L’ITALIA DEGLI ETERNI
RICONOSCIMENTI
L’enfasi d’ogni atto di
generosa solidarietà può essere umanamente comprensibile, ma il suo valore
“decade” in mancanza di sobrietà
di
Ernesto Bodini
La
saga continua. Da un po’ di tempo nel nostro Paese è sufficiente compiere un
gesto di “spontanea” generosità per etichettare con il termine “eroe” il
protagonista del momento. Ma non basta. Bisogna anche farne menzione con un
riconoscimento ufficiale e quindi istituzionale. Recentissimo il caso dei due
minori che sono diventati loro malgrado protagonisti (“eroi”) di una vicenda di
cronaca per aver contribuito con uno “stratagemma” ad evitare quella che
sarebbe stata una strage. E poi c’è la questione della cittadinanza, aspetto
sul quale non intendo entrare in merito, sia perché non ho i completi
riferimenti della questione sia perché, a mio avviso, nulla avrebbe a che
vedere con i meriti (o demeriti) per gesti di umana solidarietà. Insomma, la
cittadinanza italiana più che un fatto di diritto è un fatto politico che si trascina
da una Legislatura all’altra. Ma tornando a nostri pomposamente “eroi” di
giornata, di questo passo c’è da aspettarsi che ogni evento di cronaca cruento attenuato
in fase di attuazione o evitato per la “coraggiosa” generosità di qualcuno, ci
scappi la pubblica riconoscenza con tanto di medaglia, fotografie e inviti a
questo o a quel programma televisivo nel corso del quale all’intervista di rito
ci sentiamo dire (come uno dei due giovani ospiti a “Che tempo che fa” condotto da Fabio Fazio, e a “Porta a Porta” condotto da Bruno Vespa, con
tanto di cappello dell’Arma): «Vorrei
diventare carabiniere». Già, ma se non si fosse verificato quell’episodio, probabilmente
non sarebbe emersa la questione della cittadinanza e tanto meno il manifestare
pubblicamente il desiderio di vestire un giorno i panni della Benemerita!
Ora,
se l’ipocrisia non può essere addossata ad un minore, come del resto è giusto
che sia, mi pare di poterla riversare sugli adulti che, in questo caso, sono maggiormente
individuabili nella figura del politico che dovrebbe fare in modo di contenere
queste effusioni di dominio pubblico, alla cui enfatizzazione ci pensano i mass
media in quanto la questione fa notizia! Il fenomeno del protagonismo, diretto
o indiretto, voluto o non voluto, si va perpetuando ormai da tempo, peraltro (a
mio dire) calamitato da quella che possiamo definire “selfie-mania”: il
cittadino comune che desidera spasmodicamente e chiede di farsi immortalare da
un politico (o un divo dello spettacolo o dello sport) va in estasi, sia pur
per pochi secondi (che diventeranno giorni e mesi per diffusione virale dando
così adito ai cosiddetti “falsi miti”), e per il politico che si presta a tale
richiesta è dimostrazione di non sazietà di gloria, poiché per lui, l’obiettivo
finale è salire all’Olimpo degli Dei dove, incontrastato, spera ancora di
dominare dall’aldilà il suo… piccolo mondo. A tutti questi che ho citato e a
quanti intendo alludere (e non sono pochi) vorrei rammentare che su questa Terra
non sono diversi dai loro simili, e che il fine ultimo ed irreversibile,
conferma quanto vorrei sentenziare: si può avere cent’anni ma non aver vissuto
nemmeno un giorno; oltre a rammentare il detto latino «Sic transit
gloria mundi». L’esistenza terrena è quindi un attimo di
permanenza e di ospitalità e poiché è un privilegio, la sobrietà è la prima
linea di condotta per raggiungere il traguardo che si trova oltre il limite…
L’immagine sopra è tratta da tv.blog,
l’immagine in basso da Twitter
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