XII GIORNATA MALATTIE
RARE
A Torino un convegno dedicato ai problemi dei malati rari con
particolare approfondimento ai loro bisogni clinici e
assistenziali
di Ernesto Bodini
Il pianeta delle
malattie in genere si sa, è sempre più popolato (alcune decine di migliaia) e,
l’arcipelago di quelle rare conta oggi circa 6.000/8.000 patologie, molte delle
quali di difficile diagnosi e, spesso, la terapia resta ancora una chimera, ad
eccezione di alcune che possono essere trattate in molti casi con accorgimenti palliativi o in qualche modo di
sostegno… (in Piemonte ne sono state diagnosticate 32.000 e sono sospettate
oltre 10.000. È stato calcolato che un
paziente con malattia rara può costare fino a 350-400 mila euro l’anno, e il
Piemonte sostiene una spesa di circa 80 milioni di euro per i circa 10 mila
pazienti. «Sempre dal punto di vista
sanitario – ha suggerito il dott. Simone Baldovino, responsabile della Rete
regionale per le malattie rare – è bene che
venga attivato per tutti i M.R. il fascicolo sanitario elettronico (FSE), nel
quale inserire tutte le informazioni inerenti le proprie problematiche
cliniche, includendo i piani terapeutici e le prestazioni per
l’emergenza-urgenza, particolarmente indispensabili per i Pronto Soccorso. Tale
attivazione è possibile effettuarla dal sito del Csi.it». Intanto la
ricerca prosegue, sia pur a rilento (è sempre questione di fondi e di altre risorse
dedicate) e di pari passo l’informazione fa il suo corso a tutti i livelli ed
in ogni ambito. Anche a Torino si è celebrata con un convegno la II Giornata
delle Malattie Rare, ed eventi analoghi promossi dalle diverse associazioni in
tutto il mondo. L’edizione di quest’anno a Torino ha perseguito il filone “Integriamo l’assistenza sanitaria con
l’assistenza sociale” ed il Forum A.RARE, in collaborazione con il Centro
di Coordinamento Rete Interregionale Malattie Rare del Piemonte e della valle
d’Aosta (CMID direttore il prof. Dario Roccatello), Asl Città di Torino, dando
adito al convegno “Malati rari: non solo
farmaci, ma percorsi integrati” presso l’aula multimediale della Regione
Piemonte. Molto si è detto dell’importanza sia della transizione del malato
raro e della famiglia dall’età evolutiva
all’età adulta, sia dell’importanza
della scuola quale luogo di integrazione del malato raro nella società;
due realtà dal notevole contributo sociale e civile che vedono questi pazienti
e i loro famigliari al centro dei loro bisogni, in stretta collaborazione con
gli operatori preposti. Altrettanto importante il ruolo dell’assistenza
domiciliare integrata e assistenza territoriale nella presa in carico dei
malati rari; come pure l’aspetto della loro inclusione lavorativa e di vita
indipendente. Per quanto riguarda l’occupazione, ad esempio, è stato ricordato
che in Piemonte sono 45 mila gli iscritti alle cosiddette liste speciali, e circa
20 mila i disabili con oltre il 46% di invalidità avviati al lavoro in base
alla legge 68/1999, attingendo al fondo europeo di 12 milioni di euro, e a
progetti mirati (DRG 47/5478/2017). Ma l’altra faccia della medaglia ha
evidenziato che, nonostante la legge, la Regione Piemonte ha incassato 8
milioni di euro di sanzioni per le mancate assunzioni dei disabili; denaro,
come ha informato l’assessore all’Istruzione, Lavoro, Formazione Professionale
Giovanna Pentenero, che viene investito in progetti
formativi. Il percorso è però ancora lungo considerando le mancate assunzioni da parte degli
imprenditori, nonostante la legge stabilisca l’obbligo per i datori di lavoro
pubblici e privati con più di 15 dipendenti di assumere una quota di lavoratori
disabili; ma il fatto che le sanzioni siano un “giustificativo” per non
assumere un disabile, è certamente segno di carenza culturale e di scarsa
sensibilità per il bisogno altrui.
È stato inoltre
precisato che questi malati non hanno
bisogno solo di farmaci ma anche di opportunità “alternative”come il praticare
lo sport, una indicazione che ha pure valenza di cura come si evince dal
progetto Fitwalking (che tradotto vuol dire “camminare in forma”), e a Torino è
stato avviato il primo progetto italiano di esercizio-terapia per pazienti con
patologie renali; una iniziativa che è frutto della collaborazione tra la
Nefrologia e Dialisi dell’ospedale San Giovanni Bosco (responsabile il dott.
Marco Pozzato), la Medicina dello Sport dell’Asl Città di Torino (responsabile
il dott. Giuseppe Parodi) e l’Aned (associazione nazionale
emodializzati/dialisi e trapianto). E ciò in linea con l’azione del Piano
Regionale 2014/2018 all’Asl torinese per implementare e consolidare le attività
di prescrizione dell’esercizio fisico per i pazienti con malattie croniche non
trasmissibili, secondo il modello operativo di esercizio-terapia (MET) iniziato
nel 2017 con i primi 40 pazienti sul totale degli oltre 3.500 afferenti agli
ambulatori di Nefrologia, Ipertensione, Emodialisi, Dialisi peritoneale,
Pre-trapianto e Trapianto all’ospedale San Giovanni Bosco.
Nella foto in basso
pazienti e istruttori del Fitwalking torinese
Commenti
Posta un commento