
Ciascuno
di noi potrebbe vivere una generazione in più ma continuerebbe ad essere
testimone di fatti e misfatti ad opera di quel genere umano che ha ereditato
dalla Genesi un ruolo a dir poco disonorevole: la famosa mela che non andava
morsicata. Ma tant’è. Da allora in poi il tarlo dell’onnipotenza ha
accompagnato nei secoli il genere umano senza curarsi di una qualche forma di
ravvedimento, nonostante i pochi esempi di chi non avrebbe mai ambìto a tale
ruolo… Ed è così che l’Umanità (con la “U” maiuscola per rispetto di chi ne è
il Padre) attraverso le innumerevoli generazioni, si è andata sempre più
frammentando spogliandosi di quell’aureo abito che si chiama bene comune. Io
credo, nel mio modesto concepire i valori esistenziali, che l’Essere abbia
avuto sin dall’inizio la massima libertà di vivere la propria vita e,
purtroppo, agendo a discapito non solo della propria ma soprattutto di quella
dei suoi simili; mentre un discorso a parte con tutto il rispetto meritano
coloro che sin dal primo vagito (ed altri in seguito) non hanno “beneficiato”
di un’esistenza priva di malanni ed ogni altra “avversione” al proprio esistere.
Ed è così che inesorabilmente trascorrono gli anni, i secoli e le ere senza
intravedere un minimo barlume di inversione di tendenza e, a questo riguardo,
vorrei contraddire il sommo Socrate il quale sosteneva, ad esempio, che «chi non
conosce il bene agisce di conseguenza per ignoranza, commettendo il male verso
se stesso e la collettività». Quindi, una
questione di ignoranza, ma ciò è discutibile perché la ratio dice che se si
vuol perseguire un utile a se stessi l’ignoranza la si supera con l’informazione,
individuando ciò che può far bene e ciò che può far male. Gli esempi negativi calzano
bene, a parer mio, con il comportamento dispotico di molti despoti, politici e
non, le cui azioni sono dettate da ben precise scelte (premeditate), incuranti
del malessere altrui pur di primeggiare e sopravvalere… a qualunque costo!
Sebbene l’Umanità sia divisa in molteplici religioni e culture, sia pur
illuminanti, a parte le eccezioni l’evoluzione della specie trascina dietro di
sé gli effetti di quel galeotto “morso di mela”, compiuto dalla donna ed
offerto all’uomo. Una tentazione che si perpetua di generazione in generazione,
mettendo a nudo le debolezze di cui nessuno è privo. E nemmeno le generazioni
di Papi (l’attuale è il 266°) hanno potuto apportare un minimo di miglioria nel
comportamento umano, anche perché tra di loro non sono mancati episodi che
hanno disonorato sia il ruolo ecclesiale che il Credo. E allora quali
considerazioni fare? Non credo si debba necessariamente essere teologi,
filosofi o antropologi per tentare una risposta; non resta che avvicinarsi
all’esempio di coloro che sono stati (e sono) predestinati a manifestare
quell’Amore che ci ha tramandato il buon Dio con il Suo esempio, e ciò
recitando il doveroso “mea culpa” a fine giornata proponendoci di essere
migliori, proprio perché come c’è stato un inizio ci sarà ineluttabilmente una
fine.
Una
ovvia e scontata osservazione che faccio prima a me stesso e poi anche a tutti
i despoti regnanti, in particolare a cominciare dai politici nostrani ai quali
consiglierei di leggere la saggia “Apologia
di Socrate”, il cui testo tramandatoci dai suoi discepoli (Platone in
particolare), riproduce un passo dello stesso filosofo ateniese che,
rivolgendosi ai suoi accusatori, dice: «… se
io mi fossi dato sin dall’inizio alla vita politica, già da tempo sarei morto,
e non avrei recato alcun vantaggio né a voi, né a me… Chi combatte per la
giustizia, anche se non riuscirà a preservarsi a lungo dalla morte, è
necessario che conduca una vita di privato cittadino, lontano dai pubblici
uffici». Purtroppo dubito che chi dovrebbe non “emulerà” mai idealmente il
Socrate, men che meno con le azioni, e non v’è dubbio che l’incolumità (fisica
e morale) della specie possa essere minimamente garantita… nemmeno se il saggio
padre dell’Etica dovesse risorgere. Perciò non possiamo che rimetterci al
volere del Fato proponendoci di onorare al meglio la libertà che ci è stata
concessa.
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