LE REGOLE FERREE DEL MATERIALISMO ATTRAVERSO
I POTENTI MEZZI DELLA COMUNICAZIONE TELEVISIVA
Protagonismo
ed ambizione per il successo come pure la venalità non fanno
crescere
un popolo che ha bisogno di altri ideali per il benessere comune
di
Ernesto Bodini
Cosa non si fa per rincorrere qualunque forma di
agiatezza e benessere fisico, ma in taluni casi ancor prima quello materiale?
Le fonti sono innumerevoli, ma da quando esiste la televisione (a tutt’oggi),
ad esempio, le proposte sono state le più svariate, in particolare per quanto
riguarda i quiz televisivi e giochi a premi, i cui concorrenti (non sono mai
mancati) in caso di vincita potevano e possono beneficiare monte premi in
gettoni d’oro o in denaro. In sessant’anni di Tv italiana hanno fatto storia “Il Musichiere”, quiz musicale (ispirato
a un format della NBC statunitense) condotto da Mario Riva dal 1957 al 1960,
che divenne il contraltare di “Lascia o
raddoppia?” (versione del format francese “Quitte ou double?”, a sua volta derivato dal game show
statunitense) condotto da Mike Bongiorno dal 1955 al 1959; con successive brevi
riedizioni nel 1979, 1989 e 1990. Fin qui le prime produzioni RAI (ed altre in
seguito) di “stimolo” alla rincorsa di una vincita. E che dire della
produzione di casa Mediaset le cui Reti hanno prodotto programmi di quiz a
premi a “gogò”? Per avere un’idea bisogna risalire al 1983 fino al 2001 con il
primo programma “Ok! Il prezzo è giusto”,
condotto da più autori succedutisi nelle varie edizioni. L’elenco comprende
altri format dello stesso tenore, ovviamente tutti meritevoli di essere seguiti
da un pubblico curioso (al tempo stesso con un picco di “invidia”) per
ammirare e compiacersi con i vincitori di determinate somme. Per poi non parlare
della “Lotteria Italia” (inizialmente
denominata Lotteria di Capodanno),
abbinata ogni anno ad una delle più popolari trasmissioni televisive della Rai,
e trasmessa su Rai 1. Dal 2011, con la soppressione della “Lotteria di Sanremo”, nel 2015, quando nacque la “Lotteria Premio Louis Braille”, e poi di
nuovo dal 2018, è l’unica lotteria nazionale italiana ancora in vigore, ben
considerando che fino agli anni ’90 nel nostro Paese si contavano ben 13
lotterie nazionali. Anche queste “proposte televisive”, paragonabili ad un
gioco a premi, negli anni hanno reso milionari diversi italiani, in alcuni dei
quali (secondo le cronache) il denaro ha peggiorato loro la vita...
E qui sta il punto sul quale
vorrei soffermarmi. Posso comprendere la gioia per aver raggiunto un
determinato risultato, frutto di una competizione che in questi casi ha nulla
(o quasi) di sportivo), ma sono meno propenso a comprendere l’eccessiva
esaltazione, talvolta seguita da emozione sino al pianto, quando i concorrenti
si vedono attribuire una somma, specie se cospicua. Il fatto di aver vinto del
denaro avendo partecipato ad un programma quiz a premi, che spesso è impostato
sul “sapere” in base alla propria memoria e ad una gran dose di fortuna, non
credo che possa collocare questi protagonisti-intrattenitori nell’Olimpo della
sobrietà e dell’umiltà... di cui c’è tanto bisogno; come pure c’é bisogno, a
mio avviso, di rincorrere obiettivi etico-sociali e culturali piuttosto che di
denaro, e manco a dirlo è proprio quest’ultimo che spesso suscita più emozioni,
sorrisi ed anche ipocrisia... Infatti, non a caso, tra i conduttori e i
concorrenti sin dall’inizio della loro conoscenza si instaura una certa
“confidenza”, impostata non solo sul “Tu” ma anche su quella sottile ironia (magari
con qualche allusione) come si evince dalla breve intervista cui il concorrente
è soggetto. Ecco, io credo che voler produrre beni e servizi attraverso il
potente mezzo della televisione con proposte finalizzate alla rigorosa
pubblicità (garantita dagli sponsor dei programmi), e in controparte dando la
possibilità ai concorrenti di guadagnare del denaro, grazie alla conseguente
audience, è certamente un diritto per produrre attività commerciale che non va
oltre al mero ed infinito materialismo. Chi scrive non è d’indole venale, ben
comprendendo cosa e quanto comporti l’evoluzione del progresso in senso lato, e
come ogni progresso che ha segnato le varie e poche, gli effetti negativi non
sono da sottovalutare.
Tutto ciò mi porta a dare più
spazio a certi valori di cui la società è sempre più povera come il rispetto
della dignità, l’uguaglianza, la sobrietà, l’umiltà; valori che non hanno nulla
a che fare con il materialismo d’ogni sorta a cominciare dal cosiddetto “denaro
facile”, la cui ostentazione proprio attraverso i vari concorsi a premi di
spettacolare ridondanza, suona come uno schiaffo alla povera gente:
disoccupati, precari, malati e sfortunati in genere. Certamente non è un
“delitto” ambire a star meglio, anzi, è un diritto; ma nello stesso tempo tale
ambizione dovrebbe assumere un tono più dimesso, rifuggendo da quella forma di
ipocrisia espressa dal vincitore di quel premio con la promessa: «Un parte della mia vincita la dedicherò ad
opere di beneficenza»; come dire che se non avesse vinto non si sarebbe
mai sognato di esprimersi in tal senso. A mio modesto parere si può essere
generosi senza rincorrere il “vil denaro” partecipando a programmi quiz a
premi, magari offrendo le proprie competenze morali (e per certi versi
materiali) nei confronti di chi si trova in difficoltà: ci sono persone che con
dignità rifiutano aiuti in denaro, probabilmente sono un numero esiguo, ma sono
proprio queste che ci fanno comprendere che a volte un sorriso ed una stretta di
mano sinceri danno più calore e stimolo per restare attaccati alla vita e a
superare certe difficoltà della stessa. Sono trascorsi 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
ma a parte le nefandezze e le conseguenze degli ultimi due conflitti (senza
andare indietro nel tempo), l’Umanità non ha fatto grandi passi avanti, e
poiché la nostra esistenza ruota attorno ad insondabili misteri (qualunque sia
il credo dei popoli), sarebbe utile e saggio avere una visione della vita umana
meno materialistica, magari prendendo esempio da quei pochi “Illuminati” che
hanno lasciato le loro tracce d’amore con il loro esempio... senza esultare ma
più semplicemente con quel pragmatismo che li ha contraddistinti e li ha fatti
grandi... senza denaro! Forse queste mie considerazioni fanno parte di una
filosofia, ma ciò nella convinzione che ogni filosofia contiene qualche “lato”
di verità.
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