CULTURA UROLOGICA


A TORINO I MERCOLEDÌ CON LO SPECIALISTA

La Neurourologia incontra la popolazione sul problema della incontinenza

di Ernesto Bodini


Anche con l’avvicinarsi della primavera, e quindi del bel tempo, le proposte di conferenze si vanno intensificando, in particolare anche per quanto riguarda argomenti di medicina e sanità con l’obiettivo di informare e anche un po’ acculturare la popolazione, sia dal punto di vista della diagnosi che delle terapie di patologie tra le più ricorrenti. Nella sala convegni Aula 44 in zona Crocetta, uno degli incontri ha riguardato il problema della incontinenza urinaria con “l’invitante” titolo: “Non perdere… Vinci! Nuove strategie per vincere l’incontinenza”, un tema assai comune in uomini e donne illustrato con l’ausilio di esplicative slides dal dott. Alessandro Giammò, neurourologo all’ospedale C.T.O. della Città della Salute e della Scienza di Torino. Generalmente l’incontinenza è considerata un sintomo che può degenerare in patologia in seguito  a determinate situazioni che, contrariamente a quanto si sostiene, può essere risolta con diversi approcci farmacologici e/o chirurgici relativamente invasivi.  Ma prima di tutto cos’è il suo inverso, ossia la continenza? È la capacità di contenere e ritardare l’atto minzionale e di espletarlo in condizioni di convenienza igienica e sociale. «La perdita involontaria dell’urina, invece – ha precisato il clinico –, rappresenta un problema in quanto patologia e può essere conseguente a disabilità, e ciò si manifesta quando determinate strutture dell’organismo si vanno modificando. Ed è una patologia che viene percepita in modo molto diverso a seconda della gravità e in una determinata condizione sociale». Si stima che una donna su tre soffra di questo disturbo, e che si manifesta soprattutto nelle persone anziane. Negli Stati Uniti i soggetti che soffrono di incontinenza sono 10-12 milioni e in Inghilterra 2-3 milioni; mentre in Italia sono circa 3 milioni, e i pazienti “sconosciuti” sono 2-4 volte di più rispetto a quelli conclamati. È un evento che generalmente non viene però percepito come problema di notevole entità, nonostante nel nostro Paese, ad esempio, la spesa per gli ausilii sia pari a più della metà della spesa sanitaria. Quindi una realtà in parte sommersa anche perché circa la metà di questi pazienti non si rivolge al medico, soprattutto per un atteggiamento di rassegnazione, di pudore, di cultura…, e per l’errata convinzione che non esistono utili rimedi. Ma in questo caso ancora scarsa è la corretta ed estesa informazione.


Entrando più nello specifico il dott. Giammò (nella foto) ha spiegato: «Il disturbo è prevalentemente femminile in quanto dipende dall’età che va dai 25 ai 44 anni, ossia il periodo medio della fertilità e quindi della possibilità di partorire e, in tal caso, si verifica un indebolimento dei muscoli e dei legamenti del pavimento pelvico, che causa una condizione detta ipermobilità uretrale. Ma anche durante la menopausa possono soffrire di perdita di urina a causa della diminuzione dei livelli di estrogeni». E pare che la terapia estrogenica sostitutiva non si sia dimostrata utile nella gestione dei sintomi. “Negli uomini – ha proseguito il relatore – il disturbo si manifesta prevalentemente tra i 65 e i 74 anni, una fascia di età in cui si possono avere disturbi prostatici soprattutto in caso di asportazione della ghiandola prostatica (per neoplasia maligna o benigna). Ma anche l’esito di un intervento chirurgico o della radioterapia, ad esempio, può danneggiare o indebolire i muscoli che controllano la minzione. E sia negli uomini che nelle donne il processo di invecchiamento provoca un generale indebolimento dei muscoli dello sfintere e una diminuzione della capacità della vescica». Due “mondi” diversi la cui origine è anatomica in ambo i sessi e ulteriori cause della perdita del controllo della vescica (che può essere anche temporanea) sono dovute al bere alcol e bevande contenenti caffeina, o qualsiasi liquido in quantità eccessive (da qui il "dilemma" posto dal pubblico: "Bere quanto?"); come pure l’uso di determinati farmaci come i diuretici, gli antidepressivi e quelli per il trattamento dell’ipertensione; inoltre, patologie neurologiche come la sindrome di Parkinson, la sclerosi multipla, l’ictus, o più semplicemente la stitichezza e l’obesità possono interferire con la funzione nervosa della vescica. «Ed è evidente – ha aggiunto il dott. Giammò – che l’incontinenza può avere un importante impatto sul benessere emotivo, e quindi psicologico e sociale nel paziente, sia esso anziano o meno. Ed essendo una condizione medica, merita sempre una attenta valutazione poiché nella maggior parte dei casi può giovarsi di trattamenti risolutivi».

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