IL VERGOGNOSO FENOMENO DEI MALTRATTAMENTI NELLE
STRUTTURE SOCIO-ASSISTENZIALI PUBBLICHE E PRIVATE
Un
“tentativo” di personale analisi del problema costantemente irrisolto
di
Ernesto Bodini
Da
troppo tempo, ormai, nel nostro Paese (da nord a sud) si verificano episodi di
violenza e maltrattamenti di vario tipo (fisici e verbali) sia nelle scuole
materne (asili nido), e case di riposo o RSA (anche note come “ospizi”,
termine questo desueto). Responsabili sono taluni educatori ed assistenti che si
rendono responsabili di atti vessatori e talvolta anche lesivi nei confronti di
soggetti deboli e inermi, che vengono sospettati grazie alle segnalazioni dei
familiari degli stessi ricoverati, e quindi
denunciati alle Forze dell’Ordine. Un fenomeno socio-antropologico che va
sempre più imparentandosi con il crimine contro la Persona che, purtroppo,
visto il dilagare degli episodi, pare non avere una soluzione preventiva e
tanto meno risolutiva. Ma come è possibile, mi chiedo, tale dilagare
“criminoso” da parte di operatori che hanno scelto di lavorare in questi ambiti
socio-assistenziali? Anzitutto vorrei rammentare che per quanto riguarda
l’impiego pubblico tali operatori solitamente vengono assunti previo concorso
e, soprattutto oggi, per parteciparvi dovrebbero possedere una diploma di
Scuola media superiore o titolo equipollente, come usa definire il gergo
burocratico-amministrativo pubblico. Ciò fa supporre che il/la candidato/a
abbia acquisito sufficienti elementi di istruzione, ma per contro, non è detto
che possegga un “sufficiente” grado di cultura generale, che è certamente utile,
se non indispensabile, avere. Inoltre, e qui sta lo zoccolo più duro da
scalfire, va precisato e detto ancor più per inciso, che quando un candidato
risulta aver vinto il concorso nell’ambito per il quale si è proposto, non è
detto che abbia le attitudini morali e psico-sociali per svolgere le mansioni
orientate dal titolo del concorso.
Una
anomalia, questa, che in ambito pubblico esiste da sempre: quanti operatori
pubblici (nonostante abbiano vinto il concorso) sono collocati in ambiti in cui
non dovrebbero essere assegnati per carenza (o assenza totale) della relativa
attitudine? Non sono pochi, purtroppo, e chi finora a livello politico-apicale ha
svolto la funzione pubblica predisponendo i concorsi per le future assunzioni,
non mi risulta che abbia valutato (nella maggior parte dei casi) le caratteristiche
attitudinali dei candidati. Una carenza gravissima, a mio dire, e questo è
frutto dell’iperplasia della disfunzione pubblica e della burocrazia. Per
quanto riguarda gli operatori socio-assistenziali in ambito privato, vale
ugualmente l’esigenza di valutare le loro attitudini professionali al momento
dell’assunzione; ma purtroppo, anche qui gli infedeli (ma questo termine è un
eufemismo) procurano danno all’azienda e soprattutto agli assistiti. Ora, di
fronte a questa realtà che per sua parte qualifica con disonore il nostro Paese
ancora da “civilizzare”, si stenta a trovare una soluzione, sia per arginare il
fenomeno che per prevenirlo. E la domanda é: chi è preposto, e con quali
competenze per tale compito? Non sono certo io ad insegnare qualcosa a
qualcuno, ma come opinionista attento agli eventi sociali della quotidianità, ritengo
comunque utile rammentare che per svolgere una mansione che comporti
soprattutto il rapporto con esseri umani, si dovrebbe individuare e pretendere
da ogni candidato etica e professionalità, magari attraverso test attitudinali
e un più lungo periodo di prova-osservazione. Sarebbe forse questo un primo
passo di prassi pragmatica a garanzia dei risultati. Nel contempo, non bisogna
sottacere fenomeni collaterali di “sottobosco” come le connivenze e gli
“intrallazzi”, ed ancor peggio azioni clientelari tali da favorire favoritismi
occupazionali... immeritati che, se scoperti, dovrebbero essere concretamente sanzionabili.
Intanto, molte famiglie hanno bisogno delle suddette strutture socio-assistenziali,
la maggior parte delle quali non è in grado di “controllare” in modo costante
come viene gestito il proprio congiunto; ed è così che il malcostume contro la
Persona è duro a morire. Ma così va l’Italia, e probabilmente non c’é politica sufficientemente
responsabile e fedele alla Costituzione, la quale, come sempre lascio ad
intendere, è un Documento over ’70 che
rischia di andare in pensione nonostante l’autorevolezza dei suoi enunciati
principi.
La prima foto è tratta dal sito web
de’ La Stampa
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